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Torino, bulli insultano la Polizia e postano sul web: «Liberi. Fanc… sbirri»

Di Redazione |

TORINO – «Liberi. Fanc… sbirri». Sta facendo il giro del web l’esclamazione di quattro ragazzi, appena usciti dal Tribunale dei minori di Torino. Avevano svolto l’ultima ora di tre anni di lavori socialmente utili a cui erano stati sottoposti per bullismo. Nel video, diffuso su Instagram, appaiono col sorriso sprezzante, lo sguardo fiero, l’espressione sfrontata e la sigaretta in bocca. «Taggatevi così lo riposto», esorta uno di loro. Perché tutti devono sapere che sono finalmente «liberi» e fieri. Amici e vittima compresa. Un coetaneo, compagno di scuola, che nel 2016 avevano perseguitato costringendolo persino a mangiare un panino infarcito di escrementi.

Pentiti? A guardare il video non si direbbe affatto. «Ultima notte da pregiudicati. Assolti o condannati?» si chiedono nella loro storia di Instagram. Poi insultano le forze dell’ordine e dileggiano le istituzioni. Salvo ripensarci: «magari questo cancelliamolo», dice un ragazzo. Sembra preoccuparsi più delle eventuali conseguenze di quelle parole che essere consapevole della loro gravità. E, alla fine, viene pubblicato tutto, senza nessuna censura. Il filmato non è passato inosservato. Qualcuno l’ha postato sui social ed è scattata la polemica. C’è chi si chiede se questi giovani abbiano imparato qualcosa o se il provvedimento del Tribunale sia stato inutile. Immediata la risposta di qualche adolescente amico dei bulli e dei loro genitori, che, in messaggi privati, si sono lasciati andare a minacci ed insulti. Quel video, per un utente, altro non è che «una bravata per esorcizzare la tensione in tribunale». E un altro aggiunge: «Una ragazzata per lenire le sofferenze patite in questo periodo». Ora il filmato verrà acquisito dai carabinieri che indagano sull’episodio e che potrebbero procedere con una denuncia.

Quattro anni fa il gruppo, composto da 14enni e 15enni, per mesi si era accanito contro un loro compagno di scuola, arrivando anche a prenderlo a cinghiate. La vittima, spaventata e in lacrime, si era rivolta prima ai genitori poi ai carabinieri. I quattro erano finiti sul banco degli imputati e i giudici lì avevano condannati a tre anni di lavori socialmente utili. Una pena alternativa a scopo educativo. «Assolti o condannati?», chiedono i bulli. A quanto pare, loro una risposta ce l’hanno già: innocenti. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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