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Governo e maggioranza affondano all’Ars

Governo e maggioranza affondano all’Ars il mutuo da 2 miliardi torna in commissione

Bilancio: “scure” su personale della Regione e consigli comunali

Di Redazione |

PALERMO – Governo e maggioranza affondano all’Ars: il disegno di legge sul muto da 1.7 miliardi torna infatti in commissione dopo una richiesta del Movimento Cinque Stelle e un voto d’aula per “alzata e seduta” che ha lasciato strascichi e polemiche. La seduta è iniziata intorno le 17,30 dopo la fine del vertice di maggioranza che si è tenuto a Palazzo d’Orleans sulla bozza di finanziaria presentata dall’assessore all’Economia Alessandro Baccei con il president della Regione, rosario Crocetta.  

All’inizio dei lavori ha preso la parola il capogruppo del Pd Baldo Gucciardi chiedendo di «sospendere la seduta per alcuni minuti, per permettere alle forze della maggioranza di raccordarsi sui lavori d’aula». Subito è intervenuto il presidente di turno Antonio Venturino: «Mi sembra che da più parti ci sia la richiesta di un rinvio, a questo punto è forse più opportuno rinviare direttamente a domani». Da quel momento si sono succeduti numerosi interventi in ordine sparso: Marco Falcone (Fi) ha sottolineato che il rinvio a domani sarebbe stato improponibile dal momento che con l’inizio delle votazioni per il presidente della Repubblica, l’Ars si troverà privata di tre deputati indicati come «grandi elettori». Poi è stata la volta dell’assessore alla Salute Lucia Borsellino (il mutuo da due miliardi dovrebbe coprire proprio i debiti della Sanità siciliana), che a nome del governo ha chiesto il rinvio della seduta a martedì prossimo.  

Quindi il capogruppo del Movimento Cinque Stelle Valentina Zafarana che ha chiesto il formale rinvio del ddl sul mutuo in commissione. A quel punto il presidente Venturino ha aperto la votazione per “alzata e seduta”, che si è conclusa con l’approvazione della richiesta dei grillini. Il ddl torna dunque in commissione, dove si dovrà tenere un approfondimento sul testo. Subito dopo, se la commissione darà voto favorevole, il ddl potrà tornare in aula.  

Alla fine, Venturino ha rinviato l’aula a domani alle 16: in base alle decisioni della conferenza dei capigruppo, sarà incardinato il Dpef. Il Documento di programmazione economia e finanziaria prima della seduta dell’Ars era stato oggetto del vertice di maggioranza, vertice che Crocetta ha definito «molto positivo». Il governatore, nell’incontro che si è tenuto subito dopo con i cronisti, ha detto che tutte le polemiche tra lui e Baccei «sono state solo una invenzione giornalistica» e che stanno «portando avanti una grande progetto di riforma che presuppone scelte di rigore e una strategia globale per lo sviluppo mettendo in sinergia fondi regionali, statali e comunitari e in linea con le indicazioni contenute nel Dpef». E si è detto convinto che «Roma avrà un atteggiamento positivo» perché «il nostro piano di riforme non sarà da meno rispetto a quello del governo nazionale sul piano del rigore per segnare discontinuità col passato». E ha annunciato che venerdì sarà a Roma per incontrare il sottosegretario Graziano Delrio, assieme all’assessore Baccei, per sottoporgli la bozza di finanziaria e discutere delle rivendicazioni della Regione in materia fiscale in virtù delle prerogative statutarie.  

Ma quando parla di rigore, a cosa si riferisce Crocetta? Probabilmente alla vera e propria scure che potrebbe abbattersi sui 16mila dipendenti della Regione siciliana. Nella bozza finanziaria presentata da Crocetta e Baccei infatti sono previsti tagli nella dotazione organica, blocco del turn over per 4 anni, adeguamento agli statali del calcolo delle pensioni, riduzione del salario accessorio, pensionamento forzato per chi ha requisiti delle quiescenza, abolizione della norma di salvaguardia per i dirigenti.  

Il governo fissa la dotazione organica in base al personale in servizio a fine 2014 dunque chi andrà in pensione non sarà sostituito. Gli organici saranno ulteriormente ridotti dal 2016 al 2019 in numero pari al 50 per cento dei dipendenti che andranno via nell’anno precedente, la riduzione sarà maggiore per i dirigenti. Divieto di assunzioni anche nel 2016. Per i dirigenti scompare la clausola di salvaguardia che consentiva loro di mantenere intatta la retribuzione nonostante la presenza rimozione dall’incarico. Tagli anche ai permessi per motivi familiari e personali (solo 3 all’anno) e alle pensioni con l’abolizione del sistema misto di calcolo e il passaggio al contributivo che avrà un impatto su almeno 7 mila dipendenti del comparto.  

Nella bozza è prevista anche la riduzione dei componenti dei consigli comunali. Nelle città con oltre 500mila abitanti come Palermo il numero dei consiglieri passa da 50 a 40, ma la norma interviene anche per le città con popolazione inferiore, fino a 10 membri per i comuni con meno di 3 mila abitanti. La riduzione entrerebbe in vigore alla primo rinnovo elettorale utile. Vengono ridotti all’entrata in vigore della legge anche indennità di funzioni e gettoni di presenza del 20 per cento. Stretta pure sui permessi e le licenze degli amministratori locali e sull’espletamento del mandato.  

Addio agli Istituti autonomi case popolari che saranno posti in liquidazione. E addio anche all’ente autonomo portuale di Messina. Secondo la bozza di finanziaria, le funzioni degli Iacp passeranno all’Aspa, l’Agenzia siciliana per le politiche abitative che sarà istituita con decreto dal Presidente della Regione e acquisirà il patrimonio degli Istituti.  

Insomma: tagli, tagli e tagli. Contro i quali l’Anci Sicilia (l’associazione dei Comuni) domani metterà in scena l’ennesima protesta, motivata anche «dalle recenti relazioni della Corte dei Conti che, in due diverse occasioni, ha sottolineato la sproporzione dei tagli effettuati ai danni degli enti locali»: per questo domani luci spente in 390 Comuni dell’Isola dalle 19 alle 19.05.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA