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Il Beato Dusmet, protettore di Montepalma: sarà mai santificato?

Il Beato Dusmet, protettore di Montepalma: sarà mai santificato?

Di Agata Di Stefano |

Dieci anni fa la chiesa di Montepalma, quartiere Misterbianchese, fu dedicata al Beato Cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet, uomo di grande umiltà, carità e benevolenza. Anche quest’anno la chiesa e tutti i suoi fedeli alla fine di settembre e agli inizi di ottobre lo festeggiano donandogli onore e riconoscenza del suo operato. Infatti nel 1931 l’arcivescovo di Catania, Carmelo Patanè, considerando Giuseppe Benedetto un uomo come pochi, iniziò la causa per la sua beatificazione. Dopo diversi anni, il 25 settembre del 1988 papa Giovanni Paolo II lo proclamò beato. In quell’occasione la salma, ancora intatta, fu ricomposta in un’urna e posta sotto l’altare della Vergine nella Cattedrale catanese. Ciò che molti oggi si chiedono è: sarà mai santificato? A questa domanda il prete della parrocchia Dusmet, don Ambrogio Monforte, risponde che il processo di santificazione è già in corso e da un paio di anni si aspetta qualche miracolo cioè qualcosa che la scienza non potrà riconoscere, spiegare e attestare.   Quest’anno nel 120° anniversario della morte del beato e nel 10° dalla dedicazione della chiesa parrocchiale, dal 5 al 12 ottobre Montepalma ha accolto l’urna con il corpo del beato accompagnata dall’arcivescovo Salvatore Gristina e dal clero della Basilica Cattedrale. La prima domenica del mese, giorno 5, per le vie del quartiere è passata una banda musicale con lo scopo di annunciare agli abitanti il giorno di festa, che prevedeva l’arrivo dell’urna reliquiaria. Durante questa giornata, inoltre, è stato inaugurato un monumento dedicato al beato che è stato posto all’ingresso del quartiere come simbolo di benvenuto. Successivamente i fedeli hanno assistito alla celebrazione eucaristica e al rito di dedicazione presieduta dall’arcivescovo. Una novità per la suddetta chiesa, unica al mondo dedicata al Cardinale Dusmet, è quella di custodire per la prima volta un suo busto reliquiario, contenente al suo interno il cranio e una vertebra del beato. Inoltre nei primi giorni di settembre il parroco della chiesa parrocchiale e alcuni fedeli sono andati a Roma da Papa Francesco per far benedire un quadro raffigurante il beato. Durante i festeggiamenti sono state effettuate delle visite guidate nella chiesa parrocchiale per gli alunni della scuola elementare e media del quartiere, delle visite a domicilio della reliquia a casa di alcuni infermi, dei momenti di riunione come la “Festa della Famiglia”, e la “Sagra del Panettello”. Domenica 12 la conclusione con una giornata di festa esterna cominciata con una celebrazione eucaristica e proseguita con la processione con l’urna reliquiaria e la statua del beato cardinale. Al rientro nella chiesa parrocchiale spettacolo di fuochi pirotecnici, benedizione e saluto all’urna. Grazie alla festa la comunità intera, ogni anno, si riunisce a celebrare il beato vivendo un momento di ritrovo e riflessione in un luogo in cui gli abitanti di tutte le età condividono la propria fede.   GIUSEPPE BENEDETTO DUSMET: UN UOMO DI GRANDE UMILTÀ Giuseppe Benedetto, nato il 15 agosto del 1818, fu il primo dei sei figli della famiglia Dusmet. Sin da bambino dimostrò interesse nei confronti dei più poveri, che lo portò in età adulta ad avvicinarsi alla vita monastica. Nel 1840 prese i voti e l’anno successivo divenne sacerdote. Grazie alla sua capacità ed intelligenza riuscì a diventare segretario personale dell’abate Carlo Antonio Buglio. Nella sua carriera ecclesiastica fu priore nell’Abbazia dei Santi Severino e Sossio a Napoli, priore dell’Abbazia di Santa Flavia a Caltanissetta ed abate del Monastero dei Benedettini di San Nicolò l’Arena a Catania. Qui riportò la regola benedettina da lui considerata fondamentale perchè cominciava ad essere trascurata. Nel febbraio del 1867 papa Pio IX lo nominò arcivescovo di Catania e nel marzo dello stesso anno fu ordinato vescovo a Roma nella Basilica di San Paolo. Da Roma inviò una lettera ai catanesi in cui spiegava il programma del suo episcopato, senza dimenticare cìò che regnava nel suo cuore: l’umiltà e la carità. Scriveva: «Sin quando avremo un panettello, noi lo divideremo col povero. La nostra porta per ogni misero che soffre sarà sempre aperta. L’orario che ordineremo affiggersi all’ingresso dell’episcopio sarà che gli indigenti a preferenza entrino in tutte le ore. Un soccorso, un conforto, una parola di affetto l’avranno tutti e sempre». Infatti, nell’arco della sua esistenza ha sempre messo al primo posto la gente bisognosa. Quando rientrò a Catania si rese utile a causa di eruzioni, terremoti, alluvioni ed epidemie, che distrussero la città. Nel 1886 gli fu attribuita la salvezza dalla colata lavica di Nicolosi, infatti tutti riconobbero che la lava si fermò grazie alla sua preghiera e all’intervento di Sant’Agata. Sei anni prima della sua morte, avvenuta il 4 aprile1894, fu proclamato cardinale dal papa Leone XIII. Nel 1931 l’arcivescovo di Catania iniziò la causa per la sua beatificazione e dopo molti anni dalla sua morte fu nominato beato da papa Giovanni Paolo II.

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