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Mafia: difesa Mori chiede assoluzione, ‘la trattativa è una favoletta inventata’/Adnkronos (2)

Di Redazione |

“L’incontro viene collocato tra l’1 e il 21 giugno 1992 – dice oggi l’avvocato Milio – Se fosse stato il generale Mori o il colonnello De Donno il traditore, o il generale Subranni, Borsellino sarebbe andato il 25 giugno alla caserma Carini dei Carabinieri per proporre di fare le indagini? O il 10 e 11 luglio sarebbe andato in trasferta in elicottero con Subranni, o ancora li avrebbe difesi il 14 luglio 1992, pubblicamente, i traditori? E il 18 luglio, il giorno prima di morire, disse: ‘Non sarà la mafia a uccidermi ma i miei colleghi e altri a permettere che ciò possa accadere, ma non menziona mai i carabinieri”.

La Procura generale di Palermo di recente ha chiesto alla corte d’assise d’appello di confermare le condanne inflitte in primo grado a boss, ex carabinieri e politici imputati di minaccia a Corpo politico dello Stato nel processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. In primo grado il boss Leoluca Bagarella fu condannato a 28 anni di carcere, a 12 gli ex ufficiali del Ros Mario Mori e Antonio Subranni, l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri e l’ex medico fedelissimo di Totò Riina, Antonino Cinà. Otto anni la pena inflitta all’ex capitano del Ros Giuseppe De Donno. La Corte – in primo grado – aveva inoltre dichiarato il “non doversi procedere” nei confronti del collaboratore di giustizia Giovanni Brusca per intervenuta prescrizione visto il riconoscimento delle attenuanti previste per i collaboratori di giustizia. Anche Massimo Ciancimino era stato condannato a 8 anni per calunnia e concorso esterno ma poi, nel secondo grado, la sua posizione è stata stralciata perché il reato è andato prescritto.

“Il generale Mario Mori ha minacciato o no il governo? – dice Milio – Perché è questo il reato per cui il generale Mori è stato condannato a 12 anni ed è ancora sotto processo. Qui si è parlato di trattativa, vera o presunta, ma anche nella requisitoria non si fa riferimento alcuno alla minaccia che è il vero reato al centro di questo processo. Parlando poi della sentenza di primo grado dice tranchant: “E’ fallace sul reato della minaccia al governo”. ”Il capo di imputazione a carico dell’ex Generale Mori è che avrebbe realizzato una minaccia al governo – dice Milio- Perché voi, signori giudici, possiate decidere deve essere chiara una cosa: Mori ha minacciato o no il governo nel 1993 come ritenuto in sentenza?”. ”Siamo sicuri che Vito Ciancimino abbia detto che ci sarebbe stata una spaccatura tra Riina e Provenzano? – dice – No, non ci sono prove, anzi, al contrario abbiamo la certezza che non lo abbia detto”. Le arringhe difensive proseguiranno lunedì prossimo, 5 luglio, con l’intervento del legale del colonnello Giuseppe De Donno, l’avvocato Francesco Romito. (di Elvira Terranova)COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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