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Ma è Didesign!!!

Di Luigi Patitucci |

Il buongiorno si vede dal mattino, ed il mattino, si sa, ha l’oro in bocca!

….qualche volta, però.

A meno che non abbiate dei denti d’oro, come un fighissimo rapper di Detroit.

Specie, se avete avuto la brillante idea di voler comprare un(sin troppo strepitoso) dentifricio salino, dalle stupefacenti fattezze della sua confezione-

Didesign, come si suol dire ai giorni nostri, espressione irresistibile per qualsiasi utente, adottata dalle aziende ad ogni latitudine del pianeta, per tentare un efficace posizionamento sui mercati- e, quando lo aprite, con somma sorpresa, scoprite che il colore della pasta dentifricia è un favoloso aranciosalmone e, come in un crescendo di sorprese, scoprite ancora, che il suo sapore si avvicina a quello di un’aringa affumicata….!!!

  BLEAH!!!  

Incongruenze multiple compaiono sotto pelle e cominciano a scorrere nervose, inarrestabili, urlano e stridono, coinvolgendo i tessuti carnali del vostro sistema muscolare, e molli, del vostro cervello: è un feroce combattimento in corso, tra le aspettative dell’utente e le caratteristiche organolettiche del materiale in uso: il dentifricio, è gia’ salino, e pare d’avere un’aringa affumicata in bocca, ma e’ anche color salmone!

  …..designer KAMIKAZEN!!!  

Taglio corto, provo a rilanciare, ed abbandono a fatica il mio alito barocco, distraendomi con l’ennesimo post ammaliante: una bici mai vista!!!

Anch’essa Didesign.

Troppo Didesign!!…., tale da riuscire a distrarmi, ad allontanarmi  così tanto dalle reali ed efficaci azioni motorie che dovrei poter mettere in atto, con somma piacevolezza, con l’uso di questo seducente dispositivo mobile.

Ma, ecco che la mia sete di piacere, di godimento, mi porta a vedere il filmato che contiene le possibilità messe al servizio dell’utente del seducente mezzo di locomozione e……..:

  GASP!!!  

Ed è a questo stadio, che viene fuori una strana sensazione: improvvisamente, l’allegro conducente del mezzo mi sembra proprio un grande idiota, un grande grosso bamboccione.

Un insulso individuo che ha ceduto, arrendevole, alle lusinghe delle sirene ammalianti di una fiction economy che si è servita, ancora una volta, delle possibilità concesse da una forma, per così dire, Didesign.

Mi sono tornate in mente le immagini degli eretici, costretti dalla perversione di Torquemada, dentro mirabolanti e complesse macchine di tortura, e come ne “La pazza storia del mondo” del superbo Mel Brooks, allegri, sorridenti, gioiosi.

  Allegri, sorridenti, gioiosi.  

Beh, è a questo punto che vi accorgete di esservi fatti del male.

Esservi fatti del male con il design.

In virtù del design, per averlo utilizzato con enfasi, quale parametro di orientamento nella scelta del vostro acquisto, e persino muovendovi in un ambito ove la questione del bisogno e quella della funzione, non subisce ancora le derive seduttive delle produzioni ad alto gradiente di appetibilità: dentifrici e biciclette.

Ed è qui, con la scoperta improvvisa di vivere come in immersione, in un habitat fatto tutto da oggetti Didesign, che ci accorgiamo con enorme arrendevolezza, che la bellezza, sradicata dal dominio assoluto dell’Arte, viene dislocata sul dominio della merce.

E’ la comunicazione, a compiere il processo di valorizzazione dell’elemento prodotto, afferente al sistema degli oggetti della nostra quotidianità, generando un plusvalore, che è spesso figlio, naturale ed innaturale, allo stesso tempo, di un prezzo di vendita sin troppo elevato.

E’ il consumo, che qui viene messo in forma di atto estetico.

Ed io, già da qualche tempo, non nutro ormai alcun dubbio sull’inefficacia di un mondo troppo progettato, troppo disegnato, un mondo ostile ad ogni possibilita’ di riconoscimento del vivere umano.

Già la stagione dell’utopia modernista è stata spazzata via dalla pochezza dei suoi contenuti umani.                                                                         Eh già, la Natura, – e lo vediamo bene nelle continue, perpetue, devastanti news- per fortuna e per questioni biologiche, si riappropria sempre del suo potenziale creativo, esibendo una ricchezza di contenuti, di elementi generativi estremamente seducenti e, di una forza devastante.

E poi, criteri estetici a parte, ognuno di noi dovrebbe chiedersi, ogni qualvolta che collide con uno di questi allegri dispositivi,- che con somma furbizia ci vengono consegnati tramite la Rete, farciti di un’inquietante messa in esercizio, realizzata mediante una precisa, raffinata, pratica dell’arte del piacere– come guardandosi allo specchio, da lontano, distanti da sé, se non  senta proprio di stare lì a rappresentare, con enorme efficacia, un vero grande idiota.                       Didesign.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA