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Una parolaccia scuote il Festival tra Charlize Theron e Conchita Wurst

Una parolaccia scuote il Festival tra Charlize Theron e Conchita Wurst

E il ragionier Conti sembra una copia di Pippo Baudo

Di Giuseppe Attardi |

SANREMO. Bionda o bruna? Sex symbol o drag queen? Mamma e moglie o segreta perversione? Viso d’angelo o barbuta? Dopo la famiglia extralarge, la coppia scoppiata che si riaccoppia, i tormenti esistenziali di Platinette, metà uomo metà donna, ieri sera la variante abbronzata di Pippo Baudo, con un’arditezza finora sconosciuta, ha indossato i panni di Piero Marrazzo, l’ex presidente della Regione Lazio “pizzicato” con un trans, abbinando nella stessa sera la diva del cinema Charlize Theron e Conchita Wurst, cantante austriaca che a sembianze, atteggiamenti e abiti femminili abbina una ben curata peluria sul volto a ricordare le sue origini maschili. Due “mostri” di bellezza. Una premio Oscar per il film Monster (2004), l’altra una Frankenstein nata dall’incrocio tra Madonna e Marilyn Manson e che sembra uscire dal tendone di Barnum, il circo che nella seconda metà dell’Ottocento divenne celebre per gli spettacoli con nani, donne barbute o cannone e altre stranezze della natura trasformate in fenomeni da baraccone. Per Charlize Teron, una delle più belle del reame di Hollywood, si tratta di un ritorno in Liguria. Qui, nel 1993, a Santa Margherita, girò il celebre spot supersexy dell’abitino che a poco a poco si sfilava lasciando intravedere il “lato b”. Quarant’anni il prossimo 7 agosto, la Theron è apparsa di recente nel western farsesco Un milione di modi per morire nel West e presto la rivedremo nel film Mad Max: Fury Road, in sala in Italia dal 14 maggio, e in Dark Places. Ma all’Ariston non parla di cinema. Svela la sua playlist: Tom Petty, U2 e (sic!) Eros Ramazzotti. Ricorda le sue origini sudafricane con un aneddoto su Nelson Mandela e il suo impegno come messaggera di pace delle Nazioni Unite e fondatrice della Fondazione Africa Outreach Project, per aiutare i giovani africani a difendersi dall’Aids. Alla fine dell’intervista, come avrebbe fatto Pippo Baudo, non può mancare da parte del suo clone la richiesta di un bacio. Al contrario, il ragionier Conti si tiene lontano dalla drag queen austriaca durante l’intervista, la cui traduzione non va in onda. La donna barbuta è ospite perché vincitrice dell’Eurovision Song Contest e per cantare Heroes, ma la sua presenza è subito finita nel mirino di associazioni cattoliche. Conchita Wurst è il nome d’arte di Thomas “Tom” Neuwirth. Che è un uomo – non è transessuale, dice di non voler diventare una donna, si definisce gender-neutral – ma preferisce per sé i pronomi femminili, e sembra alimentare volutamente una certa confusione e incertezza riguardo alla sua identità di genere. Sul suo sito spiega come mai abbia deciso di creare il personaggio di Conchita Wurst, che definisce «semplicemente una cantante in un abito formidabile, capelli perfetti e una bella barba». E’ relegata alla fine della maratona, come l’altro ospite internazionale Marlon Roudette. Spese superflue.

GIOVANI. In anteprima del Festival, i quarti di finale dei Giovani con due scontri diretti. Primo round alla band demenziale romana Kutso (Elisa) che batte 59% a 41% il mini rapper Kaligola (Oltre il giardino). Nel secondo il cantautore livornese Enrico Nigiotti (Qualcosa da giocare) con il 52% delle preferenze prevale su Chanty (Ritornerai), clone di Malika Ayane.

BIG. Scendono in gara i favoriti dei bookmakers. Grande amore vola sulle ugole spiegate del trio Il Volo, che fanno scattare in piedi il pubblico dell’Ariston. Cominciano però a sentire sul collo il fiato di Lorenzo Fragola che si avvicina con la sua Siamo uguali. La banda dei “soliti idioti” Biggio e Mandelli diretta da Roy Paci con Vita d’inferno porta un po’ di allegria e di Paese reale a Sanremo. E anche un brivido quando cantano la parolaccia a rischio censura: «Il giramento di coglioni». «Mi è scappata» si scusa Biggio. Sfiatato Marco Masini, agghiacciante Anna Tatangelo, stonato Raf, sono tarocchi Nina Zilli, Bianca Atzei e Moreno. Irene Grandi ha il consenso della sala stampa.

OSPITI. Joe Bastianich lascia i fornelli di MasterChef per accennare «Quando quando quando» di Tony Renis: si dia all’ippica. Biagio Antonacci, tra fisarmoniche e ballerine, mette in vetrina i suoi gioielli (Se io se lei, Dolore e forza, Pazzo di lei e Sognami), per poi omaggiare Pino Daniele con «Quando». E il compianto artista napoletano strappa la scena al milanese. Tra gli ancora vivi, riappare sul palco dell’Ariston Pino Donaggio per celebrare i 50 anni della canzone «Io che non vivo». Luca Argentero e Claudio Amendola fanno il verso ai presunti tentativi di suicidio dalla galleria dell’Ariston nei Festival di Baudo e di Fazio per pubblicizzare il film «Noi e Giulia».

IL COMICO E GLI SPORTIVI. Al debutto sugli schermi della Rai Angelo Pintus, il comico che piace ai bambini ed è sconosciuto ai genitori. All’Ariston hanno riso in pochi, e i bambini – alle 23 – forse erano già a letto. Vincenzo Nibali, lo “squalo” dello Stretto, e l’interista Javier Zanetti sono inutili presenze.

LO SHOW. Si svolge nella consueta piattezza. Carlo Conti svolge il suo normale compitino impiegatizio. Arisa ed Emma si limitano a fare le vallette. Rocío Muñoz Morales si guadagna il gettone di presenza ballando (si fa per dire) sulle note di Lei verrà di Mango. Il pubblico, tuttavia, sembra gradire.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA