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Tlc: da Wind a Tim, la procura ha ‘spento’ il far west dei servizi
Milano, 29 feb. Il far west dei servizi aggiuntivi, croce di milioni di utenti della telefonia, è da tempo nel mirino della procura di Milano e, dopo aver già indagato su Wind, ieri ha calato la sua scure su Tim, con un sequestro di poco inferiori ai 250 milioni di euro arrivato a oltre cinque anni dai fatti contestati. “La società, sin dal 2019, non appena ha avuto contezza di irregolarità, ha proceduto di propria iniziativa a segnalare i fatti alla procura di Roma, la quale, all’esito del procedimento, ha qualificato i fatti come truffe ai danni di Tim” è il contenuto della nota della quotata che rivendica di aver “tempestivamente adottato ogni iniziativa per tutelare la propria clientela, provvedendo, tra il 2019 e il 2020, al rimborso di tutte le attivazioni irregolari di cui ha avuto contezza e al blocco dei servizi a valore aggiunto risultati interessati da attivazioni irregolari”.
E in attesa di poter chiarire ogni aspetto della vicenda, il decreto di ieri, firmato dal gip Patrizia Nobile su richiesta dell’aggiunto Eugenio Fusco e del pm Francesco Cajani, riaccende un tema che ha visto milioni di utenti come potenziali vittime. L’inchiesta riguarda l’attivazione sui device degli abbonati alla compagnia telefonica di servizi a costo aggiuntivo, come suonerie, oroscopo, meteo, giochi e altro. Un servizio non richiesto e attivabile con un semplice doppio click.
Le indagini “hanno disvelato come fosse sufficiente visitare una pagina web o consultare una app con il proprio cellulare per ritrovarsi abbonati a servizi che prevedono il pagamento di un canone settimanale o mensile”. Servizi da tempo non più permessi dopo l’intervento del regolatore. E su Tim “Ci aspettiamo – scrivono gli analisti di Equita – un lungo contenzioso e un probabile forte ridimensionamento dell’ammontare coinvolti”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA