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Svolta europea per il clima, stop alle vendite di auto a benzina dal 2035

Di Redazione |

BRUXELLES – Indicando per prima al mondo come intende farlo con una serie di proposte legislative messe nero su bianco., ha spiegato in sala stampa la , ricordando che – per rispondere agli stravolgimenti climatici in corso – l’. E vuole farlo con “un’architettura completa” che comprende anche la proposta di ridurre le emissioni di CO2 delle nuove auto a zero dal 2035. Mettendo di fatto fine alla vendite di veicoli a benzina e diesel a favore dei motori elettrici. La misura “andrà anche a vantaggio dei cittadini riducendo i costi energetici e migliorando la qualità dell’aria”, ha sostenuto von der Leyen. Senza però convincere l’, che ha subito replicato a muso duro definendo. Se i veicoli elettrici diventeranno poi gli unici sul nuovo mercato europeo, porteranno con sé anche l’incognita dei che, secondo i costruttori di auto, continuerebbero a essere troppo pochi nel Continente nonostante la spinta prevista da Bruxelles., ha spiegato ancora von der Leyen. Bruxelles propone che, accanto a un per industria ed energia e ampliato al trasporto marittimo e all’aviazione, nasca un , sostenuto apertamente solo da Danimarca e Germania e a cui si oppongono invece Francia e Paesi Bassi. Proprio questi sono i settori in cui gli sforzi per tagliare le emissioni degli ultimi decenni sono stati vani.: l’idea è di usarlo per incentivare l’acquisto di auto a emissioni zero e la riqualificazione energetica degli edifici. Risorse che – insieme al 30% del bilancio Ue, e ai 270 miliardi (il 37%) del Recovery fund destinati all’azione per il clima – dovrebbero bastare ad allontanare lo spettro dei . O, perlomeno, questo è l’auspicio di Bruxelles, che ha ben presente il rischio di un aumento del prezzo della CO2 che ricade direttamente sulla pompa del carburante o alla bolletta del riscaldamento.A sostegno della transizione verde interviene anche il , con una e una che dovrebbe portare all’Unione 30 miliardi di euro di ricavi nei suoi primi quattro anni (dal 2026, data di entrata in vigore, al 2030) ha lo scopo di tutelare l’industria europea dalla concorrenza di merci a prezzi più competitivi perché provenienti da Paesi con politiche climatiche meno stringenti. Con la speranza di convincere Turchia, Russia e Cina, ma anche gli Usa e il Wto, che non si tratta di una misura protezionistica.L’architettura proposta non fa di certo contenti tutti. Alcune proposte potranno comunque cambiare nel corso dei lunghi negoziati in vista con il Parlamento europeo e gli Stati membri. “Niente di quello che è stato presentato oggi sarà facile” da ottenere, ha ammesso, ma “questo è il decennio decisivo”.

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