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Montante, l’ex numero uno di Confindustria in Sicilia condannato in Appello ad 8 anni

Tra le accuse, corruzione e accesso abusivo al sistema informatico. Condannati anche alcuni componenti del suo «cerchio magico»

Di Redazione |

– Una camera di consiglio di oltre otto ore ha decisamente ridimensionato la condanna inflitta in primo grado ad Antonello Montante, l’ex presidente di Sicindustria per anni riverito nei salotti buoni e ossequiato dalla politica, che, secondo gli inquirenti, sarebbe riuscito a condizionare pesantemente ai tempi della presidenza Crocetta. Otto anni contro i 14 del primo grado: questa la decisione della corte d’appello di Caltanissetta. «L'impianto accusatorio ne esce indebolito, ma certo non siamo soddisfatti e ricorreremo in Cassazione», ha commentato il suo legale l’avvocato Carlo Taormina. Assente durante la lettura del dispositivo l’imputato. Una reputazione di paladino dell’antimafia, che lo ha portato alla carica di responsabile della legalità di Confindustria, Montante era accusato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, accesso abusivo al sistema informatico e violenza privata, accusa quest’ultima caduta, mentre ha retto, a dispetto di quanto auspicavano i legali, la contestazione di associazione a delinquere. Grazie ai suoi contatti e all’influenza che esercitava in alcuni ambienti istituzionali, l’imprenditore avrebbe creato una sorta di rete spionistica: in cambio di favori, esponenti delle forze dell’ordine gli avrebbero dato informazioni su inchieste a suo carico, dritte sui «nemici», consentito di avere pile di dossier su personaggi influenti. Secondo gli inquirenti Montante sarebbe stato la testa di una sorta di «governo parallelo» in Sicilia, e avrebbe «diretto» la vita politica e amministrativa dell’isola, piazzando suoi uomini in posti strategici. «E' stato accertato con sufficiente chiarezza – scrisse la procura nissena nella richiesta di arresto – che Montante, oltre a promettere e a far ottenere occupazioni lavorative, si prodigasse per soddisfare aspettative di carriera o trasferimenti di sede». Alla corte dell’imputato, secondo l’accusa, erano in tanti: vertici delle forze di polizia e dei Servizi, prefetti, imprenditori, giornalisti, magistrati che a lui si rivolgevano per avanzamenti di carriera. 

L’inchiesta ha raccontato come l’imprenditore di Serradifalco fosse il destinatario di decine di richieste di raccomandazione: gli investigatori ne hanno trovate almeno una novantina, arrivate tra il 2007 e il 2015, e altre 40 di soggetti che erano stati «certamente» segnalati. Al processo, che si è celebrato col rito abbreviato, erano imputati, a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, rivelazione di notizie coperte dal segreto d’ufficio e favoreggiamento anche alcuni degli appartenenti al cerchio magico dell’ex leader di Sicindustria. Come il colonnello Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta, che, però, è stato assolto. In primo grado aveva avuto 3 anni. 

Sotto processo anche il capo della security di Confindustria Diego Di Simone, che aveva avuto 6 anni e 4 mesi, e che attraverso il suo braccio destro, il sostituto commissario Marco De Angelis, dal gup condannato a 3 anni, avrebbe effettuato una serie di accessi abusivi al sistema Sdi acquisendo notizie riservate per l’ex leader di Sicindustria. Di Simone ha avuto 5 anni, De Angelis 3 e sei mesi. Assolto il questore Andrea Grassi, dirigente della prima divisione dello Sco, accusato di aver riferito a Montante notizie riservate. Aveva avuto un anno e 4 mesi. Prosegue col rito ordinario, invece, il processo ad altri 17 imputati coinvolti nell’inchiesta tra cui l’ex presidente del Senato Renato Schifani, l’ex capo dei servizi segreti Arturo Esposito, il tributarista Angelo Cuva.    COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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