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Salvate il soldato “Trattoria”

L'espressione più tipica della ristorazione italiana appare sempre di meno nelle insegne delle città siciliane

Di Redazione |

Salotti gastronomici, laboratori del gusto, officine del cibo, bistrot, locande con cucina, osterie moderne, putìe 2.0, winebar con cucina etc. etc. Ma che fine ha fatto la trattoria? Etichettata come "vecchia" ma rievocata da ogni cuoco, chef, "preparadamangiare" di turno nei suoi piatti sottoforma di "ricordo della nonna", l'espressione più tipica dell'Italia a tavola viene sistematicamente emarginata nella gastroterminologia modaiola. Della Trattoria ci si vergogna. Non spunta nemmeno negli acronimi più fantasiosi che diventano nomi di locali, nelle pagine dei foodblogger  che la schifano come la peste (anzi il Covid), nelle pubblicità. 

Relegata nelle guide che ne parlano con nostalgia e sempre accompagnata dall'aggettivo "storica", la Trattoria è come una regina in pericolo difesa dai cavalieri campioni pronti a morire per un piatto di pasta alla Norma (scusate l'esempio catanese). In realtà, di trattorie ne esistono ancora, certo, ma è come se inseguissero sempre qualcosa di "nuovo", qualcosa che le snatura facendo l'occhiolino ad una "modernità" a tutti costi che le allontana dalla loro identità.  

Di qui una crociata da lanciare nella rinnovata e speranzosa era che si sta apparecchiando sulle tavole dell'estate libere (?) dalla pandemia. Salviamo il soldato "Trattoria", quella con le tovaglie di carta a scacchi che ricoprono tutto il tavolo, con i piatti tipici fatti come Dio comanda (non quelle schifezze che vengono ammannite ai turisti come ai locali) e soprattutto quella con piatti buoni che non costino una cifra. Sarà per questo che non ne esistono più?  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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