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**Giustizia: Coraggio, ‘giudice costituzionale non può limitarsi a dialogo interno a Palazzo’**

Di Redazione |

Roma, 8 set. “Un giudice costituzionale, chiamato ad applicare norme che esprimono valori, come con particolare efficacia e brillantezza ricorda Paolo Grossi, mio predecessore e grande storico del diritto, non può accontentarsi di un dialogo tutto interno al Palazzo, così rischiando di perdere i contatti con la società, che pure lo ha espresso, e di inaridirsi”. Lo dice il presidente della Corte Costituzionale Giancarlo Coraggio a conclusione dell’evento a Palazzo della Consulta dedicato alla Giornata mondiale dell’alfabetizzazione e della cultura svoltasi alla presenza del Capo dello Stato e delle più Alte cariche, nonché tutti i protagonisti dei podcast di Incontri.

“Una ‘Corte in relazione’, l’ha definita Marta Cartabia durante la sua presidenza, sottolineando l’arricchimento che da questo scambio con l’esterno trae la giustizia costituzionale. Del resto, nel 1968 l’allora presidente Aldo Sandulli, persona certo non portata alla retorica e all’enfasi, sostenne la necessità di una Corte che ‘si sente ed è carne e sangue del corpo sociale’. Una convinzione condivisa da tutti i giudici – rileva il presidente della Corte – non essendo concepibile una giustizia costituzionale non in sintonia con la società e che non sia in grado di intercettarne i cambiamenti indotti dal tempo e dalla storia”.

“Ebbene – osserva con riferimento ai podcast Incontri realizzati dalla Consulta con personaggi esterni al Palazzo – chi meglio dei filosofi, degli scienziati, dei letterati, degli artisti, dei giornalisti, dei professori e di tutti quanti hanno accettato di incontrarci virtualmente nei podcast, è in grado di percepire l’evoluzione della realtà sociale e dei suoi valori e di portarla all’attenzione di noi giudici?”COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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