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Enna, Crisafulli vince le primarie«Ora vado dritto come un treno»

Enna, Crisafulli vince le primarie «Ora vado dritto come un treno»

Un vero e proprio plebiscito per il candidato che era stato definito “impresentabile” da alcuni dirigenti nazionali del partito: ha conquistato il 73,7% dei consensi

Di Mario Barresi |

ENNA – «Per chi ho votato io? Per chi dovevo votare. Per chi era giusto votare». Sottointeso, evocato, scontato: Mirello Crisafulli, ça va sans dire. E se a parlare così, alle sette della sera, è Agata Boccaccio, moglie di Lorenzo Colaleo, un “fu candidato” del Pd poi ritiratosi «perché se c’è Lui ci rappresenta tutti», allora il dubbio ti viene. Ma allora non è che qui, nella rossissima Enna, anziché mangiarsi i bambini, gli ex comunisti ingurgitano gli avversari? L’interrogativo viene certificato dai risultati delle primarie per scegliere il candidato sindaco del centrosinistra: ha vinto Lui, il barone rosso, con un plebiscito: 73,7% dei 2.872 ennesi andati alle urne ieri nei quattro seggi, pari a 2.177 preferenze personali. Ancora di più dei 1.750 che lo scelsero come candidato del partito nel 2010, quando il plebiscito si fermò “soltanto” al 61,9%. Surclassato il rivale di Ncd, Dario Cardaci, docente di Lettere alle superiori, 54 anni, sostenuto anche da una parte di Udc e da Sicilia Democratica: 755 voti, 26,3%.

Ma allora che fine fa chi non sta con Lui? Il mistero sulla sorte dei rivali “superstiti”, da buon sornione, lo lascia aperto anche il diretto interessato: Crisafulli Vladimiro da Enna, potentissimo ras ex Pci-Pds-Ds, oggi portabandiera di un Pd che in città prende il 45% dei voti, «giusto un po’ di più del 41% di cui il partito s’è vantato alle Europee». I renziani? «Non ci sono, ma non perché non li voglio io. Semplicemente perché non esistono». I crocettiani? «Se ne trova uno me lo porti che lo voglio conoscere». Tant’è che i dissidenti interni, renziani e non, sono emigrati altrove. Fuori dal partito, esuli in attesa di tempi migliori, adesso sostengono altri candidati. Che adesso saranno rivali di Crisafulli alle elezioni, quelle vere, come Maurizio Dipietro e Angelo Girasole, entrambi ex dem fuoriusciti. E neanche il quarto aspirante sindaco, il grillino Davide Solfato, s’è sottratto al dibattito mirellocentrico invitando gli ennesi a non partecipare a primarie ipocrite, messe su «come a volersi pulire la coscienza».

Con Lui o contro di Lui; giammai a prescindere da Lui. E adesso Mirello l’eterno “impresentabile” ha chiuso il cerchio. Innanzitutto col Pd: indicato dalla segreteria cittadina, sostenuto all’unanimità (107 su 107 componenti) dall’assemblea provinciale, ieri incoronato dalle primarie. «Cosa devo fare di più? Io sono un tesserato del Pd, non ho più nessuna pendenza giudiziaria. Sono stato indicato dagli organi del partito e adesso votato dai cittadini. Per me non c’è nessun problema, io ora vado dritto come un treno: punto all’elezione al primo turno». Tenendosi ben lontano dai riti del partito dei tweet e dei selfie. A proposito: ma ora Crisafulli se la farebbe una foto assieme al segretario nazionale, come quella pubblicata ieri da tutti i giornali con Matteo Renzi che abbraccia l’altro (ex?) “impresentabile” Vincenzo De Luca, candidato governatore in Campania? «Ne faccio volentieri a meno». E poi De Luca «non si potrebbe né candidare, né insediare, mentre io mi candido e, se gli ennesi lo vogliono, vinco e mi insedio pure», ci dice senza guardarci in faccia mentre è intento a smanettare con un videogioco di guerra sul pc della sua segreteria. «Mi rilasso così».

Sparare colpi a raffica e schivare gli assalti dei nemici. È la sua storia, è il suo destino. «Io sono sereno. Il partito, ufficialmente, non mi ha detto niente. Soltanto qualche chiacchierata informale, qualcuno che mi ha consigliato di pensarci. Ma davanti alle mie ragioni s’è fermato». E il vicesegretario Debora Serracchiani che definì «inopportuna» la candidatura? «Parole al vento, superate dal fatto che il segretario regionale Raciti ha detto chiaramente che il problema non si pone». E poi, ragiona a vocione alto, «formalmente il simbolo del Pd è della lista e quindi che fanno, buttano fuori mille persone dal partito per non far candidare me? Adesso sono problemi loro».

Ma allora perché ce l’hanno tutti con Mirello, lombrosianamente lontano dalle sembianze del neo-dem, ma «del tutto fuori da ogni inchiesta giudiziaria, pulito e lindo al cento per cento»? L’ex senatore non si pone il problema più di tanto: «Forse perché peso troppo, forse perché non sono renziano». Ma se il premier-segretario gli chiedesse di fare un passo indietro? «Se mi fa ministro, posso prendere in considerazione l’ipotesi», sghignazza.

Il giorno di Crisafulli scorre sereno, come tanti altri giorni della verità. Un giro fra i quattro seggi, baci, abbracci e caffè pagati, un colloquio col segretario del Pd di Catania, Enzo Napoli, in trasferta ennese «per parlare di alcune questioni politiche», il pranzo al ristorante in centro e poi l’attesa. Serena. Dell’ennesimo trionfo. Anticipato dalle voci che raccogliamo ai seggi. «Non sono iscritto al Pd, ma voto Crisafulli perché è stato sempre vicino a noi della protezione civile, è una persona che ci sta a cuore», esterna Vito Palmisciano, 23 anni, aiuto pasticciere.

«L’ho votato ora e lo voterò come sindaco, perché è l’unico che può davvero risolvere i problemi della nostra città», dice Marco Cacciato, barbiere dalla folta barba. Ma perché non ottiene “like” fuori da Enna? «Forse perché dà fastidio», ribatte. Per trovare un sostenitore di Cardaci bisogna faticare. Davanti al centro polifunzionale incontriamo una mosca bianca. Oscar La Spina, futuro candidato consigliere di Ncd, non ha votato Crisafulli. «Ma chiunque vinca è un progetto per cercare di unire, l’unico possibile in un momento di crisi». 

Qualcuno, fra i più maligni, sussurra che Crisafulli abbia devoluto qualche centinaio di voti all’avversario per legittimarsi come vincitore di una sfida che l’elettrice Agata Boccaccio giura essere «delle primarie vere». Cardaci rispedisce la diceria dell’untore anti-crisafulliano al mittente: «Mirello è una potenza, non ha bisogno di queste cose. E poi io penso alla mia legittimazione, che è il voto democratico all’interno di una coalizione che governa a Roma. E in parte anche a Palermo… ». Precisazione, quest’ultima, che – da felpato figlio di Vito, longevo ex sindaco democristiano – è da interpretarsi come una risposta al “fastidio” del leader regionale dell’Udc, Gianpiero D’Alia, alla contesa-matrimonio con Crisafulli. «E poi io ho parlato col Pd, le primarie sono state decise a prescindere dal fatto che si candidasse Crisafulli», ricorda l’esponente di Ncd. Magari, in cuor suo, sperava che l’avversario fosse il sindaco uscente Paolo Garofalo, uno dei Mirello-boys, che ha deciso di non ricandidarsi.

«Per una ragione tecnica – ci rivela al seggio di Enna Bassa – legata a un’indagine a mio carico (ipotesi di reato di abuso d’ufficio e peculato per la nomina del dirigente della polizia municipale, ndr) dalla quale sono certo di uscire pulito, ma anche per una ragione politica, perché in Consiglio non tutto il gruppo del Pd mi ha appoggiato». Ovvero: gli ha fatto la guerra Mario Alloro, deputato regionale anch’esso di osservanza crisafulliana. «Paolo e Mario sono i miei delfini – ammette Crisafulli – e ne sono orgoglioso, anche se sono stati litigiosi». Adesso lo sostengono con forza entrambi, prima di litigare ancora, magari per la segreteria comunale del Pd. «Ma Paolo non è tagliato per questo ruolo – sentenzia l’ex senatore – perché lui è più un libero pensatore». Tant’è che adesso, «sollevato dal non fare più il sindaco, una tragedia con i tagli di Stato e regione e con il prefetto come unico riferimento istituzionale (frecciata ad Alloro?, ndr), lavoro a un’area politica con Orfini e Raciti».

La notte dello spoglio è breve e nemmeno tanto commovente. «Crisafulli, Crisafulli, Crisafulli… ». No, non è qui la festa. Perché non è nel suo stile, «io penso già a cercare gli altri voti». L’ennesimo plebiscito scontato, l’ennesima legittimazione di un candidato che forse non sarà mai legittimato fino in fondo da un partito che non lo ama. Ma lui va avanti. «Aprirò la campagna elettorale il 27 aprile, siete tutti invitati». Sempre a piazza San Francesco, che qui è conosciuta come la “piazza rossa”, luogo di comizi infuocati e di bagni di folla, nel bel mezzo del salotto buono di una città che incarna Don Camillo e Peppone nella stessa persona: il Mirello sudaticcio che il 2 luglio sta sotto il simulacro della Madonna, ma che non rinnega il suo «essere comunista in un partito dove siamo rimasti in pochi». Lo stesso che annuncia i primi botti: Buttafuoco e Sgarbi come consulenti per la cultura e i beni culturali. «E chi lavora con me lo fa gratis», scandisce l’ormai candidato ufficiale.

Già: Pietrangelo e Vittorio. Amici di Mirello. E lontani anni luce dal vangelo secondo Matteo. Anche questo può succedere. A Enna. Città del Pd dal canone inverso. Città di nebbia e di veleni. Città, da ieri sera più che mai, di Crisafulli.

twitter: @MarioBarresi

[ha collaborato William Savoca]COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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