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Il caso

Pozzallo e le palazzine dell’Iacp a rischio crolli, la visita dell’on. La Vardera e la raccolta della documentazione di tutto quello che è accaduto dal 2007 a oggi

Il coordinamento cittadino e il coordinamento provinciale di Sud chiama Nord hanno definito gli elementi per cercare di fare chiarezza sulla delicata vicenda

Di Redazione |

Ismaele La Vardera, deputato regionale di Sud chiama Nord e vicepresidente della commissione Antimafia all’Ars, ha effettuato, lo scorso fine settimana, un sopralluogo nelle palazzine Iacp di Pozzallo al centro delle cronache in questi ultimi giorni, andando a trovare le famiglie residenti negli alloggi di piazzale Italia a Pozzallo oggetto di una ordinanza di sgombero da parte del sindaco dopo che è stata constatata la pericolosità strutturale degli edifici in questione con il conseguente rischio crolli. L’on. La Vardera, accompagnato dalla coordinatrice cittadina Maria Migliore, dal coordinatore provinciale e consigliere comunale Paolo Monaca, nonché dal consigliere comunale Saverio Buscemi e dall’assessore Andrea Distefano, entrambi di Ragusa, ha parlato con le 48 famiglie, raccogliendo il loro grido di dolore, e trasmettendo contestualmente una pec per richiedere un incontro urgente al presidente della Regione, Renato Schifani, per sollecitare un intervento da parte del governo siciliano a vantaggio delle persone in questione. Ma non solo. L’on. La Vardera ha anche predisposto una interrogazione urgente in cui illustra la gravità della situazione. “Coinvolgere i massimi esponenti della Regione – ha detto l’on. La Vardera in aula all’Ars – è indispensabile perché una situazione di questo tipo non può essere gestita in maniera semplice dalla comunità. Lancio il grido d’appello perché tutti i colleghi possano occuparsi della vicenda di Pozzallo. Se Schifani non risponderà, andremo a occupare quelle abitazioni per stare simbolicamente vicini a quelle famiglie. Stiamo parlando di un governo irresponsabile”(nella foto sotto da sinistra Monaca, La Vardera, Buscemi e Distefano al Comune di Pozzallo).

Il coordinamento cittadino e il coordinamento provinciale di Sud chiama Nord hanno visionato tutta la documentazione che concerne la delicata questione. Tutto parte da un incendio in un alloggio del settembre del 2007 da cui scaturiscono una serie di sondaggi eseguiti da un laboratorio specializzato con gli esiti delle prove di compressione dei campioni di calcestruzzo molto scadenti. Da qui l’inizio della vicenda caratterizzata dallo scambio di tutta una serie di comunicazioni tra l’Iacp di Ragusa e gli uffici competenti dell’assessorato regionale delle Infrastrutture. Vengono avanzate una serie di ipotesi per la manutenzione e per la prima volta, nel 2009, emerge che il 40% circa dei pilastri perimetrali, con riferimento ai primi tre piani, risultano con una resistenza di capacità inferiore alla corrispondente domanda. Insomma, si parla per la prima volta della presenza di calcestruzzo depotenziato. Si prende atto, altresì, di una visita geologica da cui risulta la presenza di due faglie che attraversano l’area in cui sorgono gli edifici e, andando avanti, nel 2011, nel mese di marzo, il Comune di Pozzallo rilascia una concessione edilizia per l’esecuzione di un progetto di consolidamento e miglioramento degli edifici.

Nel 2013 Iacp e Comune sottoscrivono un protocollo d’intesa in cui l’istituto chiede all’ente locale se ci sono delle aree disponibili per potere costruire ex novo i 48 alloggi. Il Comune spiega che non c’è disponibilità perché il territorio è piccolo e quindi si potrebbe adottare un altro sistema, acquistare delle piccole proprietà. Nel 2014 si riparla di messa in sicurezza e, dopo, ancora della possibilità di demolire e ricostruire per intero le palazzine. In una riunione del 23 marzo 2017 si parla di “situazioni di rischio elevato per l’incolumità delle persone dovute al fatto che gli alloggi continuano ad essere abitati pur in presenza di provvedimenti di sgombero in atto o emanandi”. A un certo punto c’è un altro documento sempre dall’assessorato che scrive all’Iacp di Ragusa affinché valuti se l’adeguamento sismico sia fattibile oppure se si possa risolvere l’emergenza valutando la possibilità di intervenire facendo riferimento ad alloggi sostitutivi immediatamente abitabili. Poi, dopo ancora, dicono che ci sono tre possibili soluzioni: la prima demolizione e ricostruzione degli alloggi sul sito o in aree assegnate dal Comune di Pozzallo; la seconda un intervento di consolidamento strutturale di cui al progetto approvato in precedenza da un tecnico incaricato; oppure, terza opzione, l’acquisto di alloggi da privati per cui si stima la possibilità di erogare 5 milioni di euro. Quest’ultima ipotesi, nel 2018, sembra decollare.

Viene pubblicato un bando, poi la commissione nominata per l’espletamento della gara prende atto che, nonostante la proroga dei termini di presentazione, risulta pervenuta una sola offerta. E poi, un altro passaggio, precisa che ad oggi nessun intervento volto al consolidamento strutturale è stato effettuato e che tale mancanza ha potuto solamente incidere negativamente sul progressivo deterioramento delle strutture in virtù anche del grande intervallo di tempo intercorso tra la data delle indagini, cioè il 2007, e il periodo attuale. Nel 2017, il documento in questione sottolinea che “quanto esposto riveste un carattere di assoluta urgenza per un potenziale rischio crollo con possibili conseguenze sulla pubblica e privata incolumità”. Tutto ciò per arrivare a un altro documento del 24 maggio dell’anno scorso in cui l’attuale governance dell’Iacp informa la Regione che nessun provvedimento è stato attuato e che la situazione è sempre di costante pericolo.

“Il circolo Sud chiama Nord di Pozzallo – dice la coordinatrice Maria Migliore – sostiene le preoccupazioni delle famiglie oggetto dell’ordinanza di sgombero riguardante le tre palazzine di proprietà dell’Iacp di Ragusa. In quelle case abitano persone e bambini amici, la cui vita è stata sconvolta in un istante e senza che alcuno abbia prospettato possibili e ragionevoli soluzioni. Compito della politica è la continua attenzione alle necessità delle comunità amministrate e non di creare i presupposti per danneggiarle nell’intimo e nell’economia”.

 “Sono passati 17 anni dal 2007 – dice il coordinatore provinciale di Sud chiama Nord, Paolo Monaca – sono cambiati i governi regionali, si sono alternati i commissari dell’istituto, si sono succedute amministrazioni comunali, ma le carte certificano che gli unici risultati prodotti sono quelli di comunicazioni, manifestazioni di belle intenzioni, enunciazioni varie senza che nessuno abbia attuato un solo provvedimento concreto. Ma è mai possibile per il sistema politico agire in questo modo a maggior ragione se si fa riferimento all’incolumità di 48 famiglie? L’urgenza è legata al fatto che si predispongano interventi immediati. Cosa che in tutti questi anni non c’è mai stata. Chi ha gestito e chi ancora gestisce tutta la politica di manutenzione abitativa e poi l’edilizia popolare convenzionata si è posto il problema che all’interno c’erano delle persone? Altra vicenda surreale è il comportamento dello Iacp se fosse vera la notizia della vendita di alcuni di questi alloggi. Ma come si fa a vendere degli appartamenti che insistono in una palazzina che si sapeva essere alle prese con seri problemi strutturali del genere e a rischio crollo? Ecco, ci sono tutta una serie di interrogativi da sciogliere. Anche in questa occasione stiamo a ribadire la necessità che i nostri territori debbano essere amministrati da uomini e donne che abbiano più caratteristiche di amministratori e risultino essere meno politicanti”.

La delegazione di Sud chiama Nord, accompagnando l’on. La Vardera dal sindaco Ammatuna, si è messa a disposizione del primo cittadino per la risoluzione della scottante questione. Al contempo, per onestà intellettuale, evidenzia che, al contrario di quanto sostenuto dall’amministrazione comunale che ha dichiarato alla stessa delegazione di vivere questa vicenda come “un fulmine a ciel sereno”, ha potuto appurare che circolano in rete diversi documenti che attestano come la stessa amministrazione, in un proprio comunicato del gennaio 2022, avvisava di avere incontrato l’allora commissario dell’Iacp, Salvo Mallia, ponendogli sempre la questione della sicurezza delle palazzine, parlando della ipotesi della demolizione e ricostruzione degli edifici in questione. Quindi, un problema ben conosciuto sin da allora.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA