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Ponte sullo Stretto: entro luglio 2024 l’ok definitivo al progetto, poi i cantieri

Oggi a Palermo importante convegno su quella che viene definita la “madre” di tutte le grandi opere

Di Alfredo Zermo |

«Il Ponte sullo Stretto è un’opportunità, una sfida di grande importanza, non solo a livello sociale ed economico. È un percorso lungo, c’è un decreto legge, ma c’è ancora tanta strada da fare». A parlare è Vincenzo Fortunato, amministratore della Società Ponte sullo Stretto, intervenuto questa mattina a «Il Ponte sullo Stretto una sfida necessaria», l’evento di Fondazione Magna Grecia e Fondazione Sicilia organizzato al Teatro Massimo di Palermo.

I tempi

«Entro luglio 2024 il progetto dovrà arrivare ad approvazione definitiva. In questo lasso di tempo il Consiglio di amministrazione dovrà fare contratto di programma, un accordo dunque con tutti i soggetti coinvolti nella realizzazione dell’opera infrastrutturale. Sono in corso valutazioni dell’unione europea. Il progetto andrà naturalmente aggiornato, senza tralasciare l’aspetto dell’impatto ambientale», sottolinea Fortunato, che si dice tifoso di questa sfida.

L’iter

«Dal 2001 ci sono stati due blocchi, adesso mi sembra che le intenzioni siano serie. Il percorso amministrativo non è semplice ma dovrebbe portare entro luglio del 2024 all’approvazione del progetto e, quindi, alla possibilità di aprire i cantieri».

«Nel 2006 c’è stata una scelta politica di sospensione – ricorda Fortunato -, si è ripreso nel 2008 e poi nel 2013 si è bloccato in maniera definitiva, con la revoca della concessione. Adesso c’è una scelta politica di segno opposto, ovviamente ci sono tanti problemi amministrativi, tecnici, giuridici ma tutti a mio parere risolvibili».

I costi

«Nel 2008 quando la società è ripartita i costi del Ponte erano quantificati in circa 6 miliardi, da allora a oggi sono passati quasi 15 anni ed è presumibile che questa cifra sia molto aumentata – afferma Fortunato -. Non credo di sbagliare di tanto dicendo che dovrebbe essere quasi il doppio, ma ovviamente la mia è una considerazione non tecnica».

Come potrà essere pagato? «Ci sarà una parte di autofinanziamento – spiega -. Nel 2008 era del 60 per cento, oggi presumibilmente dovrà essere inferiore ma questo dipende molto dagli studi dei flussi, che sono in corso, e dai pedaggi. Immaginando che il pedaggio non superi quello che oggi è il costo dell’attraversamento con i traghetti, gli studi di Rfi e Trenitalia immaginano una finanziabilità intorno al 40 percento, la restante parte dovrà essere finanziata con contributi statali, comunitari e regionali. La politica deciderà».

Gli interventi

Dal convegno palermitano è venuta fuori comunque un certa convergenza su questa infrastruttura ormai considerata indispensabile da più parti.

Per il rettore di Palermo, Massimo Midiri, intervenuto oggi al convegno, «dal punto di vista simbolico il Ponte sullo Stretto annullerebbe l’idea di insularità, che viene vissuta come separazione. Siamo primi in Europa per ricerca, ma ultimi per la mobilità, che con la ricerca centra molto perché i nostri ragazzi per andare oltre lo Stretto devono affrontare il costo di un biglietto aereo che spesso supera i 500 euro e questo non è più fattibile».

«Noi siamo a favore di un’operazione che ha anche un grande significato turistico per la Sicilia – ha aggiunto – e siamo convinti che sarà motivo di crescita, anche economica, e fungerà da spinta per tutto quello che oggi manca, a partire dalle strade e dalle ferrovie. Sono certo che diventerà un catalizzatore».

Secondo il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, «il Ponte sullo Stretto è un intuitivo e naturale acceleratore di sviluppo per quanto riguarda tutta la Regione e non soltanto la città di Messina. Oggi il Ponte non dovrebbe essere più un argomento di discussione. Sono convinto che ci possa consentire di accelerare lo sviluppo delle infrastrutture ancora mancanti o in ritardo nel nostro territorio, perché senza l’isolamento andrebbe a rafforzarsi».

Sarebbe un “acceleratore” anche per Maurizio Lupi, ex ministro dei Trasporti e presidente di Noi moderati. «Il Ponte sullo Stretto è un’infrastruttura fondamentale. Alla demagogia dei Verdi ricordo che le grandi opere sono sempre motore per le altre infrastrutture – ha spiegato Lupi al teatro Massimo di Palermo -. Lo dimostra il fatto che il Ponte sullo Stretto in tutti questi anni non è stato fatto ma non si sono realizzate neppure le altre opere».

«Le grandi opere accelerano la riqualificazione dei territori su cui passano, penso all’alta velocità o alla realizzazione delle autostrade, divenute luoghi centrali di logistica e di sviluppo di tutto il settore delle imprese – ha aggiunto -. Guardiamo la realtà. Possiamo anche realizzare il doppio binario in Sicilia, ma dopo dove finisce? L’Italia deve tornare a essere collegata e il Ponte sullo Stretto è un’infrastruttura fondamentale anche per il collegamento dell’Europa».

Le proteste di ieri

Non tutti però sono d’accordo con la realizzazione del Ponte. Un centinaio di persone aderenti al movimento No ponte si sono riunite ieri sera a Torre Faro a Messina, per manifestare contro la realizzazione dell’opera, annunciando nelle prossime settimane altre proteste. I promotori dell’iniziativa hanno illustrato tutte le motivazioni – economiche, ambientali, sociali e strutturali – che a loro giudizio sconsigliano la costruzione dell’opera così come la vuole il governo.

Tra i presenti oltre Gino Sturniolo, Antonio Mazzeo e Citto Saija, figure storiche del movimento, anche Palmira Mancuso di Più Europa che ha ribadito: «Salvini è in affanno nei confront della Meloni e continua a parlare di Ponte per fare propaganda e per continuare con il suo populismo. Il nostro non deve essere un no ideologico ma razionale fatto di dati e motivazioni valide. Non dobbiamo fare lo stesso errore portato avanti negli anni, facendo emergere un no solo ideologico. Dobbiamo riprendere gli argomenti più razionali per dire il nostro No al ponte e non pensiamo a cappelli politici su questa battaglia».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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