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Caos nella Lega siciliana, l’ultimatum di Salvini ai suoi: «Entro l’8 aprile ditemi chi saranno i nostri candidati»

Vertice ad alta tensione tra il leader e i suoi colonnelli in Sicilia: al centro le Amministrative a Palermo e Messina e le scelte per le Regionali

Di Mario Barresi |

Quando Matteo Salvini è nervoso gli si gonfiano le vene della giugulare. Ed è successo ieri, nel pieno del vertice di oltre tre ore con i dirigenti siciliani. «Devi trovare presto una sintesi con la Meloni» e poi «dovresti incontrare tutti i commissari comunali del Palermitano». Consigli sinceri, ancorché non richiesti, indirizzati al leader. Che, a un certo punto, ammettendo di essere «molto incazzato», sbotta: «Non capisco perché solo in Sicilia sono costretto a maneggiare la merda degli intrallazzi politici. Ovunque, se ci sono problemi, mi propongono le soluzioni e poi decido. E ora si fa così anche da voi». Con esplicita richiesta: «Pretendo le scelte per Palermo e per Messina». E una precisa scadenza: «Entro pochi giorni, perché quando l’8 aprile sarò a Palermo per l’udienza voglio presentare il candidato su cui puntiamo».

L’ultimatum piomba in una saletta del Senato (alcuni  su Zoom dall’Isola) , al culmine dello scontro fra i suoi colonnelli. In apparenza solo sulla linea per  Palermo. L’idea del segretario regionale Nino Minardo è insistere con Francesco Scoma, sacrificabile solo in un accordo complessivo nel centrodestra su Messina (dove Nino Germanà è disposto a fare un passo indietro, ma per ora resta in campo) e sulle Regionali.

Con due punti fermi scanditi da Salvini. Primo: «Non rivogliamo Musumeci». Secondo: «Il candidato è  nostro». Ma ai suoi ammette che «Berlusconi sulla Regione non può prendere posizione prima di luglio», citando la proiezione di Licia Ronzulli, impegnata a sedare la faida siciliana. Ora il pressing sui forzisti si fa più serrato. E Minardo, al quale il Capitano ha dato mandato di «trovare una sintesi», ieri stesso sente Gianfranco Miccichè per fargli capire l’antifona: «Ci sei o no?». Del resto, ammette il deputato ibleo a La Sicilia, «siamo stati pazienti e rispettosi, e continueremo a esserlo, ma ora è il tempo delle scelte: non siamo più disposti a farci condizionare da tatticismi o contraddizioni fra gli alleati». In corso un giro di consultazioni fra i No-Nello. E Raffaele Lombardo? «Essendo federati, do per scontato che sia con noi», taglia corto Salvini.

Ma Luca Sammartino ha altri programmi: convergere a Palermo su Roberto Lagalla (con lo stesso Scoma vice), invogliando Forza Italia a fare lo stesso per isolare l’asse Meloni-Musumeci. Certo, l’endorsement del governatore all’assessore uscente non aiuta. Ma il ragionamento dell’ex renziano regge: il rischio di una corsa solitaria palermitana, in caso di un mancato accordo, è non sfruttare appieno la forza del nuovo simbolo “Prima l’Italia”, che invece si rafforzerebbe  con l’Udc e liste più motivate da un candidato vincente. Alcuni annuiscono, Salvini ascolta con attenzione. Sammartino giunge comunque allo stesso orizzonte: candidato governatore espresso dalla Lega. Ma non subito.

Il più nervoso, a Roma, sembra Antonio Catalfamo e non solo per delusioni messinesi: voci di  staffetta, nel ruolo di capogruppo all’Ars, proprio con Sammartino; con  il minardiano Orazio Ragusa  che manterrebbe la guida della sua commissione. E anche sui commissari provinciali è rissa: alla fine prevalgono Fabio Cantarella (Catania), Francesco Di Giorgio (Palermo), Daniela Bruno (Messina) Francesco Cannia (Trapani), Michele Vecchio (Caltanissetta) e Annalisa Tardino (Agrigento). In un equilibrio-equilibrismo, fra premiati e delusi, che incarna – democristianamente – le due anime ormai evidenti nella Lega siciliana.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA