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Gela, nuovi ambienti del V e IV sec. a. C. riaffiorano nel sito delle mura Timoleontee

Di Maria Concetta Goldini |

Gela (Caltanissetta) – Resti di ambienti costruiti con particolare attenzione ad aspetti importanti per un’alta qualità abitativa quali l’areazione e l’illuminazione. Anche nel mondo greco questi particolari costruttivi erano curati. Sta dando risultati eccezionali la campagna di scavo condotta nel sito delle mura timoleontee di Caposoprano dalle Università di Coimbra, Málaga e Cadice, con la collaborazione del Mediterranean International Centre Of Studies (Micos), del Gruppo Archeologico Geloi e con il supporto di Eni e del Progetto “Youth City Factory”. 

Lo riferisce la Soprintendente ai Beni Culturali e Ambientali della provincia di Caltanissetta, architetto Daniela Vullo che nei giorni scorsi ha effettuato un sopralluogo presso il sito archeologico al fine di verificare e valutare l’attività condotta e i primi risultati. Ed è la stessa Soprintendente a far conoscere cosa hanno scoperto i ragazzi impegnati in un’esperienza entusiasmante che li ha visti impegnati nel sito archeologico anche nel giorno di Ferragosto.

«Lo scavo fino ad ora effettuato–dice la Soprintendente-  ha prodotto sorprendenti risultati  Sono stati effettuati due ampi saggi stratigrafici riscontrando la presenza di strutture interrate. Si tratta di ambienti presumibilmente coevi agli altri presenti all’interno dell’area archeologica. Durante l’operazione di scavo sono venuti alla luce diversi resti di vasellame, statuette, elementi in bronzo». 

Una grande gioia per i giovani che non dimenticheranno l’esperienza condotta a Gela. Ma torniamo alle scoperte. «Nel saggio numero 1 -rende noto l’architetto Vullo – è affiorata una insolita struttura che presenta nella parte superiore una serie di incavi triangolari verosimilmente aventi funzione di aereazione e illuminazione degli  ambienti o altre finalità che solo la continuità dello scavo potrà spiegare. I muri mantengono l’orientamento nord- sud. La datazione delle strutture riscontrate e documentate grazie allo scavo stratigrafico si attesta al V e IV secolo a.C. Lo scavo proseguirà ancora per una settimana coinvolgendo gli studenti ed archeologi delle tre Università  e vista l’importanza dei ritrovamenti si auspica possa riprendersi entro breve tempo». 

Esperienza dunque da proseguire per l’importanza scientifica ma anche come investimento sull’immagine della città. Gli archeologi  impegnati nello scavo a Caposoprano sono:  Lourdes Girón Anguiozar, (Centro di Studi d’Archeologia, Arte e Patrimonio dell’università di Coimbra e Micos) che ne cura il coordinamento e la direzione generale, Maria da Conceiçao Lopes, professoressa dell’Università di Coimbra (Portogallo), María José Berlanga Palomo, professoressa dell’Università di Málaga (Spagna), José Antonio Ruiz Gil, Professore dell’Università di Cadice (Spagna), Rafael Alfemin, Università di Coimbra (Portogallo) e Giuseppe La Spina presidente di Micos.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA