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Il grande potenziale dell’e-learning, ma l’Italia non lo sfrutta abbastanza
(Milano, 11/09/2020) – Milano, 11/09/2020 – La pandemia di Covid-19 ha reso impossibile la frequentazione delle scuole per svariati mesi (praticamente tutta la seconda parte dell’anno scolastico) e il Ministero dell’Istruzione ha dovuto agire di conseguenza chiedendo di utilizzare metodi di didattica virtuali. Come ha reagito l’Italia? Era pronta per un cambiamento così radicale come questo? Secondo diversi studi, l’Italia risulta indietro rispetto alla maggior parte dei paesi europei sulla capacità di soddisfare la richiesta di e-learning.
Cos’è l’e-learning?
Il termine “e-learning” si riferisce al sistema di apprendimento che si ottiene tramite Internet utilizzando un dispositivo elettronico. Si può chiamare anche apprendimento online o istruzione online e non va confuso con quei basilari programmi sul computer che offrono corsi di svariata natura. L’e-learning, infatti, è dinamico e deve coinvolgere gli studenti, funzioni che non possono essere adempiute da un semplice programma elettronico.
L’istruzione online, dunque, è la formazione fornita tramite un computer o un altro dispositivo digitale, che consente alla tecnologia di facilitare l’apprendimento sempre e ovunque.
Va aggiunta anche un’altra caratteristica importante dell’e-learning, ovvero la presenza necessaria di una piattaforma di apprendimento online (in inglese, learning management system LMS). La piattaforma funge da spazio virtuale che simula l’ambiente vero e proprio della scuola. È proprio su questa piattaforma che vengono condivisi i vari contenuti e in cui si incontrano virtualmente le persone che partecipano al programma.
Le potenzialità dell’e-learning
Quali sono i vantaggi dell’apprendimento digitale?
• Maggiore responsabilizzazione dello studente, che ha la libertà di costruire il proprio percorso di studio
• Si adatta a particolari situazioni di crisi ed emergenza
• È ambientalmente sostenibile (esempio: minor consumo di carta)
• Apre le porte a nuove competenze, quali per esempio: abilità trasversali, di ricerca e creative.
Italia ultime nelle classifiche
Uno studio Ocse ha esaminato 30 paesi a livello internazionale in relazione alla questione delle infrastrutture digitali necessarie per transizionare efficacemente verso l’e-learning. L’Italia risulta ventiduesima, una delle ultime, con percentuali troppo basse rispetto alla media, soprattutto per quanto riguarda l’accesso a internet da casa.
I risultati: nonostante in Italia siano stati avviati 218 percorsi formativi di didattica online (un numero molto minore rispetto a quello del Regno unito, ma maggiore rispetto a Grecia e Francia) ci sono ancora molti e troppi studenti italiani che non hanno l’accesso a internet da un computer a casa (circa il 27,5% degli studenti).
Utili anche le ricerche della AGCOM (Autorità per le Garanzie delle Comunicazioni), che ha reso noto il rapporto annuale sullo stato di sviluppo della scuole digitale in Italia.
Alcune sconcertanti cifre:
•il 47% dei docenti utilizza ogni giorno tecnologie digitali per la loro didattica. Però, solo l’8,6% di questi utilizza un LMS (una piattaforma virtuale). Infatti in gran parte le risorse digitali di cui fanno uso i docenti si limitano alla ricerca di informazioni sul web
•solo il 20,9% degli insegnanti prova a far utilizzare i dispositivi digitali ai propri alunni, inserendoli nel loro percorso didattico.
C’è però una buona notizia: il MIUR ha finalmente lanciato diverse iniziative nella direzione dell’innovazione del sistema scolastico cogliendo le opportunità dell’educazione digitale, primo fra tutte il Piano nazionale scuola digitale.
Aspetti negativi e positivi emersi in Italia
Durante il periodo di chiusura delle scuole in Italia a causa del Coronavirus, sono emersi gli aspetti negativi e quelli positivi dell’apprendimento online in Italia. Se da un lato l’e-learning è risultato accessibile, dall’altro questa condizione extra-ordinaria ha messo in luce tutte le fragilità che ci sono nell’infrastruttura digitale italiana.
Ritornando ad analizzare lo studio di Preply, si può notare che mettendo in paragone le infrastrutture digitali di molti paesi a livello globale e mettendo sotto analisi i fattori principali che influenzano l’accesso all’apprendimento digitale, si sono riuscite ad identificare le aree in cui c’è maggior bisogno di intervento. Questo perché, come da un’intervista rilasciata dal CEO di Preply, Kirill Bigai, l’azienda è convinta che l’apprendimento online abbia enormi potenzialità, anche nel migliorare l’educazione a livello internazionale.
La pandemia di Covid-19 ha messo in luce come ci siano ancora ingenti voragini tra i vari livelli di opportunità di e-learning nel mondo; il fine dello studio, dunque, è proprio quello di comprendere in che misura gli studenti hanno accesso agli strumenti e alle risorse digitali adeguate per poi iniziare un cambiamento in quella direzione.
Ricapitolando brevemente si può dire che rispetto al dato dell’accessibilità all’educazione online l’Italia non è una delle nazioni migliori, anzi, ma alcuni dati la pongono nella media: solamente il 72.5% degli studenti può accedere a un computer da casa, però i corsi di educazione a distanza sono 218, un dato che pone il paese nella media europea. Nella media europea è anche il dato relativo alla retribuzione dei tutor, 17 euro l’ora.
I dati che abbassano notevolmente la posizione dell’Italia nella classifica sono quelli che riguardano la velocità di download a banda larga e mobile, che è in media di 60.0 Mbit/s (in Francia, Ungheria, Svezia e Spagna il dato è raddoppiato).
Altre generali tendenze risultate dall’analisi di Preply
Per informazioni:
Preply è una piattaforma digitale che si occupa di mettere in contatto un network di persone provenienti da tutto il mondo, tra cui decine di migliaia di studenti e altrettanti tutor certificati, col fine di studiare e insegnare in più di 50 lingue. Un algoritmo di apprendimento assegna automaticamente i vari studenti ai rispettivi tutor, i quali creano piani di studio esclusivi adeguati ai budget, al programma e al livello di conoscenze dello studente. Attualmente, studenti provenienti da fino a 150 paesi hanno frequentato oltre due milioni di lezioni da insegnanti ubicati in 110 paesi.
Preply, fondata in Ucraina nel 2013 da Kirill Bigai, Dmytro Voloshyn, e Serge Lukyanov, ha fatturato oltre 15 milioni di dollari e ha più 180 dipendenti di oltre 25 nazionalità che lavorano negli uffici di Kiev e Barcellona.
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