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Masterchef, Valeria Raciti alla Sicilia.it: «Il futuro in una cucina tutta mia»

Di Redazione |

Milano – Per abituarsi all’idea di essere la vincitrice dell’ottava edizione di Masterchef Italia, Valeria Raciti ha avuto a disposizione un po’ di tempo, quello in cui a sapere che si era aggiudicata il tanto ambito titolo, erano solo lei e il marito. «Non ho detto nulla nemmeno a mia madre, mia sorella, mio fratello e agli altri miei parenti. Ho mantenuto il segreto ed è stato bello vedere riflessa nei loro volti l’emozione che c’era sul mio nel momento della proclamazione», racconta all’indomani della messa in onda della finale. Quel tempo le è anche servito per mettere a punto il libro di ricette dal titolo “Amore, curiosità, istinto. La mia cucina felice”, edito da Baldini & Castoldi. Il volume, in uscita giovedì prossimo è uno dei premi, insieme con il congruo assegno da 100mila euro, assegnati ogni anno a chi conquista il palato dei giudici del talent show. Stavolta a riuscirci, con il menu “Tra me e me”, dimostrazione del «rispetto per i prodotti siciliani con uno sguardo che va oltre», è stata questa 31enne nata a Catania, «perché c’è l’ospedale»; cresciuta ad Acireale, «ci tengo che si dica che sono acese», che cinque anni fa, dopo il matrimonio, è diventata una santantonese acquisita.

«Sono orgogliosissima di aver vinto Masterchef – sottolinea la neo campionessa – come persona, per il percorso individuale che ho fatto; come catanese per essere riuscita a portare la Sicilia con la sua emotività, solarità e semplicità all’interno di un pubblico così ampio come quello di Masterchef». Un percorso cominciato, appunto, conquistando uno dei 20 grembiuli con un piatto della tradizione come il “tortino di beccafico”.

Perché l’ha scelto?«Sono convinta che non si può aspirare a realizzare un proprio futuro se prima non si pongono solide basi nel passato. Nel patrimonio gastronomico siciliano esistono degli ingredienti che non dovrebbero mai essere persi e l’alice, che io ho utilizzato per il mio tortino, così come la sarda che è la base della beccafico tradizionale, è un prodotto povero, ma buonissimo cui ho provato a dare una vita nuova. L’ho accostato a cavolo trunzo di Aci, cipolla di Giarratana, mandorla pizzuta di Avola, il piacentino ennese sposando sapori e territorio».

Un piatto che, nel corso della gara, le è stato chiesto di rivisitare ulteriormente…«Una cosa che ho fatto in pochissimo tempo con l’accostamento di una maionese alle mandorle, provando il piatto solo una volta. Lo dissi anche allo chef Cannavacciuolo, che non mi credette».

Quanto l’ha messa in difficoltà il dolce di Heinz Beck che l’ha aiutato a conquistare l’ingresso in finale?«All’inizio tanto perché, quando ho visto la sfera, ho pensato che non ce l’avrei mai fatta a replicarla. Poi quando ho sentito la descrizione degli altri piatti ho capito che mi sarebbe potuta andare peggio. Così ho cominciato a fare mente locale sulle varie ricette che conoscevo e sono partita».

Il suo futuro lo vede in cucina?«La cucina farà sicuramente parte nella mia vita. Devo ancora trovare la mia collocazione, capire a cosa posso aspirare. Di sicuro mi vedo con le mani in pasta a cucinare. Spero di avviare, o di inserirmi in una realtà etnea perché penso che vada valorizzata e abbia tante possibilità».

Cosa pensa della ristorazione nel Catanese?««Che ci sia tanto da lavorare, ma anche tanto spazio per poterlo fare perché le potenzialità sono tante. Serve solo la voglia di sfruttarle con un po’ di innovazione ancora appannaggio di pochi. Non è un caso che solo da poco è arrivata la prima stella Michelin in città».

Non è che, forse, i catanesi non apprezzano l’innovazione? «È probabile, ma non bisogna darsi per vinti al primo ostacolo. Diciamo che il catanese va invogliato a cercare un’alternativa ai menu che offrono un prezzo basso e la possibilità di mangiare fino a scoppiare. La buona cucina è un’altra cosa e bisogna rendersene conto».

Ci racconti della nonna che ti ha fatto nascere la passione per la cucina?«Si chiamava nonna Maria, era la mia nonna materna, è venuta a mancare un anno fa ed è a lei che dedico questa vittoria. Mi ha iniziata alla cucina in maniera inconsapevole e nel libro racconto tutto questo. Lei aveva una grandissima passione e cucinava benissimo, uno dei piatti che ricordo di più era una Norma piccante che non sono mai riuscita a replicare».

S’è ritrovata in quello che ha visto in tv? 

««Sì, mi è servito a fare un po’ di autocritica anche nell’atteggiamento nei confronti di mio marito con cui ci conosciamo da 15 anni. Io ho un carattere molto forte e lui mi ha sempre fatto esprimere».

In tv, però, non ha risparmiato le lacrime…«Ahimè io sono una persona emotiva e non c’è modo di trattenerle».

Che tipo cucina le piacerebbe conoscere?«Io sono curiosissima. Mi piacerebbe, intanto, approfondire la cucina regionale italiana e mi affascina tanto quella asiatica».

Come si aspetta il ritorno a casa da vincitrice?«Vorrei che questa vittoria fosse condivisa. Ho già ricevuto la telefonata del sindaco di Aci Sant’Antonio che vuole premiarmi con una targa».

Non tornerà più a fare la segretaria?«Il lavoro in uno studio che restaurava opere d’arte l’avevo già lasciato perché era incompatibile con la mia partecipazione a Masterchef. Adesso spero di trovare una collocazione che mi renda felice».

È disposta a lasciare la Sicilia per fare esperienza in cucina?«È una cosa che non avevo mai preso in considerazione. Adesso ci sto pensando, ogni decisione la prenderò condividendola con mio marito».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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