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La “dieta dell’orologio”: dimagrire con un occhio alle lancette
ROMA – Il segreto per «bruciare grassi» in eccesso senza ridurre le calorie nel piatto è consumare i tre pasti della giornata nell’arco di appena sei ore, cominciando con la colazione alle 8 del mattino, il pranzo alle 11 e la cena alle 2 di pomeriggio e digiunando per le restanti 18 ore del giorno; una “dieta dell’orologio” praticabile senza sforzo perché porta anche a una riduzione dell’appetito. Lo dimostra uno studio condotto dalla ricercatrice italiana Eleonora Poggiogalle del Pennington Biomedical Research Center in USA con l’équipe di Eric Ravussin e Courtney Peterson e attualmente a La Sapienza Università di Roma, che spiega in un’intervista all’ANSA: «il nostro è il primo studio clinico “randomizzato” sull’influenza degli orari dei pasti sul metabolismo e sulla riduzione della massa grassa in eccesso». La «dieta dell’orologio» non è un regime ipocalorico, né prevede la riduzione di zuccheri o grassi, è una alimentazione bilanciata (che contiene il 50% di carboidrati, il 35% di grassi e il 15% di proteine) che ha come unica clausola rispettare gli orari dei pasti, limitando l’assunzione calorica nella prima parte della giornata (secondo i ritmi naturali del corpo o circadiani), continua Poggiogalle.
Lo studio ha coinvolto un piccolo gruppo di pazienti di entrambi i sessi, di 20-45 anni, tutti sovrappeso (dai 68 ai 100 kg di peso). A rotazione i partecipanti dovevano o consumare i pasti nell’arco di 12 ore (dalle 8 del mattino alle 20) per 4 giorni di seguito e poi sempre per 4 giorni mangiare solo nell’arco di 6 ore e digiunare per il resto della giornata. «Nei partecipanti sottoposti a ‘Early-time restricted-feeding’ (una forma di «digiuno intermittente”), i tre pasti sono stati somministrati alle ore 8, 11 e 14 – spiega Poggiogalle – mentre nel gruppo di controllo alle 8, alle 14 e alle 20, secondo la media abituale degli orari dei pasti principali per la popolazione statunitense».
Durante la “dieta dell’orologio” dopo l’ultimo pasto delle 14 non era consentita l’ingestione di alcun alimento, lasciando trascorrere circa 18 ore di digiuno fino al pasto successivo, continua. Anche se intuitivamente si pensa che in queste 18 ore la fame vada via via crescendo, sottolinea Poggiogalle, «lo studio ha rivelato che la distribuzione dei pasti entro le sei ore produce in realtà una riduzione dei livelli di “grelina”, un ormone responsabile della sensazione di fame, altresì la sensazione di sazietà e il desiderio di cibo hanno mostrato la tendenza a ridursi». Inoltre, a parità di dieta, consumare i tre pasti nell’arco di sei ore nella prima parte della giornata ha un effetto “brucia-grassi” dovuto alla durata del digiuno che favorisce la mobilizzazione delle “scorte adipose” nel corpo, senza essere nocivo perché è limitato nel tempo. Sia la diminuzione dell’appetito, sia l’effetto brucia-grassi, conclude l’esperta, provano il potenziale dimagrante di questa dieta che andrà adesso sperimentata per più lunghi periodi di tempo per confermarne l’efficacia. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA