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«Chiudere subito Riscossione Sicilia abolendo l’aggio»

Di Mario Barresi |

Dopo essere stato cacciato dal vertice della “Equitalia sicula” dov’è poi tornato fra le polemiche, per scelta del governatore, Antonio Fiumefreddo mette sul piatto la sua auto-rottamazione, perché «servire le istituzioni si deve tradurre anche nella disponibilità a rinunciare al proprio ruolo, se ciò torna utile alla comunità», lanciando al presidente della Regione «una proposta concreta, che sono pronto ad illustrare alla Commissione dell’Ars ed al Ministro dell’Economia».

Fiumefreddo parte da un bilancio: «Quest’anno di intenso lavoro, col tuo aiuto costante, ha portato ad un incremento della riscossione in Sicilia pari al 27%», scrive al governatore. Un «risultato eccellente», lo definisce, visto che «siamo riusciti più che a doppiare le percentuali di riscossione nel Paese, con margini di miglioramento ancora importati derivanti dal nuovo progetto di infrastrutturazione tecnologica, e non meno grazie alla nuova riorganizzazione aziendale, al contenimento dei costi, alle relazioni con i sindacati che, pur nel confronto talvolta anche aspro, vanno ringraziati per la capacità della proposta e la solidità del rapporto di rappresentanza».

Poi il quadro siciliano alla vigilia dell’avvio dell’iter nazionale: «Siamo pronti a rendere operativo anche in Sicilia il decreto legge sulla rottamazione, avendo in pancia, come usa dirsi, ben 31 miliardi da rottamare».

«Ma tutto ciò, caro Rosario, non basta più!», scrive l’amministratore unico, poiché «la sofferenza dei cittadini italiani, e siciliani in particolare, è aggravata da anni ed anni di crisi che si presenta ancora decisamente aggressiva, cosicché anche il recente provvedimento di legge, al di là della buona volontà, si scontra con la oggettiva difficoltà delle famiglie e delle imprese di affrontare una rateizzazione troppo breve e con importi spesso insostenibili». Perciò a Crocetta chiede «un tuo preciso intervento sul governo nazionale per introdurre un emendamento al decreto legge che quantomeno consenta una rateizzazione a tre anni, se non a cinque, per gli importi più cospicui».

Si arriva alla proposta-shock: eliminare Riscossione Sicilia e abolire l’aggio, ovvero la percentuale aggiuntiva (fino all’anno scorso l’8%, dal 2016 il 6% sull’importo della cartella) per il servizio reso dalla società partecipata della Regione. Calcolandolo sui 700 milioni di riscossione stimata nel 2016 (sui 5,7 miliardi di ruoli esigibili), l’aggio pesa per circa 42 milioni. «Non si applica da nessuna parte al mondo – spiega Fiumefreddo – ed è stato più volte censurato anche dalle istituzioni europee, ma soprattutto è considerato una odiosa vessazione dai cittadini, e, peraltro, non remunera affatto il servizio». Tanto più che «in Sicilia, ma non è stato diversamente nel resto del Paese, il modello dell’esattoria ha corrisposto ad una gestione del potere che ha fatto della leva fiscale, non di rado, una clava usata arbitrariamente, ma quasi sempre a spese dei cittadini meno abbienti». Nell’Isola, denuncia, «ha funzionato un vero e proprio patto criminale, dapprima secondo lo schema dei cugini Salvo di Salemi, ma anche successivamente la politica non ha saputo rinunciare ai vizi di quel sistema».

Ed ecco quello che l’avvocato catanese definisce «il momento delle scelte coraggiose, che servano ai cittadini, che dimostrino la capacità di servirli». Arrivando al dunque: «Occorre, quindi, un provvedimento che garantisca al personale di Riscossione Sicilia il passaggio al Dipartimento Economia della Regione». La società ha oggi 698 dipendenti, con un costo di 39,3 milioni l’anno aggiornato al bilancio 2014. Un peso che già di fatto la Regione (proprietaria del 99,885% delle azioni, mentre il restante 0,115%, è detenuto da Equitalia) di fatto già sostiene. Così come fa con i debiti della partecipata: 14,5 milioni, nell’ultimo bilancio. Numerose, all’Ars, le proposte di liquidazione di Riscossione, soprattutto all’apice dei veleni sulla black list dei deputati sottoposti a pignoramento. E pochi giorni fa l’influente sottosegretario renziano Davide Faraone annunciava: «Dopo Equitalia aboliamo anche Riscossione Sicilia», cosicché nell’Isola «tutto passerebbe sotto l’Agenzia delle Entrate».

Diversa, invece, l’idea di Fiumefreddo. La nuova struttura “esattoriale” del dipartimento dell’Economia dovrebbe «provvedere a riscuotere i tributi regionali quale parte dell’amministrazione che correttamente recupera il suo». Per i tributi nazionali, invece, «interverrebbero il soggetto che costituirà il governo centrale ovvero direttamente l’Agenzia delle Entrate e gli altri enti impositori». In questo contesto «Riscossione Sicilia andrebbe liquidata, mentre l’aggio andrà abolito poiché il costo del servizio potrà, con grande risparmio, essere assorbito direttamente dalla Regione, con il vantaggio che l’ente territoriale potrà beneficare dell’uso della infrastruttura tecnologica nazionale e delle banche dati centrali, senza che servano investimenti autonomi».

Un dubbio, malizioso, s’insinua fra le righe delle tre pagine di Fiumefreddo. Ma non è che la proposta di eliminare Riscossione Sicilia, vista l’annunciata chiusura di Equitalia, sia una mossa per anticipare un destino comunque segnato? «Assolutamente no, sarebbe un atto di sciocca furbizia – risponde l’amministratore unico – perché, senza una norma, in Sicilia resterebbe un’esattoria autonoma, la stessa a cui in questi giorni stanno pensando Lombardia e Sardegna». Dunque, quello chiesto a Crocetta (dal quale aspetta risposta) è “soltanto”, per citare ancora la nota, «un provvedimento moderno, di vero aiuto ai cittadini, di risparmio autentico per la Regione, di esempio per il Paese».

Twitter: @MarioBarresi

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