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Dire Straits Legacy, un’eredità che è un pieno di rock’n’roll

Di Gianluca Santisi |

Molto più di una tribute band. I Dire Straits Legacy non solo incarnano alla perfezione l’anima del gruppo rock fondato nel 1977 da Mark Knopfler, ma possono contare persino su alcuni ex componenti della leggendaria band inglese. L’attuale line-up è infatti formata da Alan Clark (tastiere, hammond e cori), Danny Cummings (percussioni e cori) e Phil Palmer (chitarre), insieme agli italiani Marco Caviglia (voce e chitarra) e Primiano Di Biase (tastiere) e ad una sezione ritmica che vede il noto produttore e musicista Trevor Horn al basso e Steve Ferrone alla batteria. Dopo la conclusione della prima parte del tour mondiale, il 6 ottobre a New York, i Dire Straits Legacy hanno ripreso a viaggiare per l’Europa e, da qualche giorno, sono giunti in Italia. Due date sono previste in Sicilia: il 26 novembre al Teatro Golden di Palermo e il giorno dopo al Metropolitan di Catania. Sarà l’occasione per rivivere la magia dell’indimenticabile repertorio dei Dire Straits, con brani come Money for Nothing, So Far Away, Sultans of Swing, Walk of Life e tante altre hit, ma anche per ascoltare alcune canzoni del nuovo album di inediti prodotto da Palmer e Clark.

Ne abbiamo parlato con Marco Caviglia, frontman e chitarra solista dei DSL, che così ricorda il suo primo “incontro” con la band britannica: “Avevo 14 anni e mio cugino, Roberto Kunstler (cantautore e autore, anche per Sergio Cammariere, nda) mi fece una cassetta con il meglio del rock del periodo. In quella cassetta c’era anche “Sultans of Swing” e fu amore al primo ascolto. Da allora questa musica è diventata la colonna sonora della mia vita”.

Fai parte del progetto fin dall’inizio, com’è maturata questa sfida?

«Dire Straits Legacy nasce proprio dall’amore e dalla passione per questa musica e l’idea è quella di celebrarla dal vivo, con i componenti che nel corso del tempo ne hanno fatto parte. Senza “etichette” particolari. I DSL non sono i Dire Straits, perché senza Mark non esistono i Dire Straits, ma non siamo neanche una semplice tribute band, visto che nella line-up ci sono sempre molti ex membri dei Dire Straits. In effetti, è qualcosa di speciale e particolare, forse unica al mondo».

Che effetto ti ha fatto confrontarti con artisti come Alan Clark o Phil Palmer?

«È un’esperienza fantastica che mi ha aiutato anche a crescere come musicista, sia per la parte “live” che per quanto riguarda le registrazioni in studio. Alan e Phil sono due artisti favolosi e due persone speciali».

Nel corso degli anni ci sono stati vari cambiamenti di line-up…

«I cambi di formazione sono dovuti semplicemente ai tanti impegni che ognuno di noi ha. È sempre difficile mettere tutti insieme nello stesso momento, ma tutti sono sempre parte della nostra famiglia».

Che tipo di approccio avete scelto nel riprendere i brani dei DS?

«L’approccio principale è quello di rispettare i capolavori, perché Mark è un genio, e di presentarli al pubblico nel miglior modo possibile, con qualche variazione in termini di arrangiamento ma sempre nel rispetto dello stile e delle “regole” DS. La band ha una “dinamica” pazzesca quando suoniamo e questo amplifica il valore di ogni singolo musicista: sono tutti mostri sacri che hanno fatto la storia del rock».

Con Mark Knopfler ne avete mai parlato?

«Conosco Mark personalmente dal 2001. Ci siamo incontrati diverse volte tra Stati Uniti e Italia, siamo andati molte volte a cena insieme, ma non abbiamo mai parlato dei DSL. Abbiamo parlato di chitarre, macchine e donne (ride, nda)».

Come reagisce il pubblico ai vostri concerti?

«La reazione della gente è sempre super entusiasta. In Brasile abbiamo visto persone che nel ringraziarci delle emozioni che avevamo trasmesso piangevano come bambini. Sono esperienze fantastiche e poter trasmettere emozioni è sempre un privilegio ma anche una grande responsabilità. Interessante è anche vedere come ci siano molti ragazzi ai nostri concerti, probabilmente saranno i figli dei fan che andavano ai concerti dei Dire Straits».

L’anno scorso avete pubblicato il vostro primo album di inediti.

«Abbiamo fatto un disco sotto il brand Legacy che si chiama “3 Chord Trick”. È stato osannato dalla critica e registrato tutto alla “vecchia maniera” senza artifizi o basi, tutto live… puro rock’n’roll».

Il pubblico siciliano è stato sempre molto legato ai DS…

«Adoro la Sicilia e particolarmente le Eolie, dove spesso sono andato in vacanza in barca. A Catania tra gli anni ’80 e ‘90 c’era pure un fan club dei Dire Straits gestito dai miei amici Salvo e Alberto che non vedo l’ora di rivedere e abbracciare. Ci ho suonato nel 2014. Ricordo che c’erano quasi 20.000 persone. Fu un concerto favoloso».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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