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Etna, per le escursioni ai crateri resta il nodo regolamentazione

Di Francesco Vasta |

CATANIA – Ancora nulla di fatto. «Un’altra riunione inutile», sentenziano alcuni dei sindaci a microfoni spenti. Sarebbe andata così in prefettura a Catania, nell’ambito dell’ultimo vertice fra sindaci, Protezione civile e gli altri attori istituzionali sul nodo della regolamentazione dell’accesso alle quote sommitali dell’Etna. Non si riesce infatti a trovare la quadra sulla gestione dei provvedimenti di sicurezza in caso d’emergenza.

Di fatto, ripartisse a breve un’eruzione, è assai probabile che i tredici sindaci competenti per l’area dai duemila metri in su ritornino ad agire in ordine sparso. Ad agosto, mentre sul versante di Nicolosi l’accesso ai crateri fu bloccato, sul versante di Linguaglossa era possibile spingersi fino a quota 3,000 purché accompagnati da guide. Una discrasia che ha spinto forze dell’ordine come la Forestale e anche l’ex prefetto di Catania, Silvana Riccio, a prendere posizione contestando l’assenza di coordinamento tra le tante, troppe – anche secondo il governatore Nello Musumeci – autorità locali di Protezione civile, appunto i sindaci.

Riuscire quantomeno a uniformare le ordinanze su quote libere o vietate, facendole emettere in tempi utili, appare ancora missione in salita. Innanzitutto perché non tutti i Comuni sembrano avere lo stesso interesse ad assumersi responsabilità. La Prefettura, in questa fase, mantiene la posizione che piace anche alla Protezione civile regionale: sollecitare i sindaci a far sì che il sistema funzioni così com’è. Impossibile parlare di “caos istituzionale”, secondo questo attori, se tutti gli ingranaggi della catena Ingv-Protezione civile-Comuni facessero il loro dovere al momento opportuno.

L’Ente Parco dell’Etna invece, rappresentato dal commissario Gabriele Ragusa, ha raffreddato gli entusiasmi sull’altra ipotesi in campo: utilizzare il Consiglio dei sindaci del Parco per varare provvedimenti unici e concertati. Secondo i vertici provvisori dell’Ente significherebbe però andare oltre le competenze assegnate all’organismo che anche lo stesso Musumeci pare voler superare in favore di un’unica Autorità di governo dell’area protetta etnea.

Sul rafforzamento del ruolo del Parco, almeno a partire dalle ordinanze, si è invece schierato qualche sindaco. Per superare però le perplessità, c’è chi intanto valuta l’idea di un comitato d’emergenza simile al protocollo Corves tra i Comuni di Etna sud firmato nel 2016 ma poi applicato solo una volta, nel maggio 2017. Ne ha parlato il primo cittadino di Linguaglossa, Salvo Puglisi, intenzionato a proporre alle Amministrazioni di Bronte, Maletto, Randazzo e Castiglione la stipula di un’intesa per regolare gli accessi in quota. Solo un’ipotesi, al momento, o poco più.

La sensazione, comunque, è che un’accelerazione sul dibattito potrebbe imprimerla la nomina di una nuova guida del Parco. Decisione preannunciata come imminente dal presidente Musumeci. La pista di una scelta politica come quella dell’ex sindaco di Belpasso, Carlo Caputo sembra essere ormai accantonata, anche per delle impossibilità di tipo procedurale. Il governo starebbe allora ancora pensando a un profilo più terzo, una figura delle istituzioni che dovrà traghettare l’organismo nel percorso di riforma della governance dell’Etna.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA