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Il Catania non ingrana: tutti i perché di un flop inatteso

Il vicepresidente Grella invoca la calma ma impazza l'hashtag #TabbianiOut

Di Giovanni Finocchiaro |

La preparazione cominciata in ritardo o comunque gestita durante il naturale e necessario rinnovamento dell’organico; il ritardo di condizione di chi aveva (o ha) problemi fisici o in estate ha lavorato non dal primo giorno; l’impatto con la categoria che è sempre un ostacolo specie per chi arriva dalla D dopo aver vinto il campionato a mani basse; le occasioni sprecate (tante), quelle create (ieri poche), i quattro pali in due gare che poi sono andate perse. Il Catania è in crisi e un insieme di cose l’hanno generata.Ci sono le scelte societarie che, anche ieri il vice presidente Grella ha difeso a spada tratta: «Bisogna aver pazienza anche se ne calcio è difficile evocarla. I conti li facciamo alla fine».

Perché non si verticalizza?

Ma c’è anche da dire tante altre verità sotto gli occhi dei 18 mila ieri l’altro e che hanno indispettivo un pubblico da Serie A: questa squadra verticalizza poco. Si affida all’estro di Chiricò che da solo può far poco. Ladinetti in un ruolo strategico come quello del regista, crea poco. In attacco due gol in quattro gare sono davvero una miseria. Due gol, aggiungiamo, segnati nella stessa gara. E le altre tre sfide? Zero assoluto. Anzi pali e traverse che sono il segnale d’allarme che fa rima con sfortuna.

Il mormorio dei tifosi

I tifosi sono inviperiti anche e soprattutto con la società e preoccupati. Si va da chi chiede spiegazioni a Grella, chi vuole subito la testa di Tabbiani e sui social l’hashtag #Tabbianiout imperversa. Chi vuole un centravanti nuovo (ma ormai il mercato è chiuso), chi si chiede perchè il turn-over contro il Foggia ha visto fuori dalla gara un centrale esperto come Silvestri. Perchè la staffetta dei centravanti non è stata prevista al contrario con Di Carmine dall’inizio e poi magari sarebbe uscito fuori? Tante altre domande che col senno di poi valgono relativamente, perchè il risultato maturato ieri l’altro non si può cambiare.C’è anche da discutere su chi ha un ruolo di leader non solo in campo, ma anche fuori. Manca il Ciccio Lodi di qualche anno fa. Ma anche quello dell’anno passato. A parte che in regia sarebbe stato utile negli ultimi 20 minuti e non di più. Ma fuori dall’evento gara chi mette fila questi giocatori facendo loro capire che Catania non è un posto qualunque?

La città spinge

La città spinge, ma se perdi in casa punta il dito contro chiunque. Poi, ci si chiede: perchè dopo aver vinto il campionato scorso con tre mesi di anticipo non si è proceduto a formare il gruppo nuovo in tempo, sfruttando il vantaggio? Il povero Laneri pare abbia lavorato con un budget ridotto per quelle che sono le medie delle squadre che programmano un campionato a vincere. Poi, c’è un’altra verità: non si costruiscono le squadre a vincere sborsando solo soldi. Iemmello costava due milioni e avrebbe scombussolato tutta l’organizzazione del mercato tra ingaggi e contratti vari. Dicono così.Dice giusto Grella: c’è tempo per recuperare e i conti si fanno alla fine. Ma in una città che risponde con 14 mila abbonati e nelle gare in casa aggiunge altri 3 mila spettatori che fanno gridare al sold out, due ko in casa sono troppi. E il ritardo dalla vetta, oggi, diventa pesante. Come l’aria che si respira alla vigilia della gara di Caserta. Se il Catania, ci auguriamo tutti, dovesse vincere amen, se non dovesse farlo? Paga Tabbiani per tutti oppure si troveranno altre soluzioni?

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