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Segreteria regionale, pd siciliano nel caos a una settimana dalle primarie

Di Giuseppe Bianca |

Palermo – Manca una settimana alla resa dei conti nel Pd di Sicilia, l’appuntamento cioè delle primarie che contrappone Davide Faraone e Teresa Piccione per l’elezione del nuovo segretario regionale. E alle 20 di oggi è scaduto il termine per la presentazione dei simboli mentre entro giovedì, sempre alle 20, dovranno essere depositate le liste collegate ai candidati.

Uno “stress test”, per come è partita e si è sviluppata la lunga vigilia a base di ricorsi e di congressi provinciali autoconvocati, che rischiano di essere sub judice, in assenza di un intervento chiarificatore che da Roma arrivi per mettere l’ultima parola. Nel Pd non manca chi pensa di «tirare la palla più lontano possibile», pensando a un rinvio del congresso, anche ai primi di marzo, per capire se da qui a quella data Renzi e il suo gruppo siano ancora dentro il partito. Una teoria questa del rinvio, minoritaria, ma fino a un certo punto, che aveva preso quota dopo il ritiro di Marco Minniti dalla corsa contro Zingaretti e dopo che, nel “chi sta con chi” renziano, era diventato difficile delineare i potenziali confini.

Venerdì scorso il responsabile organizzativo Gianni Dal Moro, aveva riaffermato la sospensione delle assisi provinciali e aveva girato «l’auspicio» che nessuna riunione si svolgesse «prima della decisione finale della Commissione nazionale di garanzia». Agrigento, Catania, Palermo sono invece i territori che intendono andare ugualmente avanti per la loro strada e celebrare i congressi provinciali. Nell’economia di questo contesto diventa quasi un fatto incidentale, una conta che rischia di passare in secondo piano, il testa a testa tra Faraone e Piccione, che secondo molti autorevoli osservatori, sarà una vera battaglia sul campo, disputata tra due concezioni della politica e dell’organizzazione del Pd che si sono rincorse poco l’una alla ricerca dell’altra e molto nel marcare a vicenda le rispettive differenze.

Per Davide Faraone, che ha più volte ribadito di voler rimanere dentro il Pd, infatti necessita «un’idea poco ideologica della politica, servono identità forti», ma anche occorre abbandonare, è questo il senso, un recinto troppo caratterizzato da posizioni del passato, che rischia di diventare uno steccato insormontabile. Ecco dunque che per Faraone «serve una comunità che accoglie, aperta, non si possono immaginare detentori di tessere cha cacciano tutti quelli che si vogliono avvicinare». Teresa Piccione dal canto suo ha ricevuto venerdì la visita dell’ex ministro ai Beni culturali Dario Franceschini, a Palermo per sostenere la battaglia congressuale dal lato di AreaDem. «Meglio la serenità delle donne che uomini troppo rissosi», ha commentato Anthony Barbagallo, insieme con Lupo alfiere di quest’area in Sicilia: «Non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo. Il nemico è la destra più cattiva di sempre che avanza, sciovinista che punta a trasformare la parola in odio».

Intanto le truppe faraoniane nei territori dispiegano le proprie forze con Luca Sammartino nel Catanese pronto a misurarsi con un apporto di peso su cui lo stesso Faraone conta molto. In un partito che attende l’esito della vicenda congressuale, da quella nazionale, a cascata, a quella regionale, i dem tornano comunque alla ricerca del proprio popolo. Vedremo in che misura lo troveranno.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA