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Fognature, Italia a rischio maxi-multa Ue: in Sicilia 51 delle 80 infrazioni segnalate

Di Patrizia Lenzarini |

BRUXELLES – L’Italia é finita nuovamente nella ‘tagliola’ della Commissione europea per non essersi ancora completamente adeguata al sistema di depurazione e fognatura come chiede da quattro anni la Corte di giustizia europea. Così da Rapallo a Ischia a Cefalù sono ancora 80 (e ben 51 solo in Sicilia) gli agglomerati sotto ‘scacco’ – tra veri e propri gioielli turistici, zone di grande fascino e siti urbani – che non si sono ancora adeguati alla direttiva europea sulla raccolta e il trattamento delle acque reflue.

La fattura rischia di essere salata: per il ritardo accumulato, Bruxelles ha portato nuovamente l’Italia sul banco degli imputati alla Corte Ue chiedendo ai giudici europei di applicare a Roma una sanzione forfettaria di 62,69 milioni di euro», con «l’aggiunta di una multa di circa 347mila euro per ogni giorno» di ritardo che l’Italia potrebbe accumulare a partire dal nuovo pronunciamento della Corte. Di fatto Roma ha circa 12 mesi di tempo per mettersi in conformità con il numero maggiore delle aree sotto accusa, in modo da limitare la sanzione che é proporzionale ai risultati che sono stati realizzati. Eppure in Italia – spiegano fonti Ue – sono stati stanziati oltre 2,5 miliardi di euro per mettere in regola tutte i siti fuori norma. Bruxelles giustifica la sua decisione con l’obiettivo di evitare gravi rischi per l’ambiente ma soprattutto per gli oltre sei milioni di cittadini che abitano in quelle aree.

In Sicilia le aree sotto accusa come detto sono tantissime: 51 sulle 80 totali dell’Italia. In primis la stessa città di Catania e tanti agglomerati della sua provincia come Misterbianco, Aci Catena, Adrano,Giarre, Mascali, Riposto, Caltagirone, Aci Castello, Acireale, Belpasso, Gravina di Catania, Tremestieri Etneo, San Giovanni La Punta. Ad Agrigento, oltre al capoluogo di provincia nella liste dei “cattivi” ci sono Favara, Palma di Montechiaro, Menfi, Porto Empedocle, Ribera, Sciacca. A Palermo occhi puntanti sugli impianti di depurazione di Cefalù, Carini, dell’ASI di Palermo, Misilmeri, Monreale, Santa Flavia, Termini Imerese e. Nel Siracusano sotto accusa le fognature di Augusta, Priolo Gargallo, Avola e Carlentini. A Messina e provincia vengono citati Barcellona Pozzo di Gotto, Capo d’Orlando, Furnari, Giardini Naxos, Consortile Letojanni, Pace del Mela, Piraino, Roccalumera, Consortile Sant’Agata Militello, Consortile Torregrotta, Gioiosa Marea, Messina 1, Messina 6, Milazzo, Patti and Rometta. Nel Ragusano, oltre al capoluogo di provincia, ci sono Scicli e Scoglitti. Nel Trapanese riflettori sugli impianti di Campobello di Mazara, Castelvetrano 1, Triscina Marinella, Marsala, Mazara del Vallo.

Altri 13 agglomerati sotto accusa si trovano in Calabria (come Crotone e Reggio Calabria); sette in Campania (tra gli altri Napoli est e Benevento), tre in Puglia (Casamassima, Porto Cesareo e Taviano). Nel Centro-Nord, in Abruzzo é interessata la zona di Lanciano-Castel Frentano, in Liguria Albenga, Rapallo e Recco; in Friuli Venezia Giulia, Cervignano del Friuli, Trieste-Muggia-San Dorligo. Si tratta di agglomerati con un numero equivalente o superiore a 15mila abitanti.

Inizialmente erano 109 le aree non conformi ma «vista l’estrema lentezza dei progressi compiuti e la ripetuta inosservanza dei termini preventivamente annunciati», Bruxelles non ha esitato a richiedere sanzioni, come aveva già fatto in casi analoghi con Belgio, Grecia, Lussemburgo e Portogallo.

Infatti, le fognature ‘fuori legge’ o inadeguate sono fonti di contaminazione da parte di batteri e virus nocivi, senza contare che l’azoto e il fosforo che contengono possono danneggiare le acque dolci e, se riversate in mare, favorire la crescita eccessiva di alghe che soffocano le altre forme di vita.

La decisione europea rischia di essere sola la prima di una serie di provvedimenti contro l’Italia a causa delle fognature fuori legge. Oltre alla decisione odierna è in arrivo – secondo gli esperti Ue – un nuovo ricorso contro l’Italia per non essersi adeguata ad una sentenza di condanna della Corte Ue del 2009. Tempi più lunghi per un’altra controversia del 2014.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA