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Barcellona, ucciso per avere rubato in una ditta “protetta” dal clan: cold case di mafia risolto dopo 32 anni

In manette un 52ennje e un 53enne che, nel 1990, avrebbero ucciso e fatto sparire il cadavere di un 23enne "colpevole" di un furto in una azienda che pagava il pizzo ai barcellonesi

Di Redazione |

Risolto, secondo la Direzione Distrettuale di Messina, un cold case di mafia che risale al 1990. I carabinieri del Ros a Barcellona Pozzo di Gotto hanno arrestato, su ordine del gip di Messina, Domenico Abbate, barcellonese di 52 anni e Renzo Messina, anche lui barcellonese di 53 anni. I due sono ritenuti gli autori dell’omicidio di un ragazzo che all’epoca aveva 23 anni avvenuto a Barcellona l’8 aprile del 1990. L’inchiesta è stata riaperta dopo le rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia che hanno permesso di ricostruire l’omicidio: il ragazzo sarebbe stato ucciso e il suo cadavere fatto sparire poiché era sospettato di essere vicino ad un clan contrapposto, quello dei chiofaliani e perché era stato ritenuto responsabile di un furto ai danni di una ditta del luogo “protetta” (nel senso che pagavano il pizzo) dai barcellonesi. Il 23enne nel pomeriggio dell’8 aprile del 1990, fu avvicinato da Abbate e Messina, ritenuti contigui al clan dei barcellonesi portandola a Gala dove ad attenderli c’erano i vertici del clan dei barcellonesi che dopo un sommario interrogatorio, ne avrebbero decretato l’uccisione. La scomparsa del giovane va ad aggiungersi ai numerosi casi di “lupara bianca” che tra la fine degli anni ‘80 e gli inizi degli anni ‘90 si registrarono nella zona tirrenica della Provincia di Messina nella guerra tra i “barcellonesi” e i “chiofaliani”.

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