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Tra i campi di lavanda di Fagaria amati dagli sposi per le foto di nozze

Di Carmen Greco |

Santa Caterina Villarmosa (Caltanissetta) – Cespugli gonfi di fiori blu, tra gli ulivi e le spighe lunghe di grano Tumminia. E’ la “Provenza” siciliana di Gaetano D’Anca e della sua famiglia che qui, ai piedi del monte Fagarìa, in provincia di Caltanissetta, ha deciso di coltivare la lavanda, accanto ai grani antichi e ai mandorleti piantati dal nonno. Poco più di un ettaro di cespugli in fila che fioriscono a partire dalla seconda metà di giugno e che sono diventati anche un set naturale per foto da matrimonio.

«Sono venuti anche con un drone per fare il filmino sorvolando i campi di lavanda – racconta Gaetano D’Anca, una divisa da agente della polizia penitenziaria appesa al chiodo e la passione per la terra nel sangue – mentre gli sposi, in mezzo ai fiori si facevano fotografare. Per i matrimoni la lavanda va moltissimo. Due anni fa mi hanno chiesto un carico di fiori freschi per il matrimonio top secret di non so quale personalità a Venezia». I campi di lavanda di contrada Fagaria stanno diventando un must per i turisti se non altro perché trovano insolito che qui, nel cuore della Sicilia si possa coltivare una pianta universalmente associata al sud della Francia. «Ma anche queste sono piante che vengono dalla Provenza – spiega D’Anca – le piante madri le abbiamo comprate lì e sono della varietà “Grosso” o “Lavandino”. In fondo la Provenza ha lo stesso clima mediterraneo, molto ventilato, asciutto, collinare. La lavanda non ha bisogno di molta acqua, a darle fastidio può essere una verdura selvatica come la “Cardella”, se ce n’è una vicina la lavanda regredisce».

Il problema della lavanda, in questi anni, è stato, semmai, il clima. Le piogge torrenziali tutte nello stesso periodo hanno scavato il terreno trascinandolo via, un fenomeno che ha distrutto due terzi dei tre ettari seminati a lavanda. «Il 2017 non è una bella annata – ammette – l’erosione del suolo e i cambiamenti climatici hanno praticamente cancellato due dei tre ettari di lavanda che stiamo faticosamente ricostruendo. Tre anni fa abbiamo avuto troppa acqua e tutta in una volta. Ha creato dei solchi che hanno portato via il terreno». Perché coltivare lavanda nel bel mezzo della Sicilia è presto detto. «All’inizio ci hanno preso per pazzi. Ma che c’entra la lavanda qui? Ma io volevo diversificare – spiega – volevo cambiare, il contesto ceralicolo e foraggiero in qualcosa di diverso. Così nel 2006 abbiamo impiantato tre ettari a lavanda. All’inizio non è stato facile, il mercato ci ha massacrato. Per i primi cinque anni non riuscivamo a vendere niente per la concorrenza dei prodotti provenienti dai Paesi asiatici, soprattutto l’olio essenziale di lavanda venduto a prezzi stracciati».

La svolta è arrivata con la moglie Luisa che ha cominciato ad utilizzare la lavanda nei prodotti da forno. “Abbiamo messo in piedi un piccolo laboratorio – ricorda Luisa Montalto, il “braccio” creativo dell’azienda – e lì ho iniziato con i biscotti alla lavanda che vendevo nei mercatini specializzati. Poi le crostate, il torrone, i grissini, il pane, in cinque mesi abbiamo dovuto raddoppiare le produzioni perché tutti ce li chiedevano». Oggi l’azienda di Gaetano D’Anca e della moglie Luisa (ci sono anche le figlie Sofia, 23 anni, laureata in Economia e commercio e Giada, 19 anni, diplomata all’Alberghiero con un futuro da pasticcera) conta complessivamente 32 ettari nei quali si coltiva tutto biologico, ulivi, grani antichi, mandorle, viti, lavanda, ed ha commesse che arrivano da tutt’Italia, due punti vendita in Austria e uno in Germania. In Sicilia, però, sono praticamente sconosciuti. «Molti stranieri credono nei prodotti siciliani, se, invece, viene uno da Santa Caterina a comprare il nostro pane, capita spesso che non ritorni. Noi siciliani siamo fatti così, non sappiamo apprezzare quello che abbiamo. Ho appena ricevuto una commessa per 180 quintali di pasta da un grossista modenese che esporta in Germania, Inghilterra, Stati Uniti».

Ma quanto costa la lavanda sul mercato? I mazzi di fiori di lavanda costano ad un grossista sei euro al chilo, prezzo che raddoppia al dettaglio. L’olio essenziale oscilla tra i 140 e i 160 euro al litro, una bottiglietta da 10ml comprata in erboristeria si può acquistare per nove euro, ma dipende dalla qualità del prodotto. «La vede quella collina? Mi ricordo, che un giorno dissi a mio padre – avevo circa otto anni – “papà, ma ti immagini se un giorno ci compriamo tutti questi terreni qui sotto?”. Io poi di terreni ne ho comprati per altri 14 ettari. La terra è la mia passione da sempre. Dopo 26 anni passati nella polizia penitenziaria mi ci sono dedicato completamente. Lavoro molto di più, ma il silenzio che ascolto ogni mattina arrivando qui dal paese è impagabile. A volte prendo una sedia e mi metto qui, la sera a guardare la campagna. Con il periodo estivo vedo le luci delle case vicine che si accendono man mano che passano le settimane. Poi le vedo spegnersi, invece, man mano che la gente rientra in città, a settembre. E’ bellissimo, non lo cambierei con nessun altro posto al mondo».

Poco più di un ettaro di cespugli in fila che fioriscono a partire dalla seconda metà di giugno e che sono diventati anche un set naturale per foto da matrimonio.

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