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Fecondazione: Siru, ‘stranieri’ metà bebè da eterologa nati in Italia

Roma, 22 feb. (AdnKronos Salute) – I figli della fecondazione eterologa made in Italy sono per almeno metà ‘stranieri’. Secondo i dati dell’Istituto superiore della sanità, sono questi i numeri dell’import/export nell’eterologa: sono importati il 95% degli ovociti e il 75% del liquido seminale, e una quota significativa di cicli è̀ effettuata con embrioni formati […]

Di Redazione |

Roma, 22 feb. (AdnKronos Salute) – I figli della fecondazione eterologa made in Italy sono per almeno metà ‘stranieri’. Secondo i dati dell’Istituto superiore della sanità, sono questi i numeri dell’import/export nell’eterologa: sono importati il 95% degli ovociti e il 75% del liquido seminale, e una quota significativa di cicli è̀ effettuata con embrioni formati all’estero. A quasi 4 anni dallo ‘sdoganamento’ della fecondazione eterologa a seguito della sentenza della Corte Costituzionale, quindi, il bilancio non è ancora promettente: sebbene l’eterologa sia molto richiesta, mancano donatori sul territorio nazionale e si fa ancora ricorso a banche estere. E’ l’allarme lanciato dalla Società italiana della riproduzione umana (Siru), che riunisce tutte professionalità della medicina e biologia della riproduzione umana.

Per monitorare il fenomeno è al via il progetto ACQuOS (Audit Control Quality Oocyte and Spermatozoa), un’attività di valutazione indipendente dei gameti importati in Italia dalle banche estere nell’ambito della fecondazione eterologa. A realizzarla, in Italia, è il board di ginecologi, biologi, genetisti e giuristi della Siru.

“La sicurezza delle coppie che devono ricorrere alla donazione di gameti è una delle priorità della nostra società scientifica. Per questo motivo, in seguito al rilevamento di alcune criticità evidenziate da diversi organi competenti e in collaborazione con gli organi ispettivi di sicurezza, la Siru ha dato il via a questa operazione i cui primi risultati saranno presentati in occasione del prossimo Congresso nazionale che si svolgerà il prossimo autunno a Catania”, spiega Antonino Guglielmino, ginecologo e presidente Siru.

I requisiti di sicurezza e qualità stabiliti dalle normative europee saranno oggetto principale dell’audit promosso dal progetto ACQuOS, che partirà dal 1 aprile 2018 su due banche greche e tre spagnole per poi allargarsi ad altri centri esteri. Nello specifico, obiettivo dell’audit sarà la verifica di diversi criteri, tra i quali: le procedure di selezione delle donatrici e dei donatori, le procedure per il recupero dei gameti maschili e femminili, la tracciabilità, i requisiti ambientali e della strumentazione, i criteri di stoccaggio (qualità e sicurezza) e le modalità di trasporto dei gameti e/o embrioni.

In Italia, ricorda la Siru, la donazione di gameti è consentita alle persone di sesso maschile di età non inferiore ai 18 anni e non superiore ai 40, e alle persone di sesso femminile di età non inferiore ai 20 anni e non superiore ai 35. Sono candidabili uomini e donne che, in modo spontaneo e altruistico, decidono di donare i propri spermatozoi e ovociti.

L’insufficienza di donatori nel nostro Paese è connessa a diversi fattori, in parte legati alla volontarietà dell’atto, ma anche collegati alla mancanza di una ‘cultura’ della donazione. Per incoraggiare la donazione, è importante sensibilizzare l’opinione pubblica con campagne informative sulla donazione promuovendo l’offerta dei gameti, per consentire ai genitori con problemi di sterilità di avere un figlio.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA