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Gregoretti, voto su Salvini fermo al 20 gennaio: senatori maggioranza lasciano l’aula

Di Redazione |

Roma – E’ sempre braccio di ferro sul primo verdetto per il caso Gregoretti che al momento resta al 20 gennaio, anche se nella quinta riunione della Giunta delle immunità del Senato la maggioranza chiede ulteriori approfondimenti. Ma su quest’ultimo punto è scoppiata la bagarre: i senatori di maggioranza hanno infatti nuovamente lasciato la riunione per protestare contro la decisione del presidente Maurizio Gasparri di mettere al voto la richiesta di ulteriori approfondimenti da loro avanzata e ab differenza di lunedì, sono usciti senza partecipare al voto. 

La partita sulla data del voto frattanto non è affatto chiusa: tant’è che Pd-M5s e Italia viva guardano alla conferenza dei capigruppo che si riunirà nel pomeriggio.

«Le posizioni si sono cristallizzate», ammette il capogruppo di Iv Francesco Bonifazi che però rimarca: «Per noi l’organo che decide il calendario del Senato è la conferenza dei capigruppo, per il presidente Gasparri no. Vediamo». L’appiglio è la decisione presa nei giorni scorsi all’unanimità dai capigruppo di Palazzo Madama di sospendere, come da prassi, le attività di aula e commissioni dal 20 al 24 gennaio, per la campagna elettorale in Emilia-Romagna e Calabria dove si vota il 26. La maggioranza lo interpreta come uno stop che vale anche per la Giunta. «Conte e Di Maio hanno cambiato idea sugli sbarchi perché sono alleati del Pd. Se mi mandano a processo sarà un processo politico», attacca Salvini dando dei «vigliacchi» agli avversari in un comizio in Emilia.

Sulla data del voto gli animi si sono accesi con il battibecco a distanza tra il senatore di Leu Pietro Grasso e il presidente della Giunta Maurizio Gasparri. Il primo è a Washington in missione con la commissione Antimafia del Senato. Un impegno che era stato preannunciato quando è stato definito il calendario dei lavori, insieme alla «garanzia» di Gasparri che non si sarebbe votato durante l’assenza di Grasso e del 5 stelle Mario Giarrusso, anche lui in missione negli Usa. Invece, la richiesta di maggiori documenti sulle condizioni di salute dei migranti, avanzata lunedì dai 5 Stelle, era stata messa ai voti e respinta dopo un pareggio, 10 a 10 ( che vale come voto contrario). Sull’esito era stato determinante il voto di Gasparri. Grasso aveva avvertito: «Il comportamento di queste ore dice molto più sull’ imparzialità del presidente Gasparri nel valutare in maniera equilibrata tutte le istanze. Spero voglia continuare a onorare la carica che ricopre». Gasparri si è difeso in punta di diritto: «La mia condotta è pienamente conforme al regolamento e alle decisioni sul calendario della Giunta, prese all’unanimità».

In serata la maggioranza ha comunque deciso di non insistere sulla questione della data del voto, pronta a tornare alla carica nella conferenza dei capigruppo. Sul tavolo della Giunta sono finiti 4 punti su cui Pd, Italia viva e M5s chiedono maggiori lumi. «Riguardano le motivazioni che Salvini ha addotto nella memoria sulla definizione di interesse pubblico, di tutela della sicurezza pubblica e del terrorismo», ha spiegato la senatrice di Iv Nadia Ginetti. «Vogliamo capire se Salvini aveva delle informazioni specifiche sulla presenza di eventuali soggetti pericolosi che lo hanno spinto a fare una scelta», ha aggiunto. Chieste inoltre le perizie tecnico-sanitario sui migranti a bordo per un eventuale rischio contagio e da quale ministero è stato impartito l’ordine finale del 31 luglio, cioè quello di non far sbarcare i 131 migranti della nave militare al porto di Augusta. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA