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Cecchettin: Turetta, ‘amavo Giulia, fatto cosa orribile’, funerali martedì/Adnkronos

Di Redazione |

Milano, 2 dic. Mia o di nessun altro. E’ tutto qui, a volerlo sintetizzare, il movente che Filippo Turetta usa per spiegare l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, studentessa di 22 anni di Vigonovo (Venezia). Evoca la dipendenza affettiva per tentare di mettere ordine nelle due fasi dell’aggressione e poi nella scelta di farla sparire. Tira in ballo l’amore, ma mai parola suona più stonata quando ieri, nell’interrogatorio in carcere a Verona, alterna lacrime, silenzi, ma poi scandisce ogni singolo terrificante dettaglio di quel delitto.

Davanti al gip di Venezia Andrea Petroni appare a volte impaurito, ma poi, nonostante i suoi 21 anni, parla per nove ore e mette in fila fatti ed emozioni della serata di sabato 11 novembre. A Giulia “ho fatto una cosa orribile, voglio pagare” ripete più volte. Grida il suo “amore” per lei e si dice “incapace di accettare la fine di quella storia”, una relazione chiusa dalla studentessa di Ingegneria biomedica la scorsa estate. “Mia” è un aggettivo che usa spesso, a differenza di “ex” fidanzata che gli suona stretto, a tal punto da affondare più volte il coltello contro di lei.

Giulia, dopo la serata trascorsa insieme in un centro commerciale di Marghera, si fa riaccompagnare a casa, ma nel parcheggio in via Aldo Moro, a 150 metri dalla villetta a due piani della famiglia Cecchettin, Filippo mostra per la prima volta la sua aggressività. Quell’insistenza, di cui lei si lamenta in un audio con le amiche, diventa violenza. La ragazza che temeva che lui potesse farsi del male diventa vittima. ‘Mi fai male’ urla, grida femminili che vengono sentite da un vicino che allerta il 112. Un senso civico che non basta: le gazzelle dei carabinieri non arrivano, sono impegnate altrove. Giulia viene presa a calci, tenta di difendersi dalle coltellate, viene costretta a salire in auto per raggiungere un posto più isolato.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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