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Montante, il j’accuse di Cancelleri: «Alla Regione scarsa trasparenza e forte inerzia»

Di Mario Barresi |

CATANIA. «Bizzarra». È l’aggettivo che Giancarlo Cancelleri, deputato regionale e leader grillino di Sicilia, utilizza per definire l’intervista del governatore Nello Musumeci pubblicata ieri (domenica 27 maggio, ndr) su La Sicilia. «Vorrei fare un video su Facebook per esprimere il mio giudizio, ma non so se ce la faccio», ci confessa al telefono nel primo pomeriggio. E aggiunge: «Il fatto che nelle migliaia di pagine di inchiesta della Procura di Caltanissetta si fa cenno a un incontro fra il governatore, all’epoca deputato all’Ars, e Antonello Montante per discutere di un progetto del figlio di Musumeci nel campo dello spettacolo, rende singolari le sue affermazioni quando si vanta di essere stato il primo a denunciare la “mafia dell’antimafia”, visto che proprio nello stesso periodo Musumeci incontrava Montante per chiedergli qualcosa».

Ma anche lei, onorevole Cancelleri, viene tirato in ballo dallo stesso Montante, che nell’interrogatorio parla di un incontro fra voi per perorare la causa del suo ex datore di lavoro.

«Io ho già chiarito quella vicenda. Lo incontrai non in quanto Montante, ma da presidente della Camera di Commercio, alla luce del sole, per una vicenda pubblica per la quale ci fu pure un comunicato stampa. Quello di Musumeci era un incontro privato per faccende personali. Il presidente dovrebbe fare pace con se stesso: è il grande accusatore di Montante o il politico che lo incontrava per questioni familiari?».

Musumeci non è il solo ad avere incontrato Montante quand’era il paladino della legalità.

«Infatti. Ma noi del Movimento 5stelle siamo stati i primi, in tempi non sospetti, a chiedere le dimissioni di Montante da tutte le sue cariche. E non mi pare che Musumeci né tanti altri suoi amici l’abbiano fatto».

Una parte dell’inchiesta di Caltanissetta riguarda anche il condizionamento delle Regionali del 2012. E lei quelle elezioni le perse, sconfitto da Crocetta oggi indagato.

«Rispetto a ciò che emerge dalle carte, il sistema Montante, che vede protagonisti tanti altri politici di entrambi gli schieramenti tradizionali, ha condizionato la politica siciliana nell’ultimo decennio. L’ipotesi di finanziamento illecito ai partiti ci pone davanti a una necessità di trasparenza. Per questo ho firmato un disegno di legge per estendere alla Sicilia le regole di rendicontazione di candidati e partiti a Corte d’Appello e Corte dei conti. Ma, al di là del passato, l’altro tema che mi preoccupa riguarda il presente».

Cosa la preoccupa in particolare?

«L’inerzia del governo regionale di fronte a scelte di discontinuità rispetto al sistema Montante. Musumeci e Turano si sono lavati le mani sulla revoca delle cariche camerali di Montante, mentre stiamo seguendo con attenzione alcuni movimenti che non ci convincono fra Attività produttive e Irsap. Vedremo…».

Poi, nel caos della domenica, arriva la notizia del naufragio del governo grillo-leghista.

E l’intervista cambia in corso d’opera.

Conte ha rimesso il mandato, l’argomento è superato. Ma nell’intervista Musumeci dava al “vostro” premier un’apertura di credito…

«Lo faceva per mettere una pezza all’ennesima figuraccia del vicepresidente Armao, che aveva attaccato in modo vergognoso Conte. Per dirgli: “Caro Armao stai zitto, perché non conti nulla”. Un’operazione di facciata, per coprire l’incapacità politica dei suoi e per farsi bello con Palazzo Chigi. Avrei tanto altro da dire, compreso il fatto che noi non avremmo mai fatto i “passacarte” di Musumeci a Roma. Ma purtroppo il governo Conte non si farà, quindi discorso chiuso».

Musumeci ha rivendicato un’apertura anche nei vostri confronti all’Ars.

«L’ha fatto perché, nello scenario di quel governo sarebbe stato in forte difficoltà: in Sicilia noi siamo all’opposizione e la Lega è senza assessori. Aprire al dialogo, a casa mia, non significa “qui c’è il mio programma, se vi piace me lo votate”. Magari questa cosa può funzionare, in cambio di qualche poltrona di vicepresidenza, con il Pd…».

E che significa, a casa sua, aprire al dialogo?

«Prendere un foglio bianco e scrivere le dieci priorità per la nostra terra. Ma lo si deve fare assieme, con tutti, alla luce del sole. Firmando un “contratto” per governare la Sicilia, sul modello di quello che era stato fatto a Roma».

Questo contratto si può ancora firmare?«Pensiamo a quello che succederà a Roma. Fra un po’ magari saremo tutti in campagna elettorale. Le cose cambiano. In continuazione…».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA