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Cancelleri si ritira, sfida a due: Di Paola favorito, Sunseri ci crede

Primarie in Sicilia, il sottosegretario rinuncia alla candidatura: «Mi sono rotto i c...». Conte si sfila, riunione-fiume nella notte. Spunta Floridia, che poi dice no

Di Mario Barresi |

«Buonasera a tutti. Adesso passo la parola a Giancarlo che ha qualcosa da dirvi». Alle sette e mezza della sera Giuseppe Conte apre la riunione su Zoom con i parlamentari siciliani (nazionali e regionali) e i sindaci, e si congeda dopo dieci secondi. Lasciando che Giancarlo Cancelleri vada da solo incontro al suo destino. Il sottosegretario si ritira. Non correrà alle primarie del centrosinistra in Sicilia, non riproverà per la terza volta in dieci anni a diventare governatore, non costringerà il M5S al voto online degli attivisti sulla deroga al terzo mandato. Cancelleri si tira fuori. «Mi sono rotto i c…», confessa senza nascondere la rabbia. Sfogandosi sugli «attacchi personali» ricevuti in questi giorni in cui s’è preso «palate di fango su tutti i giornali». Un’amarezza che coincide con le poche parole concesse a La Sicilia nel primo pomeriggio, quando il finale dev’essere ancora scritto. «Vi siete fatti un’idea distorta della situazione. Molto, molto, molto distorta».

Soprattutto  sul suo atteggiamento: «Io non spero, non faccio scongiuri, non prego per nulla. Nessuno. Solo i santi…». Del resto il suo appello a Conte, sabato scorso dall’assemblea regionale  di Caltanissetta, era stato chiaro: «Se non vinciamo queste primarie il M5s finisce e non in Sicilia, ma in Italia».

Eppure ieri il capo carismatico siciliano decide di fermarsi, «per non mettere in imbarazzo Giuseppe e tutto il movimento». Già, perché la sua nomination per le Regionali ha toccato il nervo scoperto del M5S appena “de-dedimaizzato”. Quello per cui uno potrebbe non più valere uno. Del resto, c’è troppo poco tempo per concedere una deroga ad Giancarlum su quello che Beppe Grillo ha definito «un principio fondante» del movimento. «Non ci sono più i tempi tecnici e non abbiamo avuto indicazioni, quindi il voto sul terzo mandato non si può più fare», certificano dalla piattaforma SkyVote (la stessa che gestirà le primarie siciliane) quando però la scelta di Cancelleri è già maturata. Dopo l’ultimo colloquio con Conte. «Giuseppe, devi essere tu ad assumerti la responsabilità della scelta, qualunque essa sia», l’appello dell’aspirante candidato. E l’ex premier, pur sempre convinto che il suo nome sia «il più competitivo», ad allargare le braccia: non è percorribile l’ultima exit strategy partorita la notte precedente anche su consiglio dell’ascoltata Paola Taverna, ossia un via libera a Cancelleri per le primarie (che «non ancora un’elezione») in attesa di “regolarizzare” la sua posizione. «Ma vi immaginate che succederebbe se lanciassimo Giancarlo alle primarie e poi gli attivisti bocciassero la deroga?», si chiede un parlamentare nazionale che poi si dà anche la risposta: «Uno sputtanamento». Il sottosegretario esce di scena, «con un discorso da vero leader» gli riconoscono anche gli storici rivali.

E così Conte, dopo aver trascinato la questione Sicilia a 24 ore dal gong sui candidati alle primarie, esce di scena, affidando ai siciliani (oltre una ventina di eletti a Roma, 15 deputati regionali e 5 sindaci) la scelta del dopo-Cancelleri. A dire il vero l’ex ministra Nunzia Catalfo – la madrina del Reddito di cittadinanza, uno dei nomi «identitari» circolati per la candidatura; ma con la stessa zavorra del secondo mandato – all'inizio propone di «trovare una terna di nomi da sottoporre a Giuseppe». Ma sono soprattutto quelli del gruppo all’Ars a opporsi: «Fuori tutti i nomi ora, ne scegliamo assieme solo uno e lo comunichiamo a Conte. Anche a costo di fare l’alba…».

E così, in effetti, succede. Le due proposte del gruppo regionale, seppur non formalizzate a Caltanissetta, sono note da tempo: il deputato  Luigi Sunseri e il capogruppo Nuccio Di Paola. Quest’ultimo, da poco nominato coordinatore regionale da Conte, ha sempre subordinato la sua disponibilità all’assenza di Cancelleri, a cui è molto legato, dalla contesa. Anche se qualcuno dei suoi colleghi sostiene di avergli sentito esprimere la promessa che «se divento referente regionale non mi candido in ogni caso». Ma il deputato gelese conferma di essere in campo. A questo punto, però, dalla delegazione di Camera e Senato arriva una terza soluzione: Barbara Floridia. Un nome non inedito. Spuntato, fra l’altro, anche nell’aperitivo con Letta a casa di Conte, oltre che in numerosi chiacchiericci romani alimentati dalla stima dell’ex premier per la sottosegretaria messinese all’Istruzione. Ma la diretta interessata, prendendo la parola su Zoom, si mostra quasi sorpresa. «Non so, ci devo pensare…».

La proposta dei “nazionali” resta sul tavolo. E se si dovesse arrivare al voto fra i circa 40 presenti al video-vertice i numeri sarebbero per Floridia. Così i 15 del dell’Ars fanno quadrato. E si va a oltranza, in cerca del «nome condiviso». Dopo un po’ Floridia ritira la sua disponibilità. «Non voglio mettere zizzania, è giusto che alle primarie vada chi conosce meglio il territorio», la nobile ragione dopo aver ascoltato i deputati regionali: «Dev’essere uno di noi».

Il reality pentastellato “Chi vuol essere candidato” arriva alla finalissima Di Paola-Sunseri. Il primo eredita rose e spine della leadership del sottosegretario. È favorito. Soprattutto a sentire gli interventi dei cancelleriani più esposti, come Francesco Cappello e  Luciano Cantone. A mezzanotte, quando Cancelleri lascia la video-chat, deve ancora parlare Di Paola. «La mia non è una proposta di parte, ma inclusiva», dirà. Sunseri ci crede ancora, gli arrivano sms di sostegno anche da chi non s’è sbilanciato. Il deputato di Termini interverrà a notte fonda: ultimo appello su «una corsa che ridia l’entusiasmo perduto in questi giorni». Alla fine però nessuna conta. Gianpiero Trizzino propone: «Prima di votare uno dei due, facciamoli parlare. Magari trovano la quadra da soli». Anche Catalfo è d’accordo. E allora Di Paola e Sunseri si rivedranno oggi, da soli, a Palermo. «Se la giocano a testa o croce», s’ironizza. È quasi l’alba, per il M5S del dopo-Cancelleri. O forse solo un finto tramonto in dissolvenza. Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA