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Gb: incoronazione, Carlo e Camilla ricevono i parlamentari

Evento solenne si avvicina fra aperture e polemiche su monarchia

Di Redazione |

LONDRA, 02 MAG – Antipasto istituzionale per re Carlo III e la regina Camilla sua consorte a 4 giorni dal rito solenne dell’incoronazione formale in agenda sabato 6 nell’abbazia di Westminster dinanzi a ospiti nazionali e internazionali di riguardo, reali e non. I sovrani riceveranno infatti stasera una delegazione delle Camere del Parlamento di Westminster – simboli di riferimento nella storia della democrazia costituzionale dell’occidente – come a suggellare il riconoscimento reciproco. All’incontro è prevista fra gli altri la presenza dei due speaker (presidenti) della Camera elettiva dei Comuni e di quella non elettiva dei Lord; oltre che del primo ministro conservatore Rishi Sunak, del leader dell’opposizione laburista Keir Starmer (i cui vertici, schierati sotto la sua guida su posizioni sempre più neomoderate, hanno rimarcato piena fedeltà anche dal fronte ‘progressista’ alla corona), di parlamentari e dirigenti di tutti i maggiori partiti. Il ricevimento rappresenta un atto preparatorio della cerimonia di sabato: cerimonia celebrata secondo la liturgia della Chiesa nazionale d’Inghilterra, come tradizione impone, ma con un’inedita partecipazione di concelebranti donne e presenze a latere di dignitari di altre confessioni cristiane (incluso per la prima volta nella storia moderna il primate cattolico, cardinale Vincent Nichols), nonché di fedi non cristiane quali l’islam, l’ebraismo, il buddismo, la religione sikh e l’induismo (alla quale ultima appartiene l’attuale premier Sunak, che ha radici indiane). Novità a cui si aggiunge quella del giuramento di lealtà al monarca: non più demandato ai soli rappresentanti dell’aristocrazia (i pari del Regno) come fino all’incoronazione di Elisabetta II, 70 anni fa, ma esteso a tutti gli ordinari cittadini britannici e del Commonwealth che vorranno aderirvi assistendo al rito in diretta tv, secondo l’invito anticipato dall’officiante Justin Welby, arcivescovo anglicano di Canterbury. Ma novità che non placano qualche polemica: sollevata sia sui costi dell’evento in tempi di crisi; sia sulla popolarità dell’istituzione monarchica e sull’opportunità di sollecitare in una democrazia moderna un giuramento popolare al re.

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