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Cancelleri, il tour “green” dell’Isola e la voglia «di essere una cambiale»

Di Mario Barresi |

L’idea di girare la Sicilia in pieno agosto, così come fece esattamente un anno fa da aspirante governatore, gli è venuta durante un faccia a faccia «con la signora che fa le pulizie nella mia stanza di vicepresidente dell’Ars». Una donna silenziosa nel suo essere ossequiosa che «mi fa: “Le posso dire una cosa?”. E io: “Prego, signora mi dica”. Lei alza gli occhi e mi dice: “Onorevole, lei è uno di noi. È rimasto uno di noi”. Ed è uscita dalla stanza». Musica per le orecchie pentastellate di Giancarlo Cancelleri: «E così ho deciso di rimettermi in cammino, senza l’ansia da prestazione elettorale. Ma con la stessa voglia, nonostante sia dentro l’Ars da quasi sei anni, di stare in mezzo alla gente. Per rincontrare vecchi amici e scoprirne di nuovi».

E così è partito il #DoveVuoiTour. Alcamo, Terrasini, Mazara del Vallo, Mussomeli, Ficuzza, Burgio, Lucca Sicula, Sommatino, Acate, Ragusa. Fra eccellenze produttive, incontri improvvisati («con Analfino a suonare alla cittadella dei giovani, con Buttafuoco a parlare di buttanissima politica, con Presti a guardare il tramonto a Fiumara d’Arte») e show cooking: «Ho fatto il gelato al cioccolato di Modica e sto andando a informare scacce iblee per 200 persone…».

Un viaggio molto social (video e foto impazzano), ma con in valigia «la voglia di non arrendersi all’idea che questa terra non sia condannata, perché abbiamo energie straordinarie da coccolare e valorizzare». A proposito di energie: Cancelleri viaggia su un’auto elettrica. «Facendo il periplo dell’Isola con questo mezzo ci si sente come il Fogg de “Il giro del mondo in 80 giorni”. È un’impresa, per la mancanza di colonnine elettriche di ricarica. E io, ovunque vada, a sindaci e imprenditori vado ripetendo: mettete le colonnine, la sostenibilità oggi è pionieristica, ma un giorno sarà la normalità. Se il governo fece le autostrade per vendere le Fiat, oggi si può essere innovatori illumitati perché il futuro è già pronto».

Ma anche in questo viaggio emerge la realpolitik da geometra: «È chiaro che in Sicilia non c’è bisogno soltanto di misure green, ma servono strade e ferrovie». Perché il gap infrastrutturale di questa terra «è legato a stretto filo a una mancanza di opportunità: mancano i collegamenti, soprattutto con le zone più interne del Centro Sicilia, dove ci sono stupende intelligenze e prodotti straordinari, ma dove nessuno andrebbe ad aprire un’azienda visto il disastroso stato dell’asfalto e talvolta addirittura anche l’assenza di stazioni ferroviarie». Il che potrebbe anche suonare come una nota stonata rispetto all’atteggiamento della metà grillina del cielo di governo, piuttosto rigida sul tema delle grandi opere.

«Io come al solito ci metto il cuore e la faccia. Questo governo del cambiamento potrà essere ricordato dai siciliani soltanto se avrà il coraggio e soprattutto la volontà di mettere i soldi per fare le infrastrutture che servono». Le priorità: «Risollevare la disastrosa situazione del Cas, sbloccare il raddoppio della Ragusa-Catania, risolvere il decennale problema della Agrigento-Palermo. E poi occuparsi anche delle strade interne, altrettanto importanti: come la Nord-Sud e gli altri collegamenti della Sicilia interna». E poi i treni-lumaca: «Voglio invitare il nostro ministro Toninelli per fare un giro su rotaie», annuncia Cancelleri. Che medita un programma particolare: «Non vorrei fargli fare la Palermo-Catania, che è lenta ma tutto sommato non lentissima. Vorrei farlo salire su un treno che da Ragusa ci porta a Trapani. Così Danilo potrà toccare con mano cosa significa mezza giornata di viaggio per lo stesso percorso da Roma a Firenze… Capirà, ne sono certo, che c’è un’Italia che si muove a un’altra velocità, talmente lenta che spesso si decide di stare fermi».

Insomma, il tour di Cancelleri non finirà nemmeno dopo questo agosto. «Voglio essere una cambiale, la cambiale siciliana per ricordare al governo nazionale di cosa ha davvero bisogno questa terra».

Nella lista dei desiderata, però, il Ponte sullo Stretto non è in cima alle priorità: «Io l’ho sempre detto e lo ripeto: il nostro non è un no ideologico, né un rifiuto senza se e senza ma. Mi chiedo: oggi cosa dovrebbe collegare quest’opera, due deserti che si uniscono? E poi, appena fatti quei tre chilometri fra Calabria e Sicilia, in che condizioni si arriva a Palermo o a Siracusa o ad Agrigento? Facciamo tutto il resto, e sono sicuro che questo governo nazionale farà molto. E poi un domani, magari con nuove tecnologie ambientali e nuovi investitori, ne riparliamo…».

Twitter: @MarioBarresi

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