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IL PERSONAGGIO

Il presidente della Vibonese sotto la curva rossazzurra: «Emozione indimenticabile»

Di Giovanni Finocchiaro |

E, allora, Caffo – proprietario di Amaro del Capo, marchio più diffuso al Mondo – risponde con rispetto e con un’emozione che si porterà dentro a vita: «Se la partita fosse finita in pareggio, non mi avrebbero accolto così. Ma è stato davvero un momento particolare, per questo ringrazio il pubblico di Catania per l’accoglienza».

Caffo in settimana aveva confermato al nostro giornale tutto l’amore per i colori rossazzurri, un amore che ha origini antiche. Da ragazzino racimolava i soldi per l’ingresso allo stadio. Ammirava Bearzot e il Catania della prima promozione in A. Poi, anche dalla vicina Calabria, anche al timone della Vibonese, ha seguito il percorso in altalena del suo Catania.

Per godersi lo spettacolo da vicino, ha deciso dopo tre anni di accomodarsi in panchina. E ha portato per… forza allo stadio molti dei suoi parenti siciliani che, altrimenti, sarebbero rimasti a casa. Molti di loro mettevano piede per la prima volta in un impianto sportivo. Sono arrivati in nove nella tribuna A del Massimino: il figlio Nuccio Caffo con la moglie Anna Prete (giornalista ed ex miss Calabria 2005), i nipoti Antonio – con le figlie Carla ed Elena – e Sebastiano Guarrera coi figli Francesco e Mario, e ancora il nipote Francesco Intelisano, personal trainer e volto noto del piccolo schermo (molte apparizioni in programmi nazionali).

Alla fine del match Caffo ha radunato i parenti e gli amici per un saluto veloce: «Pisseri ha parato da protagonista, abbiamo tenuto la partita fino al gol, cercando anche la reazione. Che vi posso dire? Spero che questo successo possa servire al Catania per rilanciarsi. Noi cercheremo riscatto immediatamente». Caffo va via con una maglia rossazzurra personalizzata. Ci chiede una foto all’interno del campo di gioco. Entriamo per il flash, è l’ultima istantanea di una giornata particolare.

Da libro cuore anche gli inchini di Giovanni Giuffrida, ultras rossazzurro, ma atleta della Vibonese. Giovanni a fine partita ha salutato dal campo gli amici (ed erano molti) concentrati tra la Nord e la tribuna centrale: «Emozionante, non ci sono altri termini, il dopogara. E’ stata una bella partita, non meritavamo di perdere. Io cerco di dare sempre il massimo. Ogni gara è una finale, amo la maglia del Catania, è la mia maglia, è la mia città».

Ancora il centrocampista ha spiegato il gesto conclusivo: «Ho trascinato il presidente sotto la curva, Caffo è un grande uomo, ha meritato la passerella ed era doveroso che andasse a raccogliere gli applausi della nostra gente».

Inedito retroscena al momento dell’uscita dallo stadio: «Ho salutato – ha chiuso Giuffrida – De Rossi, Rigoli e molti altri. E ho anche detto una cosa a Biagianti. Lui è il capitano del Catania, ma il discorso resta una cosa tra me e lui».

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