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Aviaria: ‘ha potenziale pandemico’, indagini Ecdc per capire se l’Europa è pronta

'Casi umani rari ma focolai negli animali aumenteranno, fondamentale revisione laboratori e misure protezione'

Di Redazione |

Milano, 14 dic. (Adnkronos Salute) – L’Europa è pronta ad affrontare un’eventuale, futura pandemia di influenza aviaria? Per scoprirlo l’Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ha condotto due indagini. Perché “sebbene i casi nell’uomo siano molto rari e finora non si siano verificati nell’Unione europea/Spazio economico europeo, l’influenza aviaria zoonotica ha un potenziale pandemico”, avverte la direttrice Ecdc, Andrea Ammon. “Una revisione aggiornata della capacità dei laboratori e delle misure per proteggere le persone durante le epidemie tra gli animali è fondamentale per mantenere un livello adeguato di preparazione”, sottolinea Ammon. Tanto più che “i focolai di influenza aviaria negli uccelli selvatici e negli allevamenti di pollame nell’Ue/See continuano e se ne prevedono altri nelle prossime settimane”, prospetta l’Ecdc sulla base della nuova panoramica trimestrale sull’influenza aviaria pubblicata con Efsa ed Eurl, Autorità europea per la sicurezza alimentare e Unione europea dei laboratori di riferimento. Una delle due indagini dell’Ecdc ha valutato le capacità dei laboratori per la diagnosi molecolare e la caratterizzazione dei virus dell’influenza aviaria zoonotica, mentre l’altra si è focalizzata sulle misure protettive usate in caso di esposizione a epidemie di aviaria ad alta patogenicità. “Entrambe le indagini – riassume l’agenzia – hanno evidenziato i punti di forza e quelli in comune tra gli Stati membri, identificando al contempo importanti aree di divergenza e opportunità di ulteriore sviluppo”. Quasi tutti i Paesi che hanno risposto – riporta l’Ecdc – hanno riferito di avere linee guida per la gestione degli animali infetti durante epidemie di aviaria ad alta patogenicità nel pollame o per il rilevamento in uccelli selvatici, rivolte ad agricoltori, abbattitori, veterinari e altre persone con potenziale esposizione a uccelli selvatici morti. L’agenzia ha riscontrato inoltre un “ampio allineamento” sui dispositivi di protezione individuale raccomandati durante le epidemie nel pollame, nonché sui test ai quali sottoporre persone con sintomi respiratori post-esposizione. Quasi tutti i laboratori hanno riferito un “livello sostanziale” di competenza, capacità e possibilità di rilevare virus aviari e di altro tipo; la maggior parte può anche caratterizzarli geneticamente; due laboratori su tre sono in grado di isolarli e di testarne la sensibilità ai farmaci antivirali; un terzo può effettuare un’ulteriore caratterizzazione antigenica dei virus rilevati. Per supportare i Paesi, l’Ecdc ha anche pubblicato un protocollo di indagine da utilizzare nell’eventualità di casi umani di influenza aviaria in Ue/See. Il documento – evidenzia l’agenzia – stabilisce misure per il monitoraggio e la gestione delle persone esposte ad animali infetti o a pazienti contagiati, nonché dei possibili casi umani sospetti e confermati. Fornisce inoltre indicazioni per l’individuazione dei casi e di altri possibili contagiati, i test, il tracciamento dei contatti, la segnalazione e la notifica dei casi, la comunicazione del rischio e le misure preventive.

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