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Il ritorno del “carriolo a pallini”

Di Carmen Greco |

Milo –  L’obiettivo, neanche troppo nascosto, è quello di provare a far ripartire l’economia recuperando tradizioni.

Un’intuizione che il presidente della Pro Loco di Milo, Giovanni Raciti ha avuto già cinque anni fa quando ha deciso di rispolverare un vecchio gioco di strada, il “carriolo a pallini”, strappandolo alla categoria dei giochi dimenticati e consegnandolo alle nuove generazioni con l’invenzione di un raduno che ogni anno trasforma Milo in un circuito.

Quattrocento metri di percorso delimitato da balle di fieno, 60 iscritti e sette categorie (tradizionale monoposto, tradizionale biposto, elaborati, trike, fuoriclasse, donne, junior) questi i numeri dell’edizione 2016 disputata domenica, hanno dimostrato che non esiste solo l’hi-tech per divertirsi e che mettere assieme quattro assi di legno con dei cuscinetti a sfera, ha ancora il suo fascino.

«Era un gioco molto popolare – ricorda Angelo La Rocca, tra il pubblico ai margini della pista -. Andavamo nelle officine a chiedere ai meccanici i cuscinetti a sfera vecchi. Il problema era trovarli ancora in buono stato, non c’erano mica i soldi per comprarli nuovi. Poi si cercavano della tavole larghe e un bullone centrale che faceva da perno per lo sterzo. Se avessi avuto un figlio maschio magari avrei partecipato fatto».

Che il “carriolo” fosse un gioco da maschi, infatti, non ci piove. Ma la tradizione (fortunatamente) si evolve e come oggi si indossano caschi, guanti e ginocchiere, il raduno è stato aperto anche alle donne. Peccato che l’unica sia stata Benedetta Blasco, 16 anni, studentessa al Commerciale in gara con lo zio Ignazio: «L’ho fatto – dice candidamente – perché mio papà ha organizzato una gara del genere ad Aci Catena. Mi piace la velocità perché sono una ragazza vivace». Lo zio Ignazio rivendica, invece, il valore generazionale del “carriolo”. «Vedo tanti ragazzi e mi fa piacere, ma ho una certa età e, diciamolo, questo è un gioco che appartiene alla nostra generazione, ai cinquantenni. I nostri divertimenti erano questi, con pochi soldi, anzi senza».

«Ci si avventurava per la strada si cercava la discesa più adatta, erano i giochi di allora – racconta Pippo Catania, uno spettatore con i capelli bianchi – non c’era altro. Oggi i bambini stanno a casa davanti al computer e questo non è bello. Un gioco del genere fa anche crescere, allora si doveva crescere per forza, con i propri mezzi».

Claudio Fresta, di Linera, Giuseppe Papa e Paolo Vasta di Scillichenti, sono alla loro prima esperienza da “piloti” di carriolo a pallini. Il primo, a bordo di un “elaborato” con tanto di musetto stile formula uno; gli altri due con un carriolo tradizionale. «Li facevano mio nonno, mio padre, è una bella iniziativa per non perdere la tradizione, l’ho saputo per caso e abbiamo deciso di partecipare». «Noi abbiamo costruito in due notti un tradizionale biposto, il problema è che il peso non ci aiuta tanto, frenare con più di 200 chili sopra non è facile… Che Dio ce la mandi buona».

«In qualsiasi sport spericolato ci siamo noi – annuncia Carmelo Mannanici, tuta da motociclista, in gara con i due figli Mattia e Mirko. Corre con un “carriolo” molto particolare ricavato da uno skateboard. «Sì, lo so, non è l’ideale per questa cronodiscesa. Come freniamo? Con i piedi. Mia moglie? Non è tanto d’accordo con le nostre perfomance, infatti non è venuta».

Eppure il carriolo a pallini era un’occasione per riunire le famiglie. «Sì – spiega Giovanni Raciti, il presidente della Pro Loco – nonni, padri e nipoti si mettevano insieme a costruire i “carrioli” e la cosa si ripete anche in occasione del raduno. In questi anni sono nati dei laboratori per la costruzione dei carrioli, i bambini hanno posato i telefonini. Rischiano di sbucciarsi le ginocchia ma, come genitori, preferiamo questo. Credo che la Sicilia tutta abbia bisogno di ripartire da queste cose semplici, vere, autentiche. Cinque anni fa ho scelto di abitare qui e credo che si debba lavorare sulle vecchie tradizioni. Milo ha mantenuto le caratteristiche del piccolo paese, dove c’è anche una comunità che sa vivere di emozioni anche semplici. Per questo abbiamo intenzione di creare un gruppo di lavoro sul recupero dei giochi antichi partendo dalla valorizzazione del legno di castagno. Stiamo chiedendo anche l’aiuto di alcuni studiosi della tradizione per avere un supporto importante e ci impegnano ad aggiungere al carriolo altri giochi di una volta».

Per la cronaca, nella categoria del carriolo tradizionale monoposto, ha vinto Alfio Andrea Patanè, seguito da Giuseppe Loris Pavone e Mauro Catalano.

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