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Iran: Pahlavi, non sono proteste è un rivoluzione

Erede dello scià deposto 43 anni fa in una intervista

Di Redazione |

ROMA, 28 GEN – “Queste non sono proteste. Questa è una rivoluzione. È la prima rivoluzione della storia guidata dalle donne”: così Reza Pahlavi, erede dello scià deposto 43 anni fa ed esiliato in Occidente, intervistato dal Tg5. “Le proteste durano da anni – denuncia – ma ora la gente davvero non ne può più. L’Iran è in miseria, i prezzi aumentano, il valore della moneta è crollato. E mentre il regime si riempie le tasche, la gente ha fame. Il regime islamico è totalitarista, razzista e fascista. Ecco perché le proteste continuano e la gente è disposta a morire. Ecco perché il popolo, per le strade e dietro le sbarre mentre aspetta la propria esecuzione, inneggia alla libertà. È ora che il mondo dica basta”. Rispetto al proprio ruolo, Pahlavi spiega di essere “in gioco dall’inizio, ma non aspiro a nessun incarico. Non voglio far parte di nessun apparato di Stato. Voglio continuare solo a stare dalla parte della mia gente e al loro fianco. Perché credo che costruire le istituzioni sia la garanzia per un ordine democratico duraturo”. Sul nucleare, invece, sostiene che “non è adatto all’Iran che è un territorio sismico. Ci sono altre tecnologie come l’energia solare dove investire e che produrrebbero più lavoro per il Paese. Il mondo dipende dagli approvvigionamenti energetici e l’Iran sarebbe un’ottima risorsa per tutti. Invece di spaventare il mondo e i nostri vicini con la minaccia nucleare, potremmo dire che l’Iran ha abbastanza gas naturale almeno per l’Europa, che così ogni inverno non dovrebbe più subire il ricatto di Putin”.

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