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Tutti pazzi per i limoni di Siracusa Igp

Di Carmen Greco |

Un liquore conosciuto nel mondo che viene prodotto solo con i limoni Igp di Siracusa. È il limoncello d’alta gamma della Stock (oggi si chiama Stock Spirits Group), l’azienda di origine triestina fondata nel 1884 con una rete allargata all’Europa dell’Est che dagli Anni Novanta ha sdoganato il limoncello dal suo alveo regionale per farne un must nazionale.

Non è la prima volta che grandi aziende sbarcano in Sicilia alla ricerca di materie prime d’eccellenza. In particolare il limone Igo di Siracusa si sta facendo spazio sul mercato “sponsorizzato” dalle sua qualità uniche al mondo. La Ferrero ha realizzato il primo prodotto da forno della sua storia con il limone Igp di Siracusa con un’indicazione Kinder Cerealè con arance siciliane e limone di Siracusa Igp edizione speciale per l’Expo. Polenghi lo utilizza per i succhi, Polara per le bevande analcoliche, Serra industria dolciaria di Novi Ligure in Piemonte, fa una linea di caramelle tutte con prodotti Igp le esporta a Honk Kong, in Cina, in Giappone, e le ha chiamate “le specialità italiane”. Da Osaka, a New York, da Parigi a Londra il gelato al limone di Grom, la catena di gelaterie fondata a Torino oggi parte della multinazionale Unilever, ha l’inconfondibile gusto del limone Igp di Siracusa.

Com’è nato il matrimonio tra il limone Femminello Igp e Stock Spirit Group lo spiega la consulente marketing dell’azienda Nicoletta Santi. «In effetti dagli Anni Novanta acquistiamo i limoni in Sicilia per il Limoncé che è leader del mercato. Però quello che sta succedendo nel mondo del limoncello è una cosa un po’ paradossale. Poiché è un prodotto facile da fare in assoluto – in fondo è scorza di limone, alcol, acqua e zucchero – era rimasto relegato in una fascia diciamo “basic”. Mancava, per questo tipo di prodotto, la versione sofisticata, quella per la quale distinguersi.

Allora ci siamo chiesti cosa avrebbe potuto far crescere la qualità del nostro limoncello nel mondo. Ovviamente la materia prima, ma doveva essere una materia prima che fosse anche distintiva. Così siamo andati a caccia delle eccellenze del limone che andassero oltre la penisola sorrentina. Volevamo distinguerci, esistono già dei “signori” limoncello prodotti con i limoni di Amalfi e Sorrento, noi volevamo far scoprire parte di un territorio meno conosciuto, un po’ meno scontato, per poter esaltare qualcosa che non fosse immediatamente riconoscibile al grande pubblico e così ci siamo rivolti alla Sicilia. Due anni fa grazie alla collaborazione del Consorzio abbiamo scoperto il limone Igp di Siracusa e abbiamo iniziato un percorso per arrivare quest’anno al limoncello prodotto esclusivamente con limone Igp di Siracusa al 100%. L’abbiamo chiamato Syramusa in onore alla città, la ricetta è completamente diversa, ha una gradazione del 28% e un diverso contenuto zuccherino per far esplodere tutta la sua freschezza agrumata. Il limone Igp di Siracusa era quello che ci garantiva una disponibilità di prodotto costante perchè il Femminello fiorisce tutto l’anno, inoltre ha delle proprietà eccezionali e la scelta è stata perfetta. E poi, io vengo da Trieste, l’idea di avere una città sul mare con le colline che guardano il mare… Ma noi italiani ci rendiamo conto di quello che abbiamo?».

«Per noi è stato un onore – commenta il direttore del Consorzio di Tutela del Limone Igp di Siracusa, Gianluca Agati – è un grande incoraggiamento a fare del bene, ci responsabilizza molto. Abbiamo fatto da ambasciatori, perché il consorzio non vende nulla, ma siamo stati disponibili perché ci hanno dimostrato un’estrema professionalità e molta cura in ogni dettaglio, dalla scelta del colore della bottiglia che riprende la maiolica siciliana, al tappo in legno di faggio, alla quantità di bucce usate (per fare un litro di Syramusa ci vogliono 900 grammi di scorza di limone Igp ndr)».

Il Consorzio del limone Igp di Siracusa istituito nel 2000 conta oggi 226 soci. «Siamo partiti in 25 – ricorda Agati – in un momento in cui nessuno voleva i limoni che stavano sugli alberi e le motivazioni erano molteplici, dalla scarsa capacità di aggregazione alle conseguenze della caduta del muro di Berlino, il cambio delle rotte internazionali, il WTO (l’organizzazione mondiale per il commercio ndr), ledifficoltà con l’apertura dei mercati mediterranei e poi una concorrenza ben organizzata con la Spagna che ha conquistato la Francia. Oggi soffriamo ancora questa concorrenza, loro hanno spalle più forti, un governo che sovvenziona il trasporto delle merci fino al confine per cui il prezzo finale è più basso, mentre noi dobbiamo attraversare tutta la penisola su gomma». Eppure il limone Igp di Siracusa ha un futuro ancora tutto da scoprire. Basti pensare che nel 2017 pur rappresentando il 32% del limone italiano, solo il 7% di quello che si produce in tutto l’areale di Siracusa finisce in una retina. Cosa manca al limone Igp di Siracusa per la definitiva consacrazione sui mercati? «La narrazione – osserva Agati -. Bisogna raccontare la storia dell’Igp, finora è stata raccontata solo la storia del biologico, fraintendendo e spesso mistificando il significato di questa parola, il limone va comprato perché è naturale, non si può “trattare” per disciplinare di produzione e questo si può fare quando è Igp, sia bio o no. Il frutto, se Igp, è sempre commestibile, ma questo in Europa non lo sanno».

Il ConsorzioIl Consorzio per la tutela del limone Igp di Siracusa è stato istituito nel 2000. L’Igp è arrivata nel 2011. Oggi il Consorzio conta 226 soci tutti nell’areale di Siracusa che copre una superficie produttiva di 6.000 ettari, rappresenta il 32% della produzione del limone italiano e include i comuni di Siracusa, Noto, Avola, Floridia, Solarino, Priolo Gargallo, Augusta, Sortino, Rosolini e Melilli. Solo il 7% della produzione, però, finisce in una retina Igp.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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