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Da Siace a Biosphera, il “buco nero” delle Partecipate

Da Siace a Biosphera, il “buco nero” delle Partecipate

Di Redazione |

Il governo regionale ha presentato questa mattina alla Corte dei Conti, che ha bacchettato la Regione sui ritardi i materia, una memoria su quanto realizzato in termini di liquidazione delle Partecipate più un’altra memoria aggiuntiva a firma della Ragioneria generale. Dalle relazioni vengono fuori i casi più eclatanti di queste società che spesso sono solo dei “carrozzoni mangisoldi” che gravano in maniera pesante sul bilancio della Regione. Per le società partecipate la Regione siciliana ha infatti speso, in quattro anni, oltre 1 miliardo di euro, ben 21 milioni al mese. Soldi pubblici versati per coprire perdite di bilancio, per sottoscrivere aumenti di capitale e come anticipazioni di saldi di liquidazione nel periodo dal 2009 al 2012: oltre il 40% di queste società pubbliche, come ha rilevato la Corte dei Conti nella sua indagine, ha registrato perdite in almeno tre bilanci consecutivi. Ecco alcuni di questi casi.  

Biosphera e Multiservizi Entrambe partecipate dalla Regione, non possono essere liquidate perché entrambe vantano dei crediti proprio nei confronti dell’amministrazione regionale, che però non paga. Risultato: le società rimangono in pieni da quattro anni e la Regione spende soldi ogni anno per mantenere aperte le liquidazioni. È il paradosso che emerge da due relazioni, una dell’ufficio speciale per le liquidazioni della Regione e l’altra della Ragioneria generale, consegnate alla Corte dei Conti in vista dell’adunanza pubblica di oggi, alla luce dei rilievi e dei correttivi avanzati dai magistrati contabili nell’indagine sulle società partecipate della Regione e del deliberato trasmesso al governo alla fine del 2013. Per queste due società, scrive l’ufficio speciale della Regione, “si deve attendere l’esito dei tavoli di conciliazione” per sbloccare le situazioni creditorie e accelerare la chiusura delle liquidazioni. Biosphera, i cui dipendenti sono stati assunti dalla Servizi ausiliari Sicilia (Sas), ha un debito per il Tfr pari a 1,5 milioni di euro, a fronte di crediti nei confronti dell’assessorato regionale al Territorio, iscritti in bilancio, per 6 milioni. Più grave la situazione della Multiservizi (dipendenti transitati in Sas) che ha debiti per Tfr pari a 7 milioni ma crediti, iscritti in bilancio, per 18 milioni nei confronti di vari dipartimenti dell’amministrazione regionale.  

Siace In liquidazione da 30 anni, la Siace Spa dovrebbe chiudere definitivamente entro fine mese. Era il 1985 quando l’Espi, l’ente di sviluppo industriale della Regione, avviò la procedura di liquidazione della Siace, ma a oggi la società per l’industria agricola cartaria editoriale, al 100% regionale, è ancora in vita. E costa. Per pagare il liquidatore quest’anno la Regione ha sborsato 8 mila euro. Dopo la Siace, dovrebbe toccare alla Quarit Scpa e a Sicilia Innovazioni Spa, la cui cancellazione dal registro delle imprese è prevista, dall’ufficio speciale, per la fine di quest’anno.  

Ciem Scpa e Sicilia Turismo-Cinema Spa Per accelerare le procedure di liquidazione di Ciem Scpa e Sicilia Turismo e Cinema Spa, entrambe partecipate dalla Regione, la Regione procederà alla fusione per incorporazione delle due aziende nella Info Rac Map Spa, al 100% pubblica. Inforac, costituita nel 2007 per dare attuazione alla Convenzione di Barcellona del ‘76, è in liquidazione, e non ha dipendenti. Di contro ha contenziosi pendenti, “in larga misura riconducibili – scrive il dirigente dell’ufficio speciale, Grazia Terranova – a opposizioni a decreti ingiuntivi ottenuti da consulenti della società per compensi asseritamente maturati: alcuni giudizi sono stati assunti in decisione già da alcuni mesi per cui è verosimile che a breve saranno depositate le relative sentenze”. Inoltre, “il liquidatore ha proposto azione di responsabilità nei confronti dell’amministratore delegato della società, ottenendo un sequestro conservativo nei suoi confronti”. Per quanto riguarda le due società che dovrebbero essere incorporate, la Ciem (internazionalizzazione e promozione dell’economia euro-mediterranea) ha in servizio 15 dipendenti (tre distaccati a Sicilia e ricerca) e debiti, la quota maggiore con Serit che deve ricevere 600 mila euro; Sicilia turismo e cinema Spa, è in liquidazione da un anno: pendono tre contenziosi con un ex consulente e una società di produzione che ha portato in giudizio la Spa davanti al Tar per il mancato finanziamento di un film da parte della Regione.  

Lavoro Spa La Lavoro Sicilia Spa, al 100% in mano alla Regione e in liquidazione da un anno e mezzo, va verso il fallimento. Nella relazione consegnata alla Corte dei Conti dal dirigente dell’ufficio speciale della Regione per le liquidazioni si legge della “disastrosa situazione finanziaria” rappresentata dal liquidatore della società, a causa “di una rilevante perdita d’esercizio nel 2013” e della “completa erosione del capitale sociale”. “Lavoro Sicilia – si legge nella relazione – è stata interessata da un pignoramento mobiliare richiesto dalla società proprietaria dell’immobile dove era situata la sede legale della società in dipendenza della esposizione di questa a titolo di canoni d’affitto non corrisposti. È altresì presente un contenzioso dipendente dalle commesse ottenute dalla società”.  

Le Terme Quelle di Acireale – in liquidazione dal 2010 ma ricapitalizzate da “mamma Regione” nel 2011 con 5,1 milioni – registrano perdite costanti: 2,3 milioni nel 2010; 2,7 nel 2011; 1,7 nel 2012. I contenziosi con i debitori sono 32, fra cui uno con Unicredit. Nonostante ciò, la Terme di Acireale (4 dipendenti assunti nel 1990) ha nominato, e pagherà, il collegio sindacale per il triennio 2013/15 e ha prorogato alcuni incarichi esterni «legati alla stagionalità delle attività». La Terme di Sciacca Spa è in liquidazione dal 20 giugno 2011. Ma la Regione è stata sempre munifica. Prima di quella data (con ricapitalizzazioni di 110mila euro nel 2009 e di 1,7 milioni nel 2010), ma soprattutto dopo: copertura dei disavanzi con 300mila euro (2011) e 1,2 milioni (2012), “aumenti di capitale per non perdite” da 1,6 milioni nel 2011 e da 190mila euro l’anno successivo. Ciò è servito a mantenere un personale ben più consistente della “gemella” acese, alla quale è accomunata dalle perdite: 2.237.216 (2010); 2.078.983 (2011); 1.990.324 (2012). A Sciacca lavorano 23 dipendenti in comando dalla Regione e 5 a tempo indeterminato «di cui uno licenziato in quanto condannato per truffa aggravata e continuata nei confronti della società». La relazione evidenzia che «nonostante la riduzione notevole del personale a comando a tempo indeterminato (da 108 a 23) la spesa complessiva del personale è rimasta tendenzialmente uguale».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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