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Sanità, 7 mila assunzioni in Sicilia? “Camici bianchi” perplessi

Di Antonio Fiasconaro |

E’ questo il trionfalistico annuncio del ministro della Salute Beatrice Lorenzin ieri a Palermo per una serie di incontri legati anche alla campagna referendaria. Certo è che quella sua promessa di 7mila assunzioni in Sicilia, esclusivamente attraverso i concorsi ha lasciato perplessi davvero in tanti. Soprattutto quei “camici bianchi” precari che hanno partecipato all’incontro. Addirittura nell’affollato salone di un noto albergo del capoluogo a questa sua affermazione dalla platea c’è stato un brusio, tanto che qualcuno – sicuramente qualche medico o infermiere con contratto a tempo determinato – la scorsa settimana l’assessore alla Salute, Baldo Gucciardi ha autorizzato i direttori generali di prorogare i contratti fino al 30 giugno 2017 – ha esclamato sottovoce, facendolo sentire a qualche vicino di poltrona: «Come al solito vengono qui (riferimento alla Lorenzin e ad altri politici siciliani a lei vicina, ndr) a prenderci per il… Esagerata! Numeri che non stanno né in cielo né in terra. Non parlerei di assunzioni, bensì di 7mila illusioni…».

Gli ha fatto eco un altro presente alla manifestazione: «Adesso la Lorenzin prometterà pure che qualche barellierie diventerà anche medico?».

Il ministro ha sciorinato una serie di temi cari alla Sanità siciliana. A parte il capitolo assunzioni, ha pure parlato del nuovo Piano di rimodulazione della rete ospedaliera, di piccoli ospedali, precari e di prevenzione, in particolare delle campagne vaccinali.

Per quanto riguarda la rimodulazione dei posti letto, il cui Piano predisposto dalla Regione è pronto – si tratta del secondo, dopo la bufera legata alla prima bozza dello scorso 8 settembre – la Lorenzin ha annunciato, incalzata dai cronisti: «L’assessore Baldo Gucciardi nei prossimi giorni arriverà al ministero con la nuova proposta per la rete ospedaliera siciliana. Tra noi e il governo regionale c’è la massima collaborazione. Il nostro obiettivo è che la Regione faccia una rete che risponda al fabbisogno di questa regione che riesca a dare servizi di qualità e di eccellenza e che riesca non solo a coprire il territorio regionale ma anche a garantire degli hub di primo livello con un’assistenza di primo livello».

Il ministro, nella sua giornata palermitana, prima di partecipare ad una manifestazione referendaria sul “sì”, di buon mattino aveva inaugurato il nuovo reparto di Chirurgia pediatrica dell’ospedale “Di Cristina” all’interno dell’Istituto Mediterraneo di Eccellenza Pediatrica (Ismep). L’Istituto è un ospedale multi-presidio basato sulla riconversione dell’attuale ospedale pediatrico dotato di 170 posti letto e sul costruendo nuovo “Children’s Hospital” di Palermo, che a regime verranno integrati in un unico percorso di cura, con un incremento di ulteriori 100 posti letto e aree assistenziali complementari. C’è stato anche un siparietto che ha lasciato di stucco alcuni che attendevano la ministra davanti l’ingresso dell’Ospedale dei Bambini. Quando ha varcato il cancello, rivolgendosi al direttore sanitario, Giorgio Trizzino, la Lorenzin ha detto: «Dottore, ma qui dove siamo?».

 

Poi parlando delle iniziative realizzate dall’Arnas “Civico” di cui dipende l’ospedale pediatrico, la ministra ha detto: «E’ importante realizzare altri centri come questo che abbiano una vocazione prettamente specialistica come questo – ha detto il ministro – Sui bambini c’è molto da fare e per fortuna la scienza e la ricerca ci danno sempre nuove cure e nuove terapie anche per patologie che fino a qualche anno fa sembravano non curabili».

 

Tornando alla rimodulazione dei posti letto inseriti nel nuovo Piano della rete ospedaliera, la ministra ha sottolineato: «Le strutture più piccole vengono riaccorpate perché bisogna rispondere a un piano di efficienza e razionalizzazione. I piani regionali in piena autonomia devono riuscire a mettere insieme le esigenze di programmazione del territorio, quindi realizzare gli hub spoke, convertire le strutture che non possono fare esercizio tipico ospedaliero perché non ne hanno più la competenza. Ma questo viene fatto per garantire un servizio e una rete efficiente ai cittadini, come avviene nell’altra parte d’Italia, quella che non è né commissariata né in piano di rientro e che ha un sistema sanitario che funziona. Si tratta di applicare delle best practice».

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