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Trasporti, ma quanto costa traghettare! L’ira degli utenti: «Stretto è “proibitivo”»

Di Sonia Distefano |

Catania – Il tema dei trasporti è una problematica che interessa molto i siciliani e chi deve muoversi nella nostra isola. Un tema che i nostri stessi lettori ci suggeriscono di affrontare da più punti di vista, tenendo conto di tutti i mezzi di trasporto da e per l’isola e che si muovono all’interno della Sicilia. Frattanto che l’antica quaestio sulla fattibilità del Ponte sullo Stretto di Messina trovi un giorno risposta tra le tante proposte e i tanti progetti finora presentati, i costi di attraversamento dello Stretto tengono banco. Riguardo il nodo traghetti, gli utenti hanno registrato un ultimo aumento di 2 euro, che in realtà sarebbero 4 euro per i residenti delle città dello stretto dal momento che è stato tolto l’Ecopass (cioè uno sconto di due euro per i residenti di Villa, Reggio e Messina). Un abitante di Reggio, che dal 2008 per motivi di lavoro e famiglia fa spesso la tratta Villa San Giovanni-Messina per poi arrivare a Catania e relativo ritorno, parla di un aumento di 18 euro. «Nel 2008 – dice Paolo – pagavo 28 euro per il biglietto di tre giorni. In 11 anni è aumentato di 18 euro, più di 1 euro l’anno. Le Ferrovie subito si adeguano ai prezzi di Caronte&Tourist così il costo di un biglietto di tre giorni, da un giorno all’altro, è passato da 30 euro a 40 euro. In realtà dovremmo essere tutelati dalla Stato, ma questo non avviene, ed è assurdo che una famiglia che deve traghettare paghi 46 euro per 35 minuti di navigazione».

Maria e Mario sono una coppia di siciliani che tutto l’anno fanno i conti per trovare la soluzione più economica per potersi incontrare. Maria e Mario hanno tre bambini di età compresa tra i 8 ed i 6 anni. Sono una bellissima famiglia siciliana che vive divisa per gran parte dell’anno con l’intera penisola di mezzo. Maria, insegnante della scuola primaria, da settembre a giugno abita in provincia di Bergamo, dove ha trovato lavoro e vive con i suoi tre bambini che ha portato con sé e iscritto nella stessa scuola. Mario invece resta in Sicilia dove lavora come dipendente in un’azienda alle falde dell’Etna.

Per abbracciare la sua famiglia Mario ogni 15 giorni vola dalla Sicilia a Bergamo, acquistando il biglietto aereo con largo anticipo, ma all’inizio delle vacanze estive, o per le vacanze natalizie, per una famiglia di 5 persone con bagagli è assolutamente proibitivo viaggiare in aereo. Così per riabbracciare la loro terra ed i loro familiari Mario raggiunge la famiglia ed insieme anche per 10 giorni di vacanza si mettono in auto affrontando due giorni di viaggio all’andata e due giorni di viaggio al ritorno con relativi pernottamenti in alberghi del centro Italia. Così al costo del carburante, circa 280 euro solo l’andata, le notti di albergo circa 90 euro a notte sempre per l’andata, che se sono due diventano 180 euro, più la traghettata fino all’ultimo viaggio a 38 euro, riescono ad arrivare in Sicilia con circa 500 euro a cui devono aggiungere carburante e alberghi per il ritorno ed i voli in aereo di Mario per raggiungere la famiglia e tornare poi in Sicilia a conclusione delle vacanze e riprendere a lavorare. Praticamente uno stipendio, che se avessero viaggiato in aereo, sicuramente con più confort soprattutto per i bambini, e meno ore di viaggio sulle spalle e due giorni di vacanza in più, sarebbero diventati sicuramente due stipendi.

Quanto dovrebbe guadagnare un siciliano per potersi permettere di abbracciare la famiglia? il costo del lavoro è adeguato alle spese dei siciliani in trasferta? E se questa è la situazione delle famiglie non va meglio sul fronte commerciale, dove la Sicilia rischia di essere abbandonata perché non risulta un mercato conveniente, ma un mercato difficile da raggiungere e percorrere. Un autotrasportatore di Napoli, che commercia fiori e piante per i vivacsti siciliani ci racconta le tante difficoltà e relativi costi che è costretto ad affrontare per raggiungere i clienti dell’isola. L’autotrasportatore ci racconta che ha una ditta con 11 mezzi di lunghezza superiore a 17-18 metri. I suoi mezzi diretti in Sicilia compiono due tratte la Napoli-Palermo-Marsala e la Taormina-Giarre-Catania-Vittoria e Siracusa, raggiungere Gela è rimasta un’utopia. Della sua ditta partono 4 camion a settimana. «Di più non si può – spiega – Negli ultimi anni ci hanno dirottato al porto di Tremestieri, ma lì non è come a Boccetta dove c’è una nave ogni quarto d’ora. Da Tremestieri parte un traghetto ogni ora, perciò se non arrivi preciso per l’imbarco, cosa che è molto difficile perché c’è molto traffico, hai minimo un’ora da attesa, ma a noi è capitato di aspettare anche sei ore. Questo vuol dire che al costo del traghetto devi aggiungere il costo di un lavoratore in più, perché la tratta che potresti fare con un solo autista, diventa una tratta da fare con due autisti. Su ogni automezzo il costo di un’autista al giorno è di 500 euro tutto compreso, per cui per due viaggi a settimana devo calcolare mille euro. Le poche navi fanno aumentare il costo del lavoro che si aggiunge al costo della traghettata. In media con i soldi che spendiamo per traghettare si potrebbe comprare carburante per effettuare circa 600 chilometri, per avere un’idea, da Napoli potremmo arrivare a Milano, che sono 650 chilometri, mentre con la stessa cifra traghettando si compiono solo tre chilometri».

Ma sbarcati in Sicilia l’avventura non è ancora finita, anzi diventa infinita. Perché gli autotrasportatori devono fare i conti con le malconce autostrade siciliane dove per percorrerle, dal momento che sono molto accidentate, e non si può tenere un’andatura di viaggio costante aumenta il consumo di carburante ed i rischi. «Nelle autostrade del sud i rischi sulle strade sono maggiori, si buca facilmente, i mezzi hanno bisogno di maggiore manutenzione, è maggiore il rischio degli incidenti e per questo anche le assicurazioni al sud costano di più. Non so fino a che punto conviene continuare a tenere rapporti commerciali con la Sicilia».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA