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Aeroporti, privatizzazione Fontanarossa può aspettare Musumeci in “pausa di riflessione”

Di Mario Barresi |

Catania – Come volevasi dimostrare. Non c’è stato il via libera definitivo alla privatizzazione dell’aeroporto di Fontanarossa. Si potrebbe parlare di un altro slittamento, ma dal quartier generale di Sac lo definiscono comunque «un avvio ponderato, all’insegna del rispetto istituzionale». Di fatto l’assemblea dei soci ha deliberato l’avvio del percorso, con la Camera di Commercio del Sud-Est (61,22% delle azioni) e Città metropolitana di Catania (12,24%) già pronte a cedere un pacchetto compreso fra il 51 e il 70% delle proprie quote. La Regione, invece, ha chiesto i tempi supplementari per l’adesione di Irsap e Libero Consorzio di Siracusa, soci entrambi con il 12,24%. Un paio di settimane, fino a metà novembre, per acquisire il parere del proprio Ufficio legislativo e legale su tre questioni: le «facoltà di legge connesse all’azionariato indiretto esercitato dalla Regione mediante Irsap»; la «eventuale opzione da parte della Regione sulle quote del Libero consorzio di Siracusa», al fine di «salvaguardarne la operatività nella vigenza dello stato di dissesto»; i «poteri del Consiglio metropolitano, e quindi del suo commissario, in relazione alla vendita delle quote della Citta Metropolitana di Catania».

Queste sono le ragioni tecniche alla base del «momento di riflessione» chiesto dal governo regionale, in una nota firmata personalmente da Nello Musumeci e allegata al verbale dell’assemblea dei soci Sac. Una riflessione «giuridica», ma anche «politica». Nelle tre pagine, infatti, il presidente spiega le vere ragioni della frenata. Il governo regionale, scrive, «ha sempre manifestato una condivisione di massima» rispetto alla volontà della Camera di Commercio, ma Musumeci, oltre agli «investimenti di ordine infrastrutturale», ricorda il suo piano per «un sistema aeroportuale unico» in Sicilia, sul quale «era stata manifestata» una «disponibilità dai rappresentanti della società etnea», che «poi n on s’è rivelata tale». E qui il governatore viene al dunque, denunciando, da parte dei vertici di Sac, «iniziativa altalenanti e mancate assunzioni di responsabilità», sia «nei confronti dello scalo di Comiso», sia «nel mancato approfondimento del piano governativo relativo all’aeroporto di Trapani e agli aeroporti minori».

Musumeci mette tutte le carte in tavola: la via della privatizzazione di Fontanarossa ha escluso «qualsiasi piano di studio delle prospettive di un sistema integrato unico» degli aeroporti siciliani, una «concreta divaricazione di posizioni» che ha portato alla fumata grigia di ieri. In assemblea c’è stato più di un momento di imbarazzo, anche dei rappresentanti degli enti controllati dalla Regione, che già s’erano ufficialmente espressi a favore della privatizzazione. E c’è voluta tutta la capacità diplomatica dell’amministratore delegato di Sac, Nico Torrisi, per evitare lo strappo. Gli altri socie avrebbero potuto andare avanti lo stesso, «col rischio di un crollo del valore delle azioni di chi restava fuori dalla vendita in prima battuta». Alla fine Pietro Agen e Salvo Pogliese hanno deciso di aspettare la Regione: la privatizzazione parte lo stesso, ma ci saranno più di due settimane (molto più dell’«ultimatum di qualche giorno» ipotizzato da qualcuno) per raggiungere una linea comune a tutti i soci. A metà novembre, in un “evento aperto” sarà illustrato il piano di cessione della maggioranza (fra il 51 e il 70%) di Sac.

E ieri pomeriggio, prima di parlare della crisi del teatro Bellini, Pogliese ha avuto un lungo confronto con Musumeci anche sul caso Fontanarossa. «Gli ho detto che gli approfondimenti giuridici della Regione sono legittimi e che ci sarà tutto il tempo per farli, ma anche che gli aspetti politici sollevati – rivela il sindaco – sono infondati. Perché sul rilancio di Comiso è stato appena approvato un piano di risanamento, concordato col sindaco Schembari, che prevede l’investimento iniziale di oltre 5 milioni da parte di Sac nell’ottica del sistema integrato con Catania». Più distanti, invece, le posizioni sull’impegno della società etnea per Trapani. «È una cosa che non sta né in cielo né in terra», è la posizione – chiarissima – sotto il Vulcano.

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