E’ un Catania tutto nuovo e italiano Ecco come potrebbe giocare
E’ un Catania tutto nuovo e italiano Ecco come potrebbe giocare
Arrivati anche Mazzotta e Ciccarelli: adesso Marcolin deve creare il gruppo per la salvezza
CATANIA – Anche Luca Ceccarelli. E pure Antonio Mazzotta. Il Catania non si ferma sul mercato e sono arrivate le firme di altri due giocatori. Il primo, Luca Ceccarelli, è l’esperto difensore proveniente dallo Spezia, dove ha giocato a più riprese e dove era diventato capitano e leader. Il Catania è andato a prelevarlo a domicilio, lo ha corteggiato, lo ha convinto, lo ha strappato alla concorrenza e lo ha consegnato pronto all’uso a Dario Marcolin. Poi è arrivata la firma del terzino esterno del Cesena, Antonio Mazzotta e così il Catania è già un altro Catania e il presidente Nino Pulvirenti e l’ad Pablo Cosentino, con il direttore sportivo Delli Carri, hanno rispettato il primo impegno che avevano preso con se stessi prima ancora che con i tifosi e con la piazza: quella difesa che si è fatta sistematicamente fare a pezzi da qualunque avversario, ancora sino all’ultima partita di campionato a Lanciano, di fatto è stata cancellata, resettata, con un colpo di “delete” da computer che ha spostato quel file corrotto e danneggiato nel cestino.
Con tutto il rispetto per chi ha giocato sino a ieri, naturalmente, per chi in passato aveva saputo dare anche un contributo importante alla causa del Catania, per chi è stato leader o giovane di belle speranze. Discorso finito, diciamo, al limite, archiviato se non proprio cancellato. Ma non c’era più spazio, né tolleranza, né pazienza, né stomaco per continuare ad assistere impotenti a quel massacro del fortino rossazzurro. Chiaro che non è soltanto colpa della difesa quando si barcolla e si prendono caterve di gol, c’è una fase difensiva balbettante, un centrocampo che, magari, rallenta, balbetta, stenta, sbanda. Tutto vero, tutto possibile, tutto scontato. C’è stato anche questo, ma, francamente e senza infierire, le prove del reparto sono state un disastro a prescindere dalla precarietà dell’assetto. Questi sono fatti. Al termine del girone d’andata, del resto, avevamo detto che su un quaderno erano stati scritti almeno sei nomi di elementi da prendere e sette o otto da ringraziare e salutare e addio. Dei sette o otto più della metà erano difensori, dei sei da prendere almeno quattro erano di difensori. Belmonte, Schiavi, ora Ceccarelli, e ceduto Monzon che è praticamente già al Boca Junior dove sta andando anche Peruzzi e dove è finito, è arrivato Antonio Mazzotta del Cesena, classe ‘89. Visto l’attivismo di Pablo Cosentino sul mercato, in queste ore sono arrivate decine di proposte di società e richieste di giocatori pronti a venire a Catania. Ma non si lavorava per affollare, ma per sfollare da una parte e riempire con qualità e giudizio dall’altra. Dunque la scelta del terzino sinistro ruotava intorno a pochi nomi e alla fine è stato scelto il più affidabile, un potente cursore esterno. Nato a Palermo, Mazzotta ha giocato anche nel Lecce, Pescara e Crotone. Una garanzia in un ruolo che da due anni era praticamente sguarnito. In partenza anche Alberto Frison, è andato alla Sampdoria, che lo aveva già cercato. Il Catania lo ha accontentato, ma adesso vorrebbe chiudere l’accordo con il Torino per Gillet. La scelta di un altro numero 1 è essenziale, perché anche sulla figura del portiere la società in estate si era fidata, un po’ troppo, aveva fatto le sue scommesse. Con risultati piuttosto deludenti, perché nel naufragio della difesa anche i portieri hanno fatto la loro parte. Salutato Frison, si batte la pista Gillet, ma non è escluso che se non dovesse esserci l’accordo finale, il Catania viri su un altro portiere. Certo, è come se si stesse ricominciando tutto da zero e adesso tocca a Dario Marcolin tirare fuori tutte le sue qualità di tattico, di allenatore-motivatore, trasferire ai giocatori la sua esperienza, il suo carattere, la sua voglia di ridare concretezza e prospettiva alla sua carriera di allenatore. E’ il momento dei fatti, Marcolin sa come muoversi. A giudicare dagli uomini a disposizione e conclusa l’era argentina, il nuovo allenatore dovrebbe scendere in campo con una 4-3-1-2 tutto italiano o quasi. Non sarà facile creare subito un gruppo, una squadra. Ma il tempo è scaduto e Marcolin questo lo sa. Se vogliamo attaccarci anche ai retroscena, del resto, quel che non videro i tifosi dopo l’avvento del duo Mihajlovic-Marcolin sulla panchina rossazzurra con la squadra ad un passo dalla retrocessione, è che Dario non era soltanto abilissimo ed attivissimo sotto il profilo tattico, nei suggerimenti a Sinisa, nell’inquadrare con lucidità la partita ed impostare quelle successive, ma fece valere negli spogliatoi anche il suo carattere. Che non è lontano da quello del rigoroso serbo, ha contorni diversi, si manifesta in maniera diversa, ma è un altro bel caratterino.
Ecco, adesso tocca a Marcolin. La società ha quasi chiuso. Tra oggi e i prossimi giorni ci saranno gli ultimi interventi, le cessioni, l’arrivo del terzino e del portiere, per cui, come detto, rispetto alla pista Gillet potrebbe all’ultimo istante spuntare qualcosa di diverso, un’alternativa non messa nel conto, per aggiungere ancora una scossa alla squadra. Perché quel che avanza della vecchia squadra adesso lo sa: qui non si può scherzare più, chi sbaglia adesso paga. E se ne va.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA