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Lavoro: Ariadne Group, per combattere disengagement puntare su benessere e formazione

Di Redazione |

Roma, 28 nov. (Labitalia) – Engagement e disengagement: sono le due facce (una positiva e l’altra negativa) del benessere delle risorse all’interno di ogni azienda. Da qualche tempo, il fatto che la percentuale di lavoratori che si dichiarano poco coinvolti e sempre più distaccati, anche emotivamente, dal proprio lavoro sia cresciuta è diventata una certezza nota a tutti. “Se prima pensavamo fossero soltanto slogan – spiega Marcello Ricotti, Ceo di Ariadne Group, un pool di aziende ultra-specializzate nelle diverse discipline indispensabili per i progetti digitali di successo – negli ultimi due anni abbiamo dovuto ricrederci perché è evidente che lavorare in un ambiente stressante o con risorse poco motivate ha impatti devastanti sul business, in termini di turnover, di fedeltà o di peggioramento della qualità dei servizi”. “Se cambia il paradigma, e le persone non sono più disposte ad accettare condizioni che ritengono inadeguate, devono cambiare anche – avverte – le organizzazioni e lavorare affinché davvero si metta al centro il benessere e la soddisfazione dei propri collaboratori. In che modo? Anche, e soprattutto, creando piani welfare adeguati alle esigenze di ciascuno e puntando sulla formazione che è un aspetto spesso molto trascurato”. Non esiste la ricetta per ottenere un elevato livello di engagement delle risorse, perché gli elementi sono davvero molti. Ma inclusività, attenzione alle persone (intesa come corretta comunicazione, trasparenza nelle procedure organizzative e supporti, anche tecnologici, per rendere più semplice lo svolgimento del proprio lavoro e più immediata la collaborazione tra le risorse) e valorizzazione della squadra e dei singoli componenti dei team, possano fare la differenza. “Se dovessi elencare i due elementi fondamentali per contrastare il flusso di dimissioni, il basso coinvolgimento delle risorse e tutte le problematiche che riguardano la gestione delle persone – spiega – non avrei dubbi: digital workplace e formazione”. “I digital workplace – prosegue – sono spazi di lavoro virtuali e fruibili da qualunque luogo, in qualunque momento, da ogni device e, soprattutto, in totale sicurezza: è una forma di attenzione verso le persone, mettendo a disposizione strumenti che riducono burocrazia e operazioni brainless favorendo trasparenza e comunicazione. Un valido digital workplace offre, a chi lo usa, la possibilità di comunicare e collaborare affinché tutti, anche lavorando a distanza, si sentano parte di un gruppo che si impegna per raggiungere gli obiettivi aziendali”. La formazione è l’altra importantissima componente, uno strumento indispensabile per fidelizzare e motivare le risorse, per il re-skilling e per l’aggiornamento delle proprie competenze. Il digital learning mai come oggi offre opportunità quasi illimitate, ma non bastano le tecnologie: servono competenze altamente specializzate perché il digital learning, se davvero deve essere uno strumento di engagement, non può essere ridotto al semplice concetto di formazione online”, conclude.

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