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IL TRAFFICO MERCI

Rotte marittime, così la crisi di Suez avvantaggia i porti della Sicilia: Augusta diventa “satellite” di Gioia Tauro

Le navi portacontainer che circumnavigano l’Africa spesso ora rientrano nel Mediterraneo: e l'Isola qui può giocare un ruolo centrale

Di Michele Guccione |

La notizia al primo impatto potrebbe sembrare ordinaria, quasi insignificante. Invece è un fatto tanto atteso che potrebbe cambiare il futuro economico della Sicilia: l’Autorità di sistema portuale della Sicilia orientale aveva di recente spostato il terminal container da Catania ad Augusta, mettendo a disposizione uno spazio immenso, e questa mossa si è rivelata strategica in questo momento particolare della crisi di Suez, trasformando quella che poteva essere una tragedia commerciale per la Sicilia, l’Europa e il Mediterraneo in una enorme potenzialità per l’Isola, grazie alla sua posizione centrale.

Di fatto, il traffico di Suez è sceso da 70 a 40 navi al giorno; le altre 30 circumnavigano l’Africa, ma molte di queste sono containership che non proseguono più fino a Rotterdam: rientrano nel Mediterraneo da Gibilterra e attraccano nei cosiddetti porti di “transhipment”, dove i container vengono trasferiti su navi più piccole per essere trasportati fino ai porti più piccoli di destinazione. È la “regionalizzazione” delle rotte nel Mediterraneo. In Italia gli unici porti attrezzati per il transhipment sono i porti liguri e quello di Gioia Tauro. Ed ecco che Augusta è stato “eletto” a porto di alleggerimento del maxi-scalo calabro, una sorta di “satellite”: le merci arrivano ad Augusta e vengono smistate verso i mercati di consegna, ma al contempo arrivano qui anche dall’Adriatico per essere portate a Gioia Tauro e caricate sulle meganavi oceaniche.

La portacontainer “Michigan”

Sabato 23 marzo scorso è approdata al porto di Augusta la nave portacontainer “Michigan” che ha inaugurato il nuovo servizio di linea che tocca Gioia Tauro-Augusta e l’altrettanto nuovo terminal container della Europea Servizi Terminalistici, noto operatore logistico siciliano gestito da Antonio Pandolfo. Il quale annuncia che questo servizio, effettuato per conto della Msc, è solo il primo di una lunga serie, che vedrà presto l’inaugurazione di servizi di linea per conto degli altri colossi del mare, come Cma, Cosco, Hapag Lloyd e Tarros, nonché servirà ad attivare nuove linee da e per l’Adriatico.

Pandolfo ha investito moltissimo su questo terminal, e il risultato dimostra non solo l’urgenza di ingenti risorse pubbliche per attrezzare adeguatamente l’intero scalo di Augusta, ma anche il forte ruolo attrattivo che possono svolgere gli incentivi della Zes unica del Sud, per creare una filiera attorno a questo nuovo polo intermodale.

I dati del centro studi Srm

Per capire come la crisi di Suez abbia costretto il settore della logistica a trasformarsi velocemente, anche a vantaggio della Sicilia, bisogna analizzare i dati forniti dal centro studi Srm di Napoli collegato a Intesa Sanpaolo. Come spiega bene Alessadro Panaro, Head of Med & Energy di Srm, lo scorso anno nei porti italiani il traffico di tutti i settori merceologici è stato stabile o in perdita, tranne il traffico Ro-Ro, quello delle rotte più corte. Il Ro-Ro, addirittura, in dieci anni è cresciuto del 55%. «Questo significa – osserva Panaro – che lo Short Sea Shipping sta diventando la modalità prevalente di trasporto nel Mediterraneo e noi siamo leader in questo segmento. È vero che per le nostre imprese resta fondamentale l’import-export con Usa e Cina sulle rotte Est-Ovest del mondo, però negli ultimi anni hanno preso molto quota i mercati del Nord-Africa, della Turchia e dell’area Mena in generale. Gradualmente, quindi, si stanno accorciando le catene di fornitura con effetti sulle rotte marittime».

Infatti, l’aumento di traffico Ro-Ro è dovuto non solo a questo “servizio navetta” fra i porti spagnoli che ricevono via Gibilterra e i porti italiani, ma anche ad un altro fenomeno: in pratica, dopo il Covid molte imprese, non solo quelle che hanno riportato qui le produzioni che avevano delocalizzato in Cina (cosiddetto “reshoring”) hanno deciso di ridefinire le strategie di approvvigionamento acquistando materie prime in Paesi più vicini all’Europa.

Il trend

Quali gli effetti sulla logistica? «Dopo la crisi di Suez, nei primi due mesi del 2024 – calcola Panaro – col fatto che le navi, girando attorno all’Africa, rientrano nel Mediterraneo, è cresciuto il traffico container dei porti di transhipment vicini all’imbocco di Gibilterra, come Algeciras (+7,8%), ma anche Valencia (+10,2%) e Barcellona (+26,3%) che servono anche traffico gateway. Invece, c’è stata una flessione sui container diretti a Rotterdam, indicativa di un momento difficile, e calano anche Genova e Ravenna».

È l’ora di investire sui porti del Sud, dunque: «Naturalmente – osserva Panaro – nei momenti di difficoltà occorre cogliere le grandi opportunità che ci vengono offerte dal “Pnrr”. Nel caso delle infrastrutture sarà complicato raggiungere gli obiettivi al 2026, atteso che il nostro Paese non spende mai i fondi rapidamente. Sarà, altresì, importante investire in digitalizzazione e sostenibilità, gli asset che ci diranno se i nostri porti potranno essere davvero competitivi nel Mediterraneo e cambiare un modello di gestione ancorato solo al traffico. Devono diventare scali di nuova generazione, essere pure hub energetici e sempre più connessi con strada e ferro».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA