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Il dramma dei minori sbarcati soli: “Picchiati in Libia”
Palermo, 8 set. “La mamma è morta quando avevo 9 anni, la notte non riesco a dormire i pensieri ritornano sempre a quando è morta la mamma. Sono partito dalla mia città 8 mesi fa. in Libia è stato terribile. A Tripoli per un mese sono stato picchiato, costretto a lavorare senza essere pagato e così ho provato a scappare ma mi hanno preso ed è stata la mia fine”. A parlare è R., un ragazzino di 16 anni proveniente dal Bangladesh e sbarcato in estate a Pozzallo, insieme con centinaia di coetanei, e adesso assistito psicologicamente da Terre des Hommes che da luglio è presente con un’équipe di psicologi e mediatori linguistici culturali a Pozzallo, in banchina, presso l’Hotspot e al centro di accoglienza ex Azienda Don Pietro di Cifali (Ragusa) per fornire assistenza psicologica e psicosociale ai minori stranieri non accompagnati.
In banchina durante il mese di agosto il team Terre des Hommes è stato presente allo sbarco di oltre 1.100 migranti in due differenti sbarchi, offrendo un primo supporto psicologico a minori soli, famiglie con bambini e donne in stato di gravidanza. Sono oltre 240 i minori supportati direttamente dall’équipe durante gli sbarchi ed una volta giunti nelle strutture di accoglienza, dove sono scattate per loro le quarantene preventive a causa del Covid19, in condizioni non sempre rispondenti al principio di protezione e tutela del loro benessere psico fisico.
“I minori incontrati provengono da paesi in cui le norme sanitarie inerenti la gestione del Covid19 e i tempi di quarantena a seguito di contatti con persone risultate positive, sono protocolli sconosciuti, difficili da comprendere e causa di forte stress e paura. Perché siamo in carcere? Ci chiedono. Il prolungarsi dei tempi di quarantena e la percezione di privazione della libertà soprattutto in quei casi in cui non è possibile uscire negli spazi esterni dell’hotspot, sono elementi che attivano significativa sofferenza psicologica. Abbiamo rilevato un incremento dei sintomi di ansia, panico e tristezza oltre che l’acuirsi di sintomi post traumatici dovuti alle precedenti esperienze di violenza e tortura sperimentate durante la rotta migratoria e nei paesi di origine”, riporta Valentina Gulino, psicologa di Terre des Hommes.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA