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Deceduta dopo un’emorragia, assoluzione per 21 medici

Di Vincenzo Pane |

Il decesso della nissena Rosalia Di Maira non vede come colpevoli i medici degli ospedali “Sant’Elia” di Caltanissetta e “Cannizzaro” di Catania che la ebbero in cura.

Almeno questa è la chiave di lettura che ha dato alla vicenda il Tribunale monocratico di Messina, al termine del processo che ha visto imputati i ventuno professionisti, ora tutti assolti con la sentenza emessa dal giudice di primo grado.

A uscire assolto dalla vicenda giudiziaria sono Natale Francaviglia, 63 anni, Nicola Alberio, 45 anni, Raffaele Alessandrello, 51 anni, Giovanni Cinquemani, 39 anni, Angelo Spitaleri, 41 anni – tutti della divisione di Neurochirurgia del “Sant’Elia” e poi i loro colleghi del “Cannizzaro” Concetto Cristaudo, 59 anni, Gabriele Corsale, 43 anni (neuroradiologi), Gaetano Ettore Elio Blandini, 59 anni, Fabio Barone, 47 anni, Marco Fricia, 51 anni, Ugo Stancanelli, 62 anni, Orazio Giliberto, 67 anni, Carmelo Petralia, 57 anni, Francesco Inserra, 47 anni, Maurizio Passanisi, 56 anni, Fausto Ventura, 72 anni, Salvatore Blanco, 63 anni, Corrado D’Arrigo, 57 anni, Valerio Grande, 65 anni, Vincenzo Iuculano, 66 anni e Pietro Mario Seminara, 72 anni (tutti neurochirurghi).

Un processo che si è svolto nella città dello Stretto perché la donna venne ricoverata nel Centro neurolesi di Messina a causa delle sue condizioni critiche e lì morì il 28 marzo 2009, quindi l’inchiesta – aperta dopo la denuncia dei familiari della donna, parti civili al processo – venne portata avanti dalla Procura messinese.

La donna venne ricoverata alla fine del 2008 a Caltanissetta per un’emorragia cerebrale – nel capo di imputazione si parla di emorragia subaracnoidea – e, pur essendo fatta una diagnosi corretta non sarebbe stato eseguito prontamente l’intervento per ridurre l’aneurisma.

Rosalia Di Maira venne quindi trasferita a Catania per l’intervento che però, secondo l’accusa, in questo caso fu eseguito in ritardo. Cosa che avrebbe causato il risanguinamento dell’aneurisma e l’aggravamento, poi rivelatosi fatale, delle condizioni della donna.

Questa era la tesi della Procura della Repubblica di Messina, che aveva infatti chiesto la condanna di tutti gli imputati, mentre su tutt’altra lunghezza d’onda le conclusioni della difesa.

I medici, infatti, avevano ritenuto che le condizioni della donna sconsigliavano l’intervento tradizionale ed invece era possibile tentare la strada di possibili terapie alternative, sebbene le condizioni fossero gravissime ed era difficile evitare il decesso.

Per questo era stata sollecitata l’assoluzione da parte degli avvocati difensori Giacomo Butera, Franco Passanisi, Vincenzo Mellia, Maurizio Magnano, Massimo Grande, Salvatore Ragusa e Francesco Ruggeri.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA