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Lo scafista che chiudeva i disabili nella stiva

Lo scafista che chiudeva i disabili nella stiva Il racconto dei migranti: «Trattati da bestie»

In manette a Ragusa un tunisino di 39 anni che guidava un barcone

Di Redazione |

RAGUSA – È un tunisino di 39 anni, Nessim Ben Ahmed, il presunto scafista fermato, su disposizione della Procura di Ragusa, e accusato anche di avere costretto disabili, anche in carrozzella, a stare chiusi nella stiva del peschereccio partito dalla Libia carico di migranti. Il provvedimento, che ipotizza il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e anche il sequestro di persona, è stato eseguito dalla squadra mobile della Questura di Ragusa, dalla guardia di finanza di Pozzallo e dai carabinieri di Modica. L’uomo sarebbe stato il “comandante” del natante con 275 migranti a bordo soccorso da nave Sirio, che è arrivata ieri nel porto di Pozzallo. Ad accusare il presunto scafista anche la testimonianza di un’anziana donna disabile: «Per rimanere insieme alla mia famiglia che voleva fuggire dalla guerra – ha raccontato a magistrati e investigatori – sono partita con tutta la sedia a rotelle: è stato un viaggio infernale ci hanno trattato come bestie, spero sia finito questo incubo per il futuro dei miei nipoti». Un altro migrante ricostruisce l’obbligo di rimanere chiusi nella stiva del peschereccio: «Anche quando stavamo male e chiedevamo di uscire a prendere una boccata d’aria ci veniva vietato e chi provava a salire veniva preso a calci e fatto tornare giù». «Durante il viaggio – ha detto un eritreo alla squadra mobile della Questura di Ragusa – c’era qualcuno di noi che voleva prendere un po’ di aria, visto anche che in stiva c’erano residui di fumi dello scarico del motore e di benzina. Ma lo “scafista” con modi bruschi ci esortava a stare giù, come d’altronde faceva quando ci lanciava quel poco pane per sfamarci durante la navigazione e quella pochissima acqua: difatti molti di noi per i bisogni fisiologici abbiamo provveduto a farceli addosso e quando provavamo a salire ci prendeva a calci in testa».

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