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Alta tensione in Venezuela, 14 morti e 218 arresti nella rivolta contro Maduro
ROMA, 24 GEN – Tra ieri e l’altro ieri sono stati 14 i morti, di cui nove mercoledì e cinque martedì, nella repressione messa in atto dalla polizia e dai militari contro le proteste antigovernative in Venezuela che hanno portato all’autoproclamazione del leader dell’Assemblea nazionale Juan Guaidò come presidente ad interim. Lo riferisce l’ong Observatorio Venezolano de Conflictos Sociales y de Provea su Twitter.
Dall’inizio delle proteste contro Nicolas Maduro, lunedì scorso, sono stati 218 i manifestanti arrestati, secondo quanto riporta El Mundo. Il bilancio dei morti rischia di crescere perché oggi si temono nuovi scontri.
Per Maduro, 56 anni, al potere dal 2013 quando successe a Hugo Chavez, è decisamente il giorno più lungo, dopo che lo scorso 11 gennaio si è insediato per il suo secondo mandato. E la tensione a Caracas e in tutto il Paese è alle stelle. Una folla enorme ieri si è riversata in strada e solo nella capitale, a seguito degli scontri con la polizia e con la guardia nazionale, si registrano almeno cinque morti (qualcuno parla di otto) e diversi feriti. «Resteremo qui finché il Venezuela non sarà liberato», ha promesso Guaidò dopo il giuramento, chiedendo all’esercito di mollare Maduro e di ristabilire i dettami della Costituzione. Sfidando così il regime in un’escalation che mette in pericolo innanzitutto la sua persona, visti i precedenti di oppositori arrestati, esiliati e addirittura – accusano le associazioni per i diritti umani – torturati. «Gli occhi del mondo sono tutti puntati su di noi», ha tirato però dritto Guaidò.
In rivolta contro Maduro sono soprattutto i quartieri operai di Caracas, quelli che una volta lo sostenevano e che ora, ridotti allo sfinimento da una crisi economica senza fine, si schierano invece col giovane ingegnere industriale di 35 anni, sempre più popolare soprattutto da quando l’ex pupillo di Chavez ha strappato ogni potere proprio all’Assemblea nazionale, nel tentativo di stroncare la sommossa. Assemblea che però è riconosciuta dalla comunità internazionale, così come Guaidò ancor prima che da Trump è stato riconosciuto dal neo presidente del Brasile Jair Bolsonaro. Intanto dal Palazzo di vetro delle Nazioni Unite, a New York, parte l’appello a fermare ogni violenza. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA